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Ambizione e parricidio: l’ex Ilva irrompe nelle Regionali in Puglia

L'accordo al Mimit non decide granché ma smuove le cordate interne e ora Elly rischia l'accerchiamento

di Giovanni Vasso -


Dall’Ex Ilva al parricidio. Il romanzo della lunga estate delle Regionali s’arricchisce di un nuovo capitolo che pare scritto dalla penna di Alexandre Dumas. Un capitolo che si svolge in Puglia, là dove la successione a Michele Emiliano rischia di trasformarsi, per Elly Schlein, in un trappolone che, al confronto, Vincenzo De Luca è uno scolaretto ossequioso e obbediente. Il fatto è che Antonio Decaro, già sindaco di Bari, non ha sciolto le riserve. Il candidato in pectore alla Regione è lui. Così come lui potrebbe essere l’unico, allo stato attuale, a tenere in piedi il campo largo. O, quantomeno, a tenere i Cinque Stelle – inferociti per la firma sull’accordo interistituzionale per l’ex Ilva a Taranto – all’interno della coalizione progressista.

Ex Ilva e la “trappola” tesa dal M5s

Il trappolone, dunque. Eccolo: un’interrogazione all’Europarlamento che colpisce al cuore l’intesa raggiunta, così faticosamente, a Palazzo Piacentini. L’ha annunciata, già una decina di giorni fa ormai, Valentina Palmisano, eurodeputata M5s. Che, dopo aver snocciolato punto per punto le doglianze pentastellate, ha chiesto a Bruxelles se l’Aia, l’autorizzazione ambientale integrata rilasciata per consentire le operazioni a Taranto, sia o no “compatibile con le norme Ue in materia di ambiente e salute pubblica”. Non è tanto l’atto in sé quanto la frase con cui s’è conclusa la nota che l’eurodeputata M5s ha inviato ai media locali (e non): “Il presidente della Commissione Ambiente, Antonio Decaro ha già annunciato la sua disponibilità a cofirmare. Sono certa che questo sarà solo l’inizio di una collaborazione utile e proficua su temi cruciali per la Puglia e per il Paese”.

Il parricidio

Firma che, per ora, non c’è. Ma che, se ci fosse, sconfesserebbe il lavoro compiuto da Michele Emiliano per garantire l’agibilità politica al progetto per la decarbonizzazione dell’ex Ilva anche a nome del Partito democratico. Che, subito dopo l’intesa, ha speso parole d’elogio per il lavoro compiuto e le decisioni assunte, su tutte quella di rimandare i punti caldi della vicenda a settembre. Al momento, Decaro non si muove. Pubblicamente, almeno, resta fermo. O meglio, preferisce girare la Regione presentando la sua ultima fatica letteraria, “Vivere”. Su alcuni punti, dicono quelli che la sanno lunga, l’ex sindaco di Bari è stato fin troppo chiaro. Non vuole Nichi Vendola né Michele Emiliano candidati nelle sue liste. Per Vendola, transeat. Per Emiliano, invece, no. Sarebbe un parricidio. Già, perché l’ex magistrato, Decaro, se l’è (politicamente) cresciuto fino a ritrovarselo ambiziosissimo candidato (in pectore) a succedergli alla Regione Puglia.

Le ambizioni di Decaro, Elly trema

Solo che a Emiliano piacerebbe, come è umano che sia, continuare a “contare”. E, pertanto, vorrebbe procedere prima del voto a tutta una serie di nomine di sottogoverno. Cosa che, invece, a Decaro non piacerebbe punto. Sarebbe come organizzare una cena ritrovandosi col desco già apparecchiato da altri. Dalla sua parte, però, ci sono Giuseppe Conte e Matteo Renzi. La strana coppia. E difatti, oltre al M5s, pure Italia Viva non ha lesinato accuse sull’accordo concluso al Mimit per l’ex Ilva. Dall’altra parte della barricata, invece, ci sta, con Emiliano anche Fratoianni, con il suo ex Pigmalione Vendola. Per loro propenderebbe Elly Schlein. Anche perché Decaro, secondo quanto ha denunciato Fdi in piena polemica ferragostana, punterebbe alla Regione solo come trampolino, per lanciare la sua corsa a segretario del Pd e, perché no, a candidato premier del campo largo.  Forse non è proprio così ma, di sicuro, se le ambizioni dell’ex sindaco di Bari sono queste, non possono che passare attraverso l’ex Ilva, un parricidio e le Regionali in Puglia.


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