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APPESI A UN COSPITO

di Rita Cavallaro -

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE SOTTOSEGRETARIO ALLA GIUSTIZIA SULLO SCHERMO GIOVANNI DONZELLI


Scoppia la bomba nel centrodestra. Il vice presidente del Copasir Giovanni Donzelli e il sottosegretario della Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove mettono sotto scacco un’intera maggioranza. Problemi sia all’interno della squadra di governo che fuori. Sono in tanti a chiedere la testa di chi, accusando l’opposizione di parlare con i mafiosi, nei fatti, utilizza un linguaggio che va oltre il politichese. Più di qualche fedelissimo avrebbe riferito al premier: “Come può il responsabile dei Servizi Segreti utilizzare questi toni? Commesso un errore. Bisogna rimediare quanto prima”. Prendere una decisione affrettata, però, potrebbe essere sinonimo di debolezza. Ecco perchè Giorgia e i suoi consiglieri prendono tempo. Non sono ammessi passi falsi. Una cosa è certa, tale discussione mette in luce le debolezze di un gruppo, che a differenza della sua leader, la quale sembra essere impeccabile, spesso dimostra debolezze e fragilità. Una cosa, infatti, è parlare nelle sezioni, altro è avere le redini di un Paese in un momento complesso come quello attuale, in cui la tensione sociale è ai massimi livelli. I primi a chiedere risposte sono gli alleati di Fdi. Il tono, utilizzato da Mulè su queste colonne vale più di mille parole. Non si possono “mettere due dita negli occhi degli avversari” e non aspettarsi una reazioni. Gli stessi azzurri, neanche nel periodo più difficile del berlusconismo, hanno mai portato il dibattito su questi livelli. Medesimo discorso vale per quel mondo moderato che si ritrova nella Lega. Basti pensare all’area che orbita intorno a Simonetta Matone, ex togato. Sono in tanti a porsi degli interrogativi. Ecco perchè la premier, anche per non perdere quell’aplomb istituzionale, guadagnato in pochi mesi, deve fare una mossa. Allo stesso tempo, però, muovere la pedina sbagliata significa riaprire delle crepe che sembravano chiuse con quel mondo del centrodestra moderato, ma allo stesso tempo creare una scissione nel primo partito politico italiano. Il quadro non è semplice come appare all’esterno. Quasi prima della sinistra, a prendere le distanze da Donzelli è Fabio Rampelli. Quest’ultimo starebbe cavalcando lo scivolone per ritagliarsi uno spazio ed uscire dalla marginalità. Allo stesso modo, per il nuovo zoccolo duro del partito un passo indietro di due big del nuovo corso significherebbe una bocciatura per quello che qualcuno chiama il partito del futuro. Secondo voci di palazzo, i due protagonisti delle tanto discusse dichiarazioni sugli anarchici sarebbero pronti a dimettersi, a fare un passo indietro. Bruciando le tappe, da un lato, si ferma l’onda cavalcata dalle opposizioni, mentre dall’altra si confessa di essere fragili. Per tale ragione, la politica romana avrebbe scelto la strada del silenzio, strategia d’altronde condivida dai suoi ministri. Le ultime parole del Guardasigilli Carlo Nordio sono più di un semplice indizio. “La legge è uguale per tutti”, sono le parole più eclatanti dell’ex togato per chiudere il caso anarchici. La linea della prudenza, d’altronde, viene utilizzata anche per parlare del leader di un movimento, finito negli ultimi giorni al centro della cronaca, ma il cui ritorno era già stato rivelato su queste colonne agli inizi di ottobre. “La posizione giuridica di Cospito è complessa – ha spiegato il Guardasigilli nell’informativa alle Camere”. La vicenda è “sotto l’esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria, sulla quale il ministro, il governo e la politica in generale non possono intervenire”, ha aggiunto in merito alla richiesta di revoca del 41bis avanzata dalla difesa. Nordio ha, poi, precisato che la decisione di applicare il regime detentivo speciale per il detenuto è stata presa perché il prigioniero era “perfettamente nella condizione di collegarsi con l’esterno, anche in costanza di detenzione, inviando documenti di esortazione alla prosecuzione della lotta armata di natura anarchica”. Il ministro della Giustizia, comunque, attende la decisione della Procura generale di Torino, che dovrebbe arrivare oggi, prima di pronunciarsi definitivamente sulla revoca del carcere duro. “Per tutela massima del detenuto abbiamo inviato Cospito nel carcere di Opera. Non esiste un 41bis di serie A o di serie B, lo stato di salute non può essere però motivo di pressione per lo Stato”, ha sottolineato, precisando che “si può discutere a lungo se sia una norma da mantenere o no, se va applicata agli autori di alcuni reati e non a quelli di altri, ma stabilita una regola, approvata una legge, questa è uguale per tutti”. Il Guardasigilli esclude la possibilità di cambiare la norma dell’ergastolo ostativo: “Apriremmo una diga a tutta una serie di pressioni da parte di detenuti che si trovano nello stesso stato”. E ribadisce: “Se dovessimo dare l’impressione di cedere, il fondamento dello Stato di diritto e della democrazia scricchiolerebbe”. Infine una velata strigliata a Giovanni Donzelli per l’attacco al Partito Democratico: “Tutti gli atti riferibili a detenuti in 41bis sono per loro natura sensibili. Ragion per cui, ai fini di un’ostensione, occorre una preventiva verifica”. In sintesi, dire e non dire. Le bomba piovono a dismisura. Meglio restare nei sotterranei del silenzio e guadagnare giorni preziosi nel primo momnento difficile per la maggioranza. La luna di miele per Meloni è ormai un lontano ricordo.

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