Economia

Altro che Mercosur, che giornataccia frau Ursula

La disperata impotenza del povero Sefcovic: "Cosa altro potevamo fare sui dazi Usa?"

di Giovanni Vasso -


Dal trionfo alle critiche, la presentazione del Mercosur è un’altra Caporetto per Ursula. Antonio Costa, giorni fa, ha parlato di soft power. Ma in questa Ue, di soft, c’è solo la sua classe dirigente. È stata (l’ennesima) giornata campale per la povera Ursula von der Leyen. Che andò per pifferare e, come gli zufoli di montagna, se ne è tornata con un carico di critiche che la metà basterebbe. Ieri, all’ora di pranzo, si è presentata l’intesa con il Mercosur e col Messico. Lo si è fatto sprecando iperboli (come quelle dello stesso Costa), snocciolando numeri convincenti, intrecciando rosari di ottime speranze e convinzioni fondate. Ma a nessuno è passato inosservato il convitato di pietra o, se preferite, l’elefante nella stanza. Ossia l’accordo (flop) sui dazi americani. Di cui, peraltro, s’è scritta un’altra pagina grigissima proprio nelle scorse ore concedendo a Google una sorta di rinvio, rispetto all’annunciata multa dall’Antitrust per il caso adtech, sperando così di rabbonire Trump e di spuntare qualche concessione in più alla Casa Bianca.

Mercosur e la mezza gaffe “agricola” di Ursula

Il fatto è che, poi, la povera Ursula, si sta rivelando pure una gaffeuse niente male: “Le imprese e il settore agroalimentare dell’Ue trarranno immediatamente vantaggio da dazi doganali e costi inferiori, contribuendo alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro”, ha dichiarato presentando “i nostri accordi con il Mercosur e il Messico”. Su cui le organizzazioni degli agricoltori sono inferocite e solo con difficoltà, e con la garanzia di qualche aggiustamento, il governo italiano ha deciso di accettare. Politico, del resto, ieri mattina lo aveva spiegato a chiare lettere: l’intesa c’è ma per farla digerire alla Francia, da sempre contro lo schema d’intesa promosso a dicembre, è stato necessario fare qualche cambiamento. Da qui, però, a promettere che l’accordo risolverà tutti i gravi problemi dell’agroalimentare causati dai dazi di Trump (e dall’acquiescenza Ue) ce ne corre. Su cui la presidente della Commissione, da quando ha fiutato la delusione dell’opinione pubblica e dei comparti produttivi di un continente già sfiancato dalle conseguenze della guerra in Ucraina, non mette la faccia.

L’impotenza del povero Sefcovic

Tocca al povero Maros Sefcovic, commissario al Commercio, metterci la faccia. “L’accordo Ue-Usa è l’unica strada responsabile da seguire”. E su questo si può essere d’accordo. Il fatto è, al solito, la qualità dell’intesa. Ma a Sefcovic basta aver non urtato il già iroso Trump: “Il commercio e l’escalation politica non saranno stati di alcun beneficio, se non per i nostri diritti strategici globali. È questo il risultato che vogliamo? L’accordo salvaguarda l’immensa portata del commercio transatlantico, che rappresenta circa il 20% delle nostre esportazioni totali, trainato da aziende reali, tra cui migliaia di Pmi, e che sostiene quasi 5 milioni di posti di lavoro in Europa”. Già i numeri di Sefcovic non collimano con le intenzioni di Ursula. La Commissione, difatti, benedice l’intesa con Messico, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay parlando di un mercato da 700 milioni di persone che garantirebbe all’Ue il 39% in aumento di esportazioni verso l’area e varrebbe fino a 440mila posti di lavoro.

Toh, si son risvegliati i socialisti

Nemmeno un decimo del peso del mercato americano. Parole, sia chiaro, importanti me che non bastano a nessuno. Nemmeno ai redivivi socialisti che ieri, in occasione della riunione della Commissione commercio a Strasburgo, hanno annunciato di voler denunciare l’accordo sui dazi. “La nostra priorità deve essere proteggere i posti di lavoro e la competitività in Europa, rafforzare l’autonomia e difendere lo Stato di diritto, inclusa la legislazione europea in materia di clima, sostenibilità, politica sociale e regolamentazione digitale”, recita una nota di S&D: “Non approveremo automaticamente concessioni che danneggiano i nostri lavoratori, le nostre imprese o i valori europei: abbiamo bisogno di reali misure di salvaguardia per proteggere le nostre industrie, di una clausola di revisione vincolante per proteggere l’Europa dall’imprevedibilità di Trump e di un fermo impegno a garantire il sostentamento dei lavoratori europei e a rafforzare la competitività delle imprese europee”. Ben svegliati.


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