Politica

Altro che Russia, Di Maio ha paura per la poltrona

Ora Di Maio teme per la poltrona. La carriera politica dell’ex enfant prodige del Movimento 5 Stelle rischia di arenarsi davanti alla prossima consultazione elettorale. Superiori al previsto, infatti, le difficoltà che sta incontrando il ministro degli Esteri ad ottenere un collegio sicuro.

di Edoardo Sirignano -


La carriera dell’ex enfant prodige del M5S rischia di arenarsi davanti alle porte sbarrate alla sua candidatura in varie regioni.

Cercasi poltrona disperatamente. La corsa del fanciullo prodigio, di chi dopo lo strappo con Conte si era candidato a essere il futuro De Gasperi, potrebbe finire ai blocchi di partenza. Il ministro degli Esteri, oggi leader di Impegno Civico, sembrerebbe trovare porte sbarrate ovunque. L’alleanza tra i dem e la sinistra gli chiude, ad esempio, quelle della Toscana. Fratoianni, che tra l’altro ogni giorno flirta con il capo politico dei gialli, gli ruba l’ambita casella di Pisa. Neanche nella sua Pomigliano le cose vanno meglio. Il ministro degli Esteri, nel suo collegio, potrebbe finire in un testa a testa con l’avvocato di Volturara Appula. Ecco perché nelle ultime ore sui cellulari dei dem, soprattutto quelli da sempre contrari al recupero degli scontenti grillini, circolano messaggi come “siamo sicuri che Di Maio resta fuori”. C’è chi addirittura dice che il titolare della Farnesina porti sfortuna e di conseguenza accusa Letta di aver portato “un perdente” sulla grande barca del campo largo.

Trovare “paracaduti”, a queste latitudini, però, è diventata una moda e quindi non è da escludere che neanche il buon Luigi ne trovi uno. Piero Fassino, pur non avendo problemi a candidarsi nella sua Torino, dove invece sarà candidata la governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, ad esempio, è stato catapultato in Veneto. Stessa sorte è toccata al ferrarese Dario Franceschini, capolista a Napoli. Nello stesso collegio ci sarà il potentino Roberto Speranza. In Campania anche la milanese Susanna Camusso, ex segretaria della Cgil. La genovese collega della Cisl Annamaria Furlan, invece, è stata piazzata in Sicilia, mentre l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, pur essendo nata a Macerata, rappresenterà le istanze toscane. Stessa sorte per l’alleato dei Verdi Angelo Bonelli, che evita così le insidie della capitale. Percorso inverso per Enzo Maraio, che lascia la roccaforte di De Luca per buttarsi nella mischia romana.

La spartizione delle poltrone, però, ha infuocato e non poco il clima interno al partito. Dopo il pugliese Dario Stefano, anche l’ex assessore del Comune Matteo Firenze restituisce la tessera. Un gesto diventato ordinario dopo i collegi regalati alle mogli dei big, l’epurazione degli ex renziani e la cosiddetta a svolta a sinistra. Un cammino tutto in salita, quindi, per il segretario Letta, che trova problemi non solo in Italia. Il vicepresidente del consiglio di sicurezza nazionale russo, Dmitri Medvedev, invita gli europei “a punire i governi alle urne”. Un’entrata a gamba tesa che non piace al centrosinistra.

Il primo a replicare al fedelissimo di Putin è il titolare della Fernesina: “Queste ingerenze – evidenzia Di Maio al Tg4 – sono inaccettabili. Tutta la politica italiana dovrebbe condannare queste cose. Di fronte a questo dobbiamo essere molto attenti. Sono in gioco libertà e sicurezza della nazione, anche perché il gas non sta aumentando per sanzioni. Invito tutti i leader dei partiti italiani a condannare tali esclamazioni. Questi vogliono venire a comandare a casa nostra”. Dello stesso parere il dem Enrico Borghi che esorta una destra, a suo parere “ambigua”, a prendere le distanze da Mosca. Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera, si rivolge addirittura all’atlantista Meloni. Una cosa è certa, ogni scusa è utile per attaccare l’avversario. Il responsabile Regioni ed Enti Locali del Nazarano Francesco Boccia, ad esempio, ritorna sul Pnrr: “Mentre la destra votò contro, noi lo attueremo. Stiamo parlando di una misura nata per ridurre le tante diseguaglianze aumentate con la pandemia, non per fare business casuali”. Almeno in questo caso si parla di temi. Emma Bonino, invece, continua a definire “fascisti” i sostenitori di Fratelli d’Italia: “Capisco il problema del simbolo. Mi spaventano, invece, loro. L’intervento della Meloni in Spagna, a parte i toni, ci ha fatto ben capire che quella alleanza ricalca Dio, Patria e famiglia, e quindi torniamo indietro sulle scelte di libertà individuali”.


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