Economia

Arabia ed Emirati, prezzo del petrolio su per le scelte politiche della Ue

di Alessio Postiglione -


Sanzioni contro Mosca, green economy e lockdown cinese causano i rincari

I ministri del petrolio dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti hanno denunciato che l’aumento del prezzo del petrolio è legato alla guerra russo-ucraina e ai lockdown del coronavirus in Cina, dinamiche che non dipendono dall’Opec, sulle quali i Paesi del Golfo non possono intervenire, anche a tutela del valore dei loro asset energetici. Una grana anche per l’Italia e per l’Europa – alla ricerca di fonti alternative per sostituire i combustibili di provenienza russa a rischio embargo -, che devono affrontare la scarsità di forniture alternative e la poca disponibilità dei produttori ad aumentarne, con la finalità di tenere su i prezzi. E’ infatti proprio la scelta di rinunciare al petrolio russo a innescare la spirale inflattiva: “Il mondo deve fare i conti con la realtà. Stiamo esaurendo la capacità energetica a tutti i livelli”, ha detto martedì il ministro saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, in una conferenza ad Abu Dhabi, riferendosi all’aumento dei prezzi dei prodotti raffinati. In quella sede, anche l’omologo emiratino, Suhail al Mazrouei, ha ammonito che, senza ulteriori investimenti, l’Opec+ non sarà in grado di garantire forniture sufficienti di petrolio, quando la domanda si riprenderà completamente dalla pandemia. Una ulteriore stoccata all’Europa, che per perseguire una politica di riduzione delle fonti fossili, ha favorito la diminuzione degli investimenti negli idrocarburi.Abdulaziz bin Salman ha altresì sottolineato come la crisi ucraina sia una questione europea-russa, e l’Opec+ lascia la politica “fuori dall’edificio”. Insomma, i Paesi del Golfo non sono disponibili a veder deprezzate le proprie risorse per dare una mano alla Ue.Ignorando le richieste delle nazioni occidentali per accelerare gli aumenti della produzione, l’Opec+ ha d’altronde accettato di aumentare la produzione di giugno di 432.000 barili al giorno, in linea con un piano preesistente legato alla pandemia.”L’estrema volatilità non è dovuta all’offerta e alla domanda, è perché alcuni non vogliono acquistare determinati greggi e ci vuole tempo perché i trader si spostino da un mercato all’altro”, ha affermato al Mazrouei, alludendo agli sforzi per aggirare il greggio russo.”L’idea di provare a boicottare un certo greggio sarà rischiosa, indipendentemente dai motivi alla base di ciò”.Insomma, la scelta di rinunciare alla Russia è politica, fa schizzare i prezzi, e l’Opec+ si gode la legge della domanda e dell’offerta, poco interessata a dare una mano alla Ue che, con la sua politica ambientale, ha favorito quei disinvestimenti dalla filiera del petrolio, che ora sono le concause all’aumento dei prezzi.


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