Politica

Anche l’appuntamento referendario divide il Pd

di Giuseppe Ariola -


Proprio come già accaduto pochi mesi sul fronte del piano di difesa comune europea, adesso è il prossimo appuntamento referendario ad agitare e non poco le acque in casa Pd. È la conferma di come non ci sia pace per i dem dove l’idea di posizioni realmente unitarie e condivise sui principali dossier con i quali la politica tutta è chiamata a confrontarsi sembra ormai più un sogno che la realtà quotidiana con la quale il partito deve fare i conti. Dinamiche che rendono la vita tutt’altro che facile alla segretaria Elly Schlein, puntualmente chiamata a rincorrere i suoi e a ritornare sui propri passi dopo essersi esposta sulla linea ufficiale. La numero uno del Nazareno è stata infatti sconfessata ancora una volta, nonostante sui referendum si fosse espressa in modo netto e senza apparenti tentennamenti, sostenendo che “la linea del partito è chiara ed è stata approvata in direzione nazionale: noi sosteniamo il sì a tutti e cinque i quesiti referendari”. E ancora, che il Pd “è unito nel dire di andare a votare”. Eppure non è così, ed entrambe le affermazioni si sono rivelate sbagliate. Con l’approssimarsi dell’appuntamento referendario stanno infatti emergendo con sempre maggiore veemenza le posizioni che agitano le varie anime del Pd e che, rese ufficialmente pubbliche, smentiscono l’unità e la comune visione prospettate da Elly Schlein. Anche al netto della posizione emersa durante gli appuntamenti collegiali del partito. Dopo che il fronte riformista è uscito allo scoperto dichiarando il proprio sostegno solamente a due dei cinque quesiti del prossimo appuntamento referendario – quello relativo al dimezzamento del numero di anni di residenza in Italia necessario agli stranieri per richiedere la cittadinanza e quello che riguarda la responsabilità per gli incidenti sul lavoro in caso di subappalti – c’è stato chi, come Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Pd, ha tentato di gettare acqua sul fuoco. “Non c’è una divisione interna al partito perché il partito si è pronunciato in maniera chiara e unanime per 5 sì e siamo impegnati per questo nella campagna referendaria”, sostiene Guerra, ma è poi costretta ad ammettere che “c’è chi ha un’altra sensibilità ed è libero di esprimerla”. Due affermazioni che evidentemente non stanno insieme e che, al contrario, rendono l’immagine plastica di un partito profondamente diviso sui referendum. Oltretutto, a parte il merito dei quesiti, le differenze sono evidenti anche sul metodo che i dem contrari a tre dei referendum per il quali si voterà l’8 e il 9 giugno utilizzeranno, sconfessando in modo se possibile ancora più grave la linea della segretaria. Invece di esprimersi per il ‘no’ o di astenersi, come si era inizialmente ipotizzato potessero fare gli esponenti dell’area riformista del Pd, molti dei diretti interessati sembrano intenzionati a non ritirare neanche le tre schede in questione. Un aspetto di non poco conto perché, oltre a incidere negativamente sul raggiungimento del quorum, la circostanza suona come un’ulteriore bocciatura della linea di Elly Schlein che da settimane prova a utilizzare l’argomento dell’importanza della partecipazione al voto contro il centrodestra il cui invito è, invece, quello di disertare le urne. Una questione che da tecnica diventa politica nel momento in cui la linea della segreteria viene messa nel mirino anche su un aspetto che è diventato terreno di scontro politico. E si il Pd si divide, in disaccordo sono anche le sigle sindacali, con la Cgil che ha promosso i referendum sul lavoro e la Cisl che, attraverso la segretaria generale Daniela Fumarola, sostiene che i quesiti “sono antistorici e riportano indietro le lancette”.
Per quanto riguarda invece il centrodestra, almeno sul fronte referendario, sembra regnare il sereno, con i partiti di maggioranza compatti sull’invito a non andare a votare e il governo che ieri si è visto approvare in via definitiva dalla Camera il decreto Elezioni, su alcuni punti, come lo stop alle liste elettorali divise per genere, condiviso anche dall’opposizione.


Torna alle notizie in home