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Appalti e affari, 17 indagati: il sistema marcio dell’arsenale militare di La Spezia

Indagati vertici militari della struttura e imprenditori: fatture sospette, gare truccate e lavori fittizi

di Angelo Vitale -


Appalti truccati e affari all’Arsenale militare di La Spezia: 17 indagati.

Le indagini sull’Arsenale militare

Ne intuì il possibile valore Napoleone Bonaparte, lo realizzò Cavour, fu inaugurato nel 1869: oggi l’Arsenale militare di La Spezia sale alle cronache per una lunga inchiesta giunta al termine sotto la guida della pm Elisa Loris. Ciò, dopo che il Gip era arrivato a disporre il sequestro preventivo di circa 9 milioni di euro.

Ne è emerso un quadro generalizzato di corruzione. Numerose le ipotesi di reato avanzate dalla Procura per diciassette indagati, tra imprenditori, vertici e altri responsabili dell’Arsenale.

Dalla turbativa alla truffa ai danni dello Stato fino alla frode nelle pubbliche forniture. Un sistema di diffuse irregolarità di cui sono accusate aziende del settore nautico operanti all’interno dell’Arsenale, ma anche figure di alto livello dell’amministrazione militare.

L’inchiesta di La Spezia

Le indagini sono partite da uno scenario di presunte frodi fiscali e false fatturazioni, con un giro di fatture sospette per oltre 14 milioni di euro. Le società coinvolte, pur prive di una reale struttura operativa adeguata, avrebbero emesso queste fatture utilizzando contratti d’appalto fittizi per somministrare illegalmente numerosi dipendenti a imprese effettivamente operative.

Questa dinamica ha permesso la commessa sistematica di reati come evasione fiscale, frode fiscale e truffa ai danni dello Stato.

Con il tempo, le indagini hanno rivelato anche gravi violazioni negli appalti pubblici e nella gestione delle risorse dell’Arsenale, comprese tangenti e falsificazioni di certificati relativi a lavori come la bonifica dell’amianto a bordo delle navi militari.

Tra gli indagati, alti ufficiali e funzionari della Marina militare, imprenditori e dirigenti di società operanti nell’Arsenale, due società (Siman Divisione immobiliare e Esse Emme) coinvolte nel sistema. Tra i nomi, Nicola Battistini (ex consigliere delegato della Siman), il contrammiraglio Stefano Corona (direttore dell’Arsenale), Fabrizio Maraglia (ex guida della Siman), Marusca Paita (consigliere della Siman), i funzionari Cesare Ceccobelli e Andrea Corbani.

Associazione a delinquere, “stipendi” da 2 mila euro al mese

L’ipotesi di associazione per delinquere per inquadrare il coinvolgimento coordinato di imprenditori e funzionari nell’assegnazione di appalti senza gara pubblica, attraverso accordi sottobanco.

Una delle situazioni più rilevanti, l’accordo quadro firmato con la Siman, che avrebbe permesso di evitare procedure ad evidenza pubblica per l’assegnazione di un importante spazio all’interno dell’Arsenale, la navata centrale del fabbricato 61.

Mentre significativa è emersa la falsificazione dei certificati di regolare esecuzione dei lavori di bonifica dell’amianto, un esempio concreto di corruzione aggravata e di frode.

Gli ufficiali e i funzionari coinvolti pagati – alcuni con “stipendi” di 2mila euro mensili – in cambio di certificazioni false.

Il sistema marcio dell’Arsenale militare di la Spezia

Affari e appalti pubblici assegnati a chi non eseguiva i lavori correttamente, mettendo a rischio la sicurezza ambientale e lavorativa nell’Arsenale militare di La Spezia. Un sistema marcio e radicato che ha gravemente compromesso il corretto funzionamento gestionale ed economico dell’Arsenale militare. La collusione tra pubblico e privato per favorire un illecito giro di affari a discapito della legalità e delle risorse statali.


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