Ambiente

Alluvioni e siccità, il fotovoltaico galleggiante. Ma la politica non ci sente, Puccetti: Non ci ascolta nessuno

di Angelo Vitale -


Tra 7 e 10 miliardi di danni, quest’anno, solo per le esondazioni e l’alluvione dell’Emilia Romagna. Di 6 miliardi, solo per l’agricoltura del nostro Paese, i danni del 2022 causati da siccità ed eventi estremi. Partiamo un’altra volta da questi dati, per dare voce a Gabriele Puccetti, molteplici esperienze nel settore delle rinnovabili, oggi ceo di ESFPV (Economic Semi Submerged Framed Floating PV), una startup toscana che è titolare di un brevetto per un innovativo sistema di fotovoltaico flottante.

“In Italia abbiamo circa 250mila piccoli e medi bacini idrici (solo in Toscana sono circa 22mila) – dice, aggiungendo a questo scenario altri numeri -. In essi è possibile installare un fotovoltaico galleggiante utile a soluzioni per energia a basso costo e per il risparmio della risorsa idrica. Un sistema che ha questi vantaggi: basso costo, quasi il 50% dei precedenti; nessun impatto visivo, spesso critico e non accettato, perché sporge solo 3 centimetri dalla superficie dell’acqua; nessuna criticità causata dagli eventi atmosferici estremi, non offrendo appigli al vento; la minore temperatura dei pannelli e il massimo risparmio della risorsa idrica”.

Da mesi – per i ministeri del Governo Meloni fin dal suo insediamento – Puccetti ha inviato relazioni dettagliate e richieste di incontro a Gse, Coldiretti, compagnie energetiche grandi e medie. Finora nessuna risposta, tranne attenzione e interesse da parte di Enel e Eni, che l’imprenditore ora attende possano trovare una concreta strada di collaborazione.

Dopo averci raccontato questo particolare, tiene subito a precisare che “Non è mia ovvia intenzione incontrare ministri e amministratori delegati. Mi basterebbe intavolare un confronto di approfondimento con i tecnici che, ai ministeri interessati e ai vertici delle società, forniscono competenze e conoscenze utili a sviluppare strategie e piani. Perché, nel mondo, questa opportunità vale da 50 a 75mila TWh”.

Ma perché tanti piani, come quelli per gli invasi di Coldiretti e Anbi da decenni proposti ai programmi dello Stato non vengono mai nel dettaglio discussi e accettati, o rimodulati o alla fine rigettati? Una domanda che L’identità si fa da un anno. Puccetti risponde così: “Sto cominciando a pensare che sia solo la burocrazia esistente nel settore pubblico ma anche in quello privato, a negare ogni ipotesi di un confronto sui programmi concreti da mettere in campo”.

Senza scomodare il Pnrr – e pure sarebbe interessante scoprire se veramente qualcuno sia al lavoro su temi del genere – Puccetti fa due conti: “Se solo si pensasse di operare su 10mila bacini da un ettaro circa e tenendo conto che in alcuni di questi le opere necessarie sarebbero ripagate dalla sabbia e ghiaia movimentata, il costo di ciascun bacino allestito secondo le linee di intervento del nostro modello, sarebbe da 400mila a 800mila euro. Un importo rapidamente ripagato dall’energia elettrica prodotta”.

Piani e numeri da contestare? Basterebbe il garbo istituzionale di una mail, per ribattere a Puccetti. Finora, la burocrazia dei nostri ministeri non ha avuto il tempo nemmeno per questo, dice lui.

Certo, fuori di questa scena, qualcosa si muove. Il recente Decreto Siccità punta a semplificare le procedure per il fotovoltaico flottante. Definendo decreti attuativi che, per dare il via libera a iniziative di singoli privati, potranno essere scritti, corretti ed emanati in 6 mesi. Rimane una domanda, però: perché non venga messa in campo una strategia nazionale su questo tema.


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