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Anche la Cassazione ha dubbi sul 41 bis

di Rita Cavallaro -

Cospito: protesta a Roma ©imagoeconomica


Il governo non arretra sul 41bis, gli anarchici restano sul piede di guerra e allora tocca ai magistrati levare le castagne dal fuoco all’esecutivo di Giorgia Meloni. Il colpo di scena nel caso Cospito arriva dalla Procura generale della Cassazione, con una requisitoria depositata in vista della camera di consiglio del 24 febbraio, quando gli Ermellini dovranno pronunciarsi sul destino detentivo di Alfredo Cospito. Il procuratore generale Pietro Gaeta ha chiesto alla Suprema Corte di revocare il regime di 41bis per l’anarchico, ormai pronto al martirio dopo 116 giorni di sciopero della fame, e ha avanzato la richiesta di rinviare ad un nuovo esame. Perché, sottolinea il magistrato, occorre dimostrare se esista davvero un legame attuale con il mondo anarco-insurrezionalista, che da settimane scatena la violenza ed ha alzato il vertice della tensione non solo con gli scontri di piazza e gli atti incendiari contro diplomatici italiani, ma anche con le minacce ai principali protagonisti della politica e con lo spauracchio dell’avvio di un nuovo periodo delle stragi. E vista la fermezza del governo, che ha escluso l’abolizione del carcere duro e dell’ergastolo ostativo sulla base del principio che non si tratta con mafiosi e terroristi, il procuratore Gaeta ha preso una posizione di responsabilità nei confronti del Paese, sottolineando tra l’altro che il 41bis è finalizzato ad evitare “ulteriori reati o attività dell’associazione esterna”. È necessario, ha scritto nella requisitoria, che emerga una “base fattuale” che poggia su “elementi immanenti e definiti”, cosa che “non è dato riscontrare” nell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, che ha inflitto il regime detentivo del carcere duro a Cospito. Il riferimento è al rapporto epistolare che il detenuto ha avuto con il mondo antagonista. Una sorta di chiamata alle armi, in cui Cospito avrebbe dato ordini sulla strategia d’azione. Ipotesi lontane dalla realtà, secondo la difesa del prigioniero, che ha basato il ricorso in Cassazione su “fatti nuovi”, in particolare, le motivazioni di una sentenza con la quale la Corte d’Assise di Roma ha assolto dall’accusa di associazione con finalità di terrorismo gli appartenenti a un centro sociale, con cui Cospito ha avuto “confronti epistolari”. E visto che lo scopo del 41bis non è infliggere una punizione aggiuntiva, ma è evitare che un detenuto possa impartire ordini all’esterno, quell’assoluzione, secondo il difensore Flavio Rossi Albertini, sarebbe la dimostrazione che le comunicazioni tra Cospito e i personaggi del centro sociale non avevano l’obiettivo di manipolare una cellula di anarchici. Ora anche la requisitoria del procuratore generale sembra sposare la tesi della difesa nel documento di dodici pagine inoltrato agli Ermellini. La relazione potrebbe così cambiare le sorti di Cospito, il quale ha fatto sapere che la sua battaglia per l’abolizione del 41bis per mafiosi e terroristi non si fermerà, anche a costo del sacrificio estremo. Le condizioni del detenuto, che rifiuta gli integratori e ha perso 47 chili, si sono aggravate, tanto che Cospito è stato trasferito dal carcere milanese di Opera all’ospedale di San Paolo. Il suo medico Andrea Crosignani ha spiegato che è al limite, con un rischio “di edema cerebrale e aritmie cardiache potenzialmente fatali”. I medici monitorano il quadro clinico, pronti a intervenire nel caso di un pericoloso cedimento, ma l’avvocato ha già fatto sapere che il suo assistito rifiuta l’alimentazione forzata, per cui il compito del legale sarà quello di far rispettare le ultime volontà dell’anarchico, che da simbolo di lotta contro lo Stato vuole diventare il martire della galassia anarco-insurrezionalista, pronta a vendicarlo con la violenza contro gli eventuali responsabili della sua morte. Le tensioni non si fermano e, dopo gli scontri di piazza, ancora ieri i compagni di Cospito hanno dato vita a una protesta davanti al Comune di Milano per “protestare contro qualsiasi accanimento terapeutico nei confronti di Alfredo e per diffidare il sindaco a firmare la disposizione di un Tso contrario alla volontà del compagno”. Un clima che potrebbe cambiare il 24 febbraio, qualora la pronuncia della Cassazione sia a favore di Cospito. Resta infine da fissare l’udienza in Corte Costituzionale che, su richiesta della Corte d’Assise d’Appello di Torino, è chiamata a esprimere il giudizio sulla possibilità di applicare la lieve entità nel processo per strage politica relativa agli ordigni piazzati dall’anarchico alla caserma degli allievi carabinieri di Fossano, dove non ci sono stati né morti né feriti. Se dovesse essere riconosciuta l’incostituzionalità della norma che esclude l’attenuante, la pena massima sarebbe di 24 anni e non l’ergastolo.

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