Salute

Allarme sanità

di Eleonora Ciaffoloni -


“Se non interveniamo, la prossima emergenza di cui ci occuperemo tutti i giorni sarà la sanità”. Questo l’allarme lanciato ieri dal leader di Azione Carlo Calenda, che intervenendo sul tema sanità, denuncia “98 milioni di prestazioni del servizio sanitario in ritardo, 17mila malati di tumore che non sono stati trovati perché non sono stati fatti gli screening e un sistema al collasso con le famiglie vicine all’indebitamento” a causa dell’aumento di costi e del ricorso alle strutture private. Un’emergenza, quella del Sistema Sanitario Nazionale che non rappresenta una novità, soprattutto per chi opera nel settore. Le conseguenze dovute alla pandemia di Covid-19 insieme alle carenze strutturali e di personale e alla mancanza di investimenti stanno portando a un vero e proprio collasso del sistema che richiede interventi immediati. Il tutto, condito dall’aumento dei costi e dell’inflazione, per cui il presidente di Fiaso (Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere) Giovanni Migliore mette in guardia: senza interventi il rischio è quello di un crac sanitario.

Sul tema, il sottosegretario alla Sanità Marcello Gemmato ha annunciato ieri ulteriori investimenti da parte del governo, che ha stanziato oltre 7 miliardi per la sanità da qui al 2025. Di certo un primo segnale, ma che sembrerebbe solo un tampone alla necessità più impellente: una riforma dalle radici.

A spiegarcelo è il Presidente Nazionale di Confimi Industria Sanità Massimo Pulin: “Il sistema non è marcio. Ma va riformato. Non possiamo più nasconderci dietro false promesse”.

Il Sistema Sanitario viene definito al collasso. Liste di attesa infinite, mancanza di personale e di investimenti. Cosa si può fare?
“Le liste di attesa sono frutto di un blocco delle scuole di specializzazione e delle facoltà di medicina, ma anche per una lunga necessità di formazione del personale. È vero che il Covid ha dato una mazzata, ma le problematiche che ha l’Italia in ambito sanitario non vengono solo da lì. Quello che possiamo fare è dare la possibilità ai medici specialisti ospedalieri di poter eseguire visite – anche a pagamento a prezzi calmierati – senza introito da parte della Asl, ma anche ottimizzare quelli che sono i reparti ospedalieri e cominciare a fare economia di scala. Perché i medici, gli infermieri e gli operatori socio-sanitari sono pochi e insufficienti per un aumento così esponenziale di richieste di prestazioni (una delle problematiche legate al post pandemia). Serve una riforma profonda dell’assistenza sanitaria insieme alle strutture private, sia che lavorino in ambito medico-ospedaliero, o riabilitativo, o tecnico orto protesico”.

 

Riforma sì, ma anche nuovi investimenti?
“Gli investimenti vanno fatti per salvare le aziende della sanità dal payback. Ci sono migliaia di aziende che porteranno i libri contabili in tribunale perché non riescono a far fronte all’esborso previsto. Il payback, che ha scadenza il 30 aprile, deve essere annullato, altrimenti le imprese chiuderanno e falliranno. Senza le aziende non ci saranno più dispositivi medici, le multinazionali lasceranno il paese e ci troveremo a ripagare cento volte il conto attuale. Aspettiamo le delucidazioni del governo”.

 

Il problema di costi si è notato anche per farmaci e visite, che hanno registrato aumenti di prezzo. Una situazione che potrebbe peggiorare?
“Andrà peggio. Perché l’aumento di materie prime e l’aumento dell’energia (che non diminuisce) comprimono i fatturati delle aziende e egli utili e tutte sono costrette ad aumentare i prezzi. Solo chi è a gara può non aumentare, ma non può resistere a lungo: il rifornimento della merce avviene nel tempo e con prezzo aumentato. E il tutto andrà a inficiare sui costi delle Regioni in difficoltà”.

 

Ci spieghi meglio.
“Se siamo arrivati a questo punto è perché le Regioni non sono state in grado di organizzare gli acquisti. C’è infatti la necessità di riorganizzare il sistema: noi di Confimi sanità abbiamo fatto al governo una serie di proposte utili al miglioramento delle attività per gli acquisti, ma anche per la gestione dei magazzini, per il controllo e per il miglioramento delle attività per le gare. Le proposte gli imprenditori le hanno fatte: ora resta la politica”.

 

Cosa vi aspettate?
“Speriamo in un intervento sul payback. E speriamo che il governo possa capire che le nostre proposte e che queste possano essere utili a razionalizzare e ridurre gli sprechi, sia in merito ai dispositivi medici sia in merito agli acquisti per cui abbiamo proposto una centrale unica per le Regioni. Ma non solo. C’è un’altra problematica su cui intervenire che è quella dell’assistenza ai disabili, per cui non si può più attendere. Dobbiamo far sì che le aziende che operano in questo ambito siano tutelate per evitare la chiusura completa, ma anche cambiare il modus operandi: trovare una formula per agevolare e arrivare a una uniformità nazionale, che vada dall’acquisto di dispositivi alla gestione delle strutture”.


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