Attualità

Allarme salari: 5,7 milioni sotto di 11mila euro lordi all’anno

di Angelo Vitale -


Allarme sui salari: nel 2022 circa 5,7 milioni di lavoratori privati dipendenti hanno guadagnato in media meno di 11 mila euro lordi annui ma se si amplia l’orizzonte e si includono quelli che guadagnano, sempre al lordo, meno di 17mila euro medi annui, allora la platea dei lavoratori a basso reddito si gonfia di altri 2 mln di lavoratori per un totale di 7,7mln. A fotografare la condizione salariale in Italia, uno studio dell’Ufficio Economia dell’Area Politiche per lo Sviluppo della Cgil Nazionale: stigmatizzata la discontinuità lavorativa, dal part time alla precarietà contrattuale.

Una condizione, quella salariale nel suo complesso, che già nel confronto con le maggiori economie dell’Eurozona (dati Ocse, lavoratore tempo pieno equivalente), vede l’Italia dietro ai partner europei: “nel 2022 la nostra busta paga media si è attestata a 31,5 mila euro lordi annui, un livello nettamente più basso rispetto a quelli tedesco (45,5 mila) e francese (41,7 mila)”, spiega il rapporto. A pesare nel mismatch, dettaglia ancora il rapporto Cgil, non solo una maggior quota delle professioni non qualificate, ma anche “l’alta incidenza del part time involontario (57,9%, la più alta di tutta l’Eurozona) e il lavoro a termine (16,9%) con una forte discontinuità lavorativa”. Non solo. Sempre nel 2022 oltre la metà dei rapporti di lavoro cessati ha avuto una durata fino a 90 giorni. In sostanza, spiega ancora il sindacato, “benché in Italia si lavori comparativamente di più in termini orari, i salari medi e la loro quota sul Pil sono notevolmente più bassi”.

E già nel dicembre scorso un rapporto Inapp segnalava come, in 30 anni, i salari in Italia fossero aumentati di un solo punto, a fronte di una media del 32,5% nell’area Ocse.

Anche l’inflazione ha giocato pesante sui livelli di retribuzione: nel settore privato il salario medio percepito nel 2022 dai 16.978.425 lavoratori dipendenti con almeno una giornata retribuita nell’anno (dati Inps, esclusi agricoli e domestici) si è attestato a 22.839 mila euro lordi annui con un aumento, rispetto al 2021, del +4,2% sul salario nominale medio (+911 euro lordi annui), nettamente inferiore all’inflazione del 2022. Quindi, annota ancora la Cgil, “per poter compensare pienamente l’aumento dei prezzi al consumo registrato nel solo 2022, il salario medio si sarebbe dovuto attestare a 23,8 mila euro lordi annui, cioè circa 1000 euro in più rispetto a quanto percepito mediamente”. La platea dei lavoratori privati comunque contiene profonde differenze: il 59,7% ha salari medi inferiori alla media generale, ed è composto da oltre 7,9 mln di dipendenti discontinui e da oltre 2,2 milioni di lavoratori part time per l’anno intero.

Poco migliore, in questo generale allarme, appare la situazione sul fronte dei lavoratori pubblici dove nel 2022 i 3,7 mln dipendenti hanno registrato un salario medio pari a 34.153 euro lordi annui. Anche qui part time e tempo determinato hanno creato una ‘sacca’ di circa 640 mila dipendenti che hanno guadagnato in media meno di 15,4 mila euro lordi annui. Numeri questi che comparati con quelli del settore privato confermano dunque, spiega ancora la Cgil, come tra le principali cause di livelli salariali asfittici, ci siano “la discontinuità lavorativa, il part-time e la precarietà contrattuale, a cui bisogna aggiungere, come abbiamo visto precedentemente, la maggior presenza di basse qualifiche e i mancati rinnovi contrattuali”.

“È necessario, quindi, intervenire su tutti questi elementi perché è dalla loro combinazione che si determina una minor massa salariale e un abbassamento del salario medio annuale. Infatti, la differenza del salario lordo annuale medio registrato nel settore privato e pubblico è determinata soprattutto da un effetto di composizione, nello specifico dal diverso peso percentuale dei lavoratori part-time e precari nei due settori”, conclude lo studio.


Torna alle notizie in home