Primo Piano

ALL’ARMI SIAM FERRAGNEZ

di Rita Cavallaro -

Fedez Sanremo


Sanremo è Sanremo e c’è sempre chi se la canta e chi se la suona. No, non si tratta degli artisti in gara, che con l’autotune fanno quello che possono, ma degli ospiti che calcano il palco con l’intento di scatenare una polemica politica. E neppure per una questione di visibilità, che già la kermesse garantisce, ma per opportunità, per ideali politici che, indistintamente dal colore dell’Esecutivo, sono sempre indirizzati contro esponenti di centrodestra. Stavolta, però, l’intento di danneggiare gli avversari si è trasformato in un boomerang, in una canzonetta che, a pochi giorni dalle Regionali, non può far altro che portare altra acqua al mulino della maggioranza di governo.
L’episodio, che ha spinto la Rai a dissociarsi, riguarda l’esibizione del rapper Fedez, il quale, per rafforzare ancor più il distinguo con l’accorato monologo pronunciato la sera prima dalla moglie Chiara Ferragni, ha cantato un rap provocatorio, scritto appositamente per il Festival e diventato un autogol. Un testo isterico con il quale ha attaccato il ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccella, ha strappato la foto del viceministro alle Infrastrutture di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, e ha perfino accostato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi al capo dei capi della mafia.
“Scendo da un catamarano con la carta in mano, sono Napoleone con la sindrome del nano. Decido io quando venire, bro, me lo preparo, come Matteo Messina Denaro”, rappa Fedez nella seconda strofa della canzone, pubblicata con una clip sul suo profilo Instagram, che mostra la faccia di Berlusconi sovrapposta a quella di Napoleone nell’effige a cavallo. E appena fa il nome del capomafia appaiono le manette davanti al Cavaliere. Poi l’attacco a Bignami, che Fedez accosta alle polemiche della deputata di Fdi, Maddalena Morgante, sulla partecipazione di Rosa Chemical. “Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite, forse è meglio il viceministro vestito da Hitler”, e mostra la foto, che poi strapperà, di Bignami vestito da nazista. “Purtroppo l’aborto è un diritto, sì ma non l’ho detto io, l’ha detto un ministro”, continua riferendosi a Roccella. Insomma, parole buone per tutti, che hanno scatenato un polverone e creato non poco imbarazzo alla Rai. Anche perché hanno confermato i timori di alcuni esponenti della maggioranza, primo tra tutti il vicepremier Matteo Salvini, il quale, riguardo all’ospitata del Ferragnez “cattivo”, aveva chiesto di tenere fuori la politica dal Festival. E Fedez non solo non ha tradito le aspettative, ma è andato così oltre da cadere vittima del suo stesso assalto. Perché quelle contestazioni tanto strumentali, agli occhi degli elettori, hanno sortito l’effetto contrario. Anzi, sono apparse in perfetto stile Pd, che con la sua campagna elettorale improntata sul pericolo del fascismo ha consegnato il Paese a Giorgia Meloni. Analogamente il Ferragnez ha dedicato la sua serenata rap al centrodestra per le Regionali di Lazio e Lombardia. E non ha alcuna rilevanza che i vertici dell’azienda abbiano preso le distanze da quel freestyle controverso, perché ormai è passato il messaggio, in mondovisione, che la sinistra è pronta a cercare qualsiasi ombra fino alle calende greche pur di gettare fango sull’avversario per qualche voto in più. Peccato, però, che ormai questo giochetto non funziona più. E neppure le scusanti, che arrivano puntualmente ad ogni cappellata, e che si trincerano costantemente dietro la già svilita libertà. Di pensiero, d’espressione, della qualunque, ma solo finché è prerogativa dei compagni, di quell’intellighenzia radical chic che, per tornare a governare qualcosa, è disposta perfino ad abbandonare i cenacoli di Capalbio per insozzarsi sul palco più nazionalpopolare d’Italia, l’Ariston. Non funziona più, qualcuno lo spieghi al Pd e pure al rapper, che si è prestato ad attaccare in mondovisione Bignami per una leggerezza commessa a una festa quando era ragazzino. Sarebbe un po’ come decidere oggi, da donna, di boicottare l’artista per i suoi rap del passato, grondanti di misoginia e stereotipi odiosi contro le donne. Senza contare la demagogia della strofa finale, in cui, riferendosi ai politici di cui sopra, Fedez canta: “A volte anch’io sparo cazzate ai quattro venti, ma non lo faccio a spese dei contribuenti, perché a pestarne di merde sono un esperto, ciao Codacons guarda come mi diverto”. Perché sarà pur vero che il cachet dei Ferragnez andrà in beneficenza, ma a pagare è sempre pantalone, visto che la Rai si regge con il canone elargito malvolentieri dagli italiani.

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