Attualità

Allarme demografico: 5milioni di italiani in meno nel 2050

Iniziati oggi gli Stati generali della natalità. Duro intervento del Papa: “Non poter fare figli è una povertà tragica”. Il Governo lancia intanto il Family Act

di Federico Cenci -


Generare figli “rischia di diventare un’utopia”. Dovrebbe far tremare i polsi l’avvertimento lanciato da Papa Francesco nel suo messaggio alla seconda edizione degli Stati generali della natalità che si è aperta stamattina all’Auditorium della Conciliazione di Roma. Il Santo Padre ha cavato dal suo evocativo vocabolario parole forti per fotografare l’odierna crisi demografica. “C’è una periferia esistenziale in Occidente, poco vistosa, che non si nota immediatamente”, ha detto. “È quella delle donne e degli uomini che hanno il desiderio di un figlio, ma non riescono a realizzarlo”. E così molti si accontentano di “surrogati mediocri”, tra i quali Bergoglio cita “gli affari, la macchina, i viaggi, la custodia gelosa del tempo libero”. Si tratta, ha aggiunto, di “una povertà tragica, perché colpisce gli esseri umani nella loro ricchezza più grande: mettere al mondo vite per prendersene cura, trasmettere ad altri con amore l’esistenza ricevuta”.

Ma il Papa non si è limitato a una considerazione generica, ha anche puntato l’indice nei confronti di quanti trascurano l’entità del danno. “Non vedere il problema della denatalità è un atteggiamento miope; è rinunciare a vedere lontano, a guardare avanti. È girarsi dall’altra parte, pensando che i problemi siano sempre troppo complessi e che non si possa fare nulla. È, in una parola, arrendersi”. Arrendersi all’assenza di futuro per la nazione. “L’Italia, l’Europa e l’Occidente si stanno impoverendo di avvenire”, ha chiosato Francesco.

I dati che periodicamente pubblica l’Istat rendono nota, del resto, una tendenza che, se non verrà invertita, porterà prima o poi all’estinzione del popolo italiano. Secondo le stime dell’Istituto nazionale di statistica, la popolazione residente in Italia a fine 2021 è pari a 58.983.122 persone, cioè 253.091 in meno rispetto all’anno precedente. Oltre che per i i decessi e per la contrazione dei movimenti migratori, il calo è dovuto alla denatalità. Nel 2021 le nascite in Italia sono scese al minimo storico di 399.400 nuovi nati, -1,3% rispetto all’anno prima. La diminuzione è iniziata nel 2008, quando i fiocchi azzurri o rosa furono 576.695. Per avere un ordine di paragone rispetto al decennio aureo del boom demografico, ovvero gli anni Sessanta, va considerato il seguente dato: l’anno record di nascite in Italia fu il 1964 con un milione e 35.207 di neonati, il calo del 2021 rispetto ad allora è di oltre il 38%. E l’incubo non sembra finire: secondo le attuali tendenze relative alla nascite, come ha detto il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, “nel 2050 l’Italia avrà 5 milioni di abitanti in meno, di cui 2 milioni di giovani”. Un vero e proprio fardello per la tenuta del welfare nazionale.

Cosa fare? Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto anche lui alla kermesse romana organizzata dal Forum delle associazioni familiari, ha indicato due cause della crisi demografica: la precarietà lavorativa dei giovani e l’assenza di politiche per favorire la conciliazione tra maternità e lavoro. Per il Governo una risposta concreta al problema è rappresentato dalla riforma del Family Act, che ha già attivato l’assegno unico universale, attinge poi al Pnrr per investire nei servizi educativi a partire dagli asili nidi e rivede i congedi parentali con l’obiettivo di aumentare la condivisione del carico di cura dei figli tra madri e padri. Difficile supporre che basterà questa iniziativa per invertire la tendenza, ma è già un segnale di attenzione che andrà coltivato con altri interventi analoghi e con campagne di sensibilizzazione per agire anche sul piano culturale.


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