Esteri

Amburgo: killer spara sui Testimoni di Geova

di Martina Melli -


Ad Amburgo, nel quartiere Alsterdorf, alle 21 di giovedì, un uomo armato è entrato in una chiesa di Testimoni di Geova durante una cerimonia religiosa e ha aperto il fuoco sui circa 50 fedeli.
Il bilancio, come ha fatto sapere il capo della polizia di Amburgo Matthias Tresp, è di 7 morti (tra cui un bambino ancora nel grembo) e 8 feriti, di cui 4 molto gravi.
Il killer, che si è suicidato subito dopo l’assalto, è Philip F, un ex membro della comunità di 35 anni che aveva lasciato la congregazione 18 mesi fa per una serie di “malumori”.
Philip F. si è tolto la vita con la sua stessa arma dopo che un’unità delle forze speciali aveva preso d’assalto la sala e lo aveva inseguito fino al primo piano dell’edificio di tre piani. Il suo corpo è stato trovato con nove caricatori vuoti, due in mano e 20 carichi nello zaino. La cosa che fa rabbrividire e allo stesso tempo riflettere di questa terribile vicenda, è il misterioso avvertimento sotto forma di lettera anonima pervenuto alla polizia di Amburgo a gennaio di quest’anno.
La lettera infatti sollevava pesanti preoccupazioni sulla salute mentale dell’uomo e sul suo recente acquisto di munizioni.
Come risposta all’avvertimento, il 7 febbraio scorso due agenti hanno perquisito il suo appartamento senza preavviso ma, trovandosi di fronte una persona particolarmente collaborativa e bendisposta – in possesso di una pistola semiautomatica conservata in modo sicuro – non hanno ritenuto opportuno confiscargli l’arma né allarmarsi.
L’uomo, un consulente aziendale, non era sposato, viveva ad Amburgo dal 2014 e precedentemente aveva studiato a Monaco.
“È un ex membro dei Testimoni di Geova che ha lasciato la comunità volontariamente circa un anno e mezzo fa, ma a quanto pare non in buoni rapporti”, ha dichiarato Thomas Radszuweit, capo della sicurezza di Stato di Amburgo.
Ieri mattina, durante la seconda perquisizione del suo appartamento, la polizia ha trovato 15 caricatori, 200 munizioni, computer portatili e smartphone.
L’uomo aveva un permesso di porto d’armi come tiratore scelto ed era in possesso legale di una pistola Heckler & Koch P30.
Shock e cordoglio non solo tra i cittadini tedeschi ma soprattutto nelle parole delle istituzioni.
Il senatore per gli affari interni di Amburgo, Andy Grote, ha commentato: “È un strage orribile. Non abbiamo avuto un attacco di massa di questa portata. È il peggior crimine nella storia recente della nostra città”.
Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ex sindaco di Amburgo, ha descritto l’assalto come un “brutale atto di violenza”.
Alle 11 di ieri una bara è stata fatta entrare nel centro di Amburgo mentre una folla di telecamere e giornalisti riparatasi sotto gli ombrelli dalla neve pesante, stavano a guardare in silenzio.
Un certo numero di barelle sono state portate anche nell’edificio di tre piani mentre la polizia riapriva le strade vicine al traffico.
Le riprese televisive di giovedì sera hanno mostrato decine di auto della polizia e vigili del fuoco che bloccavano le strade e alcune persone, avvolte in coperte, condotte dagli operatori dei servizi di emergenza su un autobus.
Negli ultimi anni in Germania ci sono state diverse sparatorie di massa.
Nel febbraio 2020, un estremista di destra ha ucciso 10 persone e ne ha ferite altre cinque nella città centrale di Hanau.
Nel 2019, due persone sono state uccise dopo che un neonazista ha cercato di assaltare una sinagoga di Halle durante la festa ebraica di Yom Kippur.
Circa 175.000 persone in Germania sono testimoni di Geova, di cui 3.800 ad Amburgo.
Il movimento cristiano, fondato negli Stati Uniti alla fine del diciannovesimo secolo, predica la non violenza ed è noto per l’evangelizzazione porta a porta.


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