Ambiente: Italia meglio ma verde a metà
I dati dei rapporti Ispra che fotografano anche la situazione nelle singole regioni
Luci e ombre nei dati più recenti sull’ambiente, diffusi dall’Ispra, che confrontano la situazione europea, italiana e regionale: l’Italia verde a metà.
Ambiente, la situazione
L’Europa conferma la sua leadership globale nelle politiche climatiche grazie alla riduzione delle emissioni di gas serra e all’uso sempre più ampio delle rinnovabili, che hanno più che raddoppiato la loro quota dal 2005.
Risultati positivi anche per la qualità dell’aria, l’economia circolare e l’efficienza nell’utilizzo delle risorse. E progressi per innovazione, lavoro verde e finanza sostenibile. Più complessa la situazione della biodiversità. Tutti gli ecosistemi — terrestri, di acqua dolce e marini — subiscono ancora oggi le conseguenze di modelli di produzione e consumo insostenibili.
Mentre tutto il continente in cui viviamo si riscalda più rapidamente degli altri, sottoponendo a pressione gli habitat e le specie presenti.
Italia verde a metà
E l’Italia? Registra risultati di spicco nell’economia circolare: siamo secondi in Ue con un tasso di utilizzo circolare dei materiali del 20,8%, quasi il doppio rispetto alla media Ue (11,8%). Poi, abbiamo ridotto le emissioni di gas serra del 26,4% dal 1990 a oggi e incrementato l’agricoltura biologica.
In crescita il consumo di energia da rinnovabili. Superato l’obiettivo fissato per il 2020, puntiamo a raggiungere il 38,7% entro il 2030. Sul terreno, però, ancora sfide significative. La biodiversità italiana, tra le più ricche d’Europa, continua a essere sotto pressione. Solo l’8% degli habitat naturali si trova in uno stato di conservazione favorevole.
Animali e piante a rischio estinzione
Il 28% dei vertebrati e il 24% delle piante vascolari rischiano l’estinzione. Il consumo di suolo rappresenta un’altra criticità rilevante: in un solo anno, il 2024, abbiamo perso 7.850 ettari, pari a una media di 21,5 ettari al giorno. L’aspetto climatico preoccupa ulteriormente.
Il 2024 è stato il più caldo mai registrato dal 1961. I ghiacciai alpini perdono massa a un ritmo sostenuto e il livello del mare si innalza di pochi millimetri l’anno, ma questa tendenza continua. Gli eventi climatici estremi sono una macchia del nostro Paese.
Le perdite economiche pro capite dovute a frane e inondazioni sono quintuplicate negli ultimi sette anni. Dal 2017 l’Italia si posiziona costantemente sopra la media europea per questi danni.
Italia, un Paese frammentato
Ispra ha analizzato pure il livello regionale, fotografando un Paese in movimento, con politiche ambientali che iniziano a produrre effetti tangibili, anche se permangono disuguaglianze territoriali da colmare.
Nelle raccolte differenziate spiccano il Veneto (77,7%), l’Emilia-Romagna (77,2%) e la Sardegna (76,3%). Valle d’Aosta, Trentino e Basilicata si distinguono per i loro alti consumi di energia da fonti rinnovabili. Le regioni del Centro e del Mezzogiorno mostrano variazioni positive nell’agricoltura biologica, avvicinandosi agli obiettivi europei, a differenza del Nord che resta ancora distante.
Il degrado e il consumo del suolo
Significativamente frammentato il quadro riguardo il degrado e il consumo del suolo. Per il primo, le regioni più colpite, Lazio e Umbria. In termini assoluti, la Sardegna con la superficie degradata più estesa, 641mila ettari. Per il consumo di suolo, la Lombardia si conferma la regione con quello più elevato in termini assoluti (oltre 291mila ettari, 12,22%), seguita da Veneto ed Emilia-Romagna.
In termini di densità di consumo, spiccano il Veneto con 3,58 metri quadri per ettaro e la Campania con 3,34 metri quadri, che rappresentano i valori più alti a livello nazionale. Il climate change, infine, è entrato a pieno titolo nelle policy regionali, anche se solo sette regioni hanno approvato strategie formali di adattamento ai cambiamenti climatici. Tutte, però, includono questo tema tra le priorità ambientali delle loro programmazioni. Insomma, meglio per l’ambiente, ma l’Italia resta verde a metà.
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