Ancora missili sui profughi di Jabalia
Nuovo raid aereo delle forze militari israeliane contro il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, che ospita 116.000 rifugiati. Al Jazeera ha descritto il bombardamento come “intenso e indiscriminato”. Le persone intrappolate sotto le macerie sarebbero centinaia.
Nell’attacco avrebbero perso la vita anche sette ostaggi. A denunciarlo sono state le brigate al Qassam, ala militare di Hamas.
Riad si è scagliata contro Tel Aviv per il massacro. “Il Regno dell’Arabia Saudita condanna con la massima fermezza il bombardamento disumano delle forze di occupazione israeliane sul campo profughi di Jabaliya, nella Striscia di Gaza assediata, che ha ucciso e ferito un gran numero di civili innocenti”, ha dichiarato il Ministero degli Esteri saudita su X.
L’enclave palestinese è totalmente isolata. La Palestine Telecommunication Company, o Paltel, ha reso noto in un post su X che le comunicazioni e i servizi Internet sono saltati completamente nella Striscia di Gaza a causa del collasso dell’accesso internazionale. Paltel è il più grande operatore locale del settore.
Le sirene d’allarme sono suonate in Israele a Tel Aviv, Bat Yam e Holon e Rishon Lezion, dopo un nuovo lancio di razzi dal territorio di Gaza. Lo hanno riferito i media israeliani.
“Ci sono due sole strade: la pace o la violenza. Abu Abbas è un uomo di pace, è sempre lì a parlare e dopo 30 anni di parole cos’ha ottenuto? Meno di zero. Sono aumentati i coloni israeliani, le confische di terre palestinesi, i settori della Cisgiordania isolati. Non è solo la politica del governo estremista di Netanyahu. Non c’è mai stato un momento buono per concedere qualcosa ai palestinesi, ma solo per allargare il controllo israeliano. Non ci hanno lasciato altra opzione se non la violenza”, ha affermato Ghazi Hamad, nel Consiglio politico del movimento di resistenza palestinese, in un’intervista al Corriere della Sera da un “appartamento provvisorio” a Beirut.
“Israele, ha proseguito Hamad, ha l’arroganza di chi ha dietro gli americani e se ne infischia del diritto internazionale. Pensa: perché ascoltare Hamas se possiamo sconfiggerla. Beh, si sono sbagliati, l’operazione Al Aqsa sta cambiando il Medio Oriente”.
“Israele non è uno Stato pacifico. Ha bombardato il Libano, la Siria, Iraq, l’Arabia Saudita, l’Iran. Abbiamo provocato un grande choc e adesso tutti si attivano per evitare che il problema si allarghi oltre questa nostra striscia lunga 365 chilometri. Bene, non siamo più gli unici a soffrire e a preoccuparci. Stiamo pagando un grande prezzo di sangue, ma era necessario”, ha denunciato ancora.
Mentre proseguono gli scontri tra le Idf e i miliziani, il Qatar ha mediato un accordo tra Egitto, Hamas e Israele, in coordinamento con gli Stati Uniti, per aprire il valico di Rafah e consentire a chi è in possesso di passaporto straniero e ad alcuni civili che necessitano di cure mediche di uscire dalla zona di guerra. I primi a farlo saranno 88 feriti gravi e poi gli stranieri, 500 al giorno, ha scritto la Bbc, citando cinque funzionari palestinesi per il controllo dei passaporti.
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha avuto una conversazione telefonica con il presidente israeliano Isaac Herzog. Secondo il Dipartimento di Stato, Blinken “ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti al diritto di Israele di difendersi dal terrorismo in conformità con il diritto umanitario internazionale e ha sottolineato la necessità di prendere precauzioni fattibili per ridurre al minimo i danni ai civili”.
Blinken ed Herzog hanno discusso degli sforzi per salvaguardare i cittadini statunitensi in Israele, Cisgiordania e Gaza. “Hanno inoltre convenuto di continuare a lavorare instancabilmente per riportare a casa gli ostaggi, di aumentare con urgenza il ritmo e il volume dell’assistenza umanitaria ai civili palestinesi e impedire che il conflitto si estenda”, si legge in un comunicato del Dipartimento di Stato. Argomento, quest’ultimo, che sarà al centro della seconda visita in Israele del capo della diplomazia Usa, prevista per venerdì. Biden ha inviato ingenti forze militari, tra cui due gruppi d’attacco di portaerei, come deterrente verso Hezbollah e l’Iran.
Tre paesi sudamericani hanno deciso di prendere provvedimenti contro lo Stato ebraico. La Bolivia ha annunciato di aver interrotto le relazioni diplomatiche, il Cile e la Colombia hanno richiamato i loro ambasciatori.
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