Salute

Anticorpi “impazziti” nei vaccinati: ecco cosa dice lo studio di “Science Immunology”

di Redazione -

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Alcune persone vaccinate contro il Covid19 si ammalano sviluppando una grave polmonite e finendo comunque in terapia intensiva e alcuni anticorpi «impazziti» indebolirebbero la risposta immunitaria innata contro il virus: queste sono le conclusioni di uno studio pubblicato su Science Immunology, riportato anche da Bresciaoggi.it, da un team internazionale di cui hanno fatto parte l’Asst Spedali Civili di Brescia, l’Irccs. Policlinico San Matteo di Pavia, l’Irccs Ospedale Bambino Gesù di Roma e l’Università di Roma Tor Vergata. Questi anticorpi “impazziti” (auto-anticorpi), già presenti prima dell’infezione e della vaccinazione, rendono appunto meno efficace la risposta immunitaria. “Questa è la prima volta che si spiega perché alcuni vaccinati finiscono in terapia intensiva» ha detto il genetista Giuseppe Novelli dell’Università di Roma Tor Vergata, tra gli autori dello studio. «Il risultato ottenuto conferma ed estende i nostri precedenti studi che hanno evidenziato la presenza di auto-anticorpi in grado di neutralizzare alte concentrazioni di interferone di tipo I in almeno il 10% delle persone non vaccinate con polmonite critica da Covid-19”. Questi anticorpi impazziti sono stati trovati in alcuni soggetti vaccinati: la conferma è stata ottenuta studiando un campione di 48 pazienti tra i 20 e gli 86 anni che avevano ricevuto due dosi di vaccino a mRna ma, nell’arco di tempo che va da due settimane a quattro mesi, avevano in ogni caso contratto l’infezione sfociata in una grave polmonite.
I ricercatori hanno misurato la presenza di auto-anticorpi contro l’interferone (Ifn), i livelli di anticorpi contro il Covid sviluppati grazie al vaccino e la loro capacità di neutralizzare il virus.
I risultati indicano che quasi tutti i pazienti – ossia 42 su 48 – avevano regolarmente sviluppato anticorpi contro Covid-19 grazie al vaccino: 10 di loro però avevano anche auto-anticorpi contro l’interferone, in quantità sufficiente per indebolire le loro difese.
“La presenza di auto-anticorpi anti-Ifn è quindi alla base di un difetto di risposta nell’immunità intrinseca che ha di fatto superato la normale immunità adattativa indotta dalla vaccinazione», sottolinea Novelli. “Questi dati, uniti a quelli degli studi precedenti, suggeriscono dunque la necessità di studiare la presenza di auto-anticorpi anti-Ifn per individuare i soggetti ad alto rischio di malattia grave da Covid-19”.


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