Arianna Meloni dà la carica in Veneto, FdI pensa in grande
Arianna Meloni (Responsabile FdI Segreteria politica e Adesioni) durante l'evento Rompere il soffitto di cristallo: La via italiana per una vera parità di genere contro la violenza, alla manifestazione Atreju al Circo Massimo, Roma, 13 dicembre 2024. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Se chiudete gli occhi, quando parla in certi momenti, sembra la sorella premier. Lo stesso periodare, le stesse pause, l’accento romanesco col quale ci scherza su. Un’empatica Arianna Meloni (nella foto) sale a Verona per aprire la campagna elettorale delle regionali d’autunno e convoca all’hotel Crowne Plaza lo stato maggiore del partito in Veneto. La responsabile della segreteria politica di FdI e del tesseramento ha un peso nelle scelte del partito, interfacciandosi con la sorella, cosicché analizza e scruta i quadri anche in prospettiva nazionale. Nel giorno in cui la Procura di Venezia chiede il processo per presunta corruzione per il sindaco Luigi Brugnaro, per la questione dell’area dei Pili in faccia al Ponte della Libertà e per la cessione di Palazzo Papadopoli al tycoon cinese Ching Chiat Kwong, con la possibilità che tra un anno Luca Zaia diventi primo cittadino della Serenissima quasi per acclamazione – nelle urne non ci sarebbe partita -, dai quadri di FdI si alza forte la voce per reclamare il candidato governatore in virtù del quasi 38% conseguito alle Europee. Dopo il 32% delle Politiche di due anni prima. “Noi vogliamo essere il partito del radicamento – sottolinea Arianna Meloni -, perché siamo convinti che le idee devono nascere dal basso in un contatto costante con i cittadini, che devono essere i protagonisti delle nostre scelte”. Che il Veneto sia al centro dell’agenda politica di FdI è scontato, con Matteo Salvini che in difficoltà – vedi il voto a Trento e Bolzano di dieci giorni fa dove i Fratelli l’hanno doppiato la Lega – gioca la carta Zaia. “Il buon governo di Zaia – spiega ieri pomeriggio all’aeroporto di Fiumicino – è riconosciuto a livello continentale; la Lega ha cresciuto una classe dirigente di centinaia di amministratori in tutti i territori, sono sicuro che con il centrodestra troveremo la squadra migliore. Penso ci sia spazio per tutti nelle varie regioni dove si vota. Flavio Tosi? Dopo Zaia c’è solo Zaia”. Parole per serrare le fila di una Lega spaesata nel profondo Nord, dove Zaia è il totem per fermare l’emorragia del consenso a favore degli alleati targati soprattutto FdI. “Sono contento perché Luca sarà protagonista delle prossime elezioni regionali in Veneto – aggiunge il Capitano -. Mettere in discussione il buon governo della Lega in Veneto da parte degli alleati sarebbe ingeneroso”. Già, ma se l’esercito elettorale s’è squagliato a vantaggio di FdI, che cosa fare, come si sarebbe chiesto Lenin un secolo fa? Zaia parlando da Venezia non ha dubbi: “Non so chi sarà il mio successore e commenterò le candidature solo quando potrò farlo. Quello che è certo è che i nostri interlocutori sono i cittadini, non la politica, ed è nostro compito quello di continuare a fare il nostro mestiere di amministratori al meglio. In questi anni lo standing internazionale del Veneto è molto cresciuto e siamo orgogliosi del lavoro fatto. Chi verrà dopo di noi avrà molto lavoro già fatto, ma dovrà farne dell’altro per mantenere la reputazione che la nostra regione ha saputo costruirsi in questi anni”. Il migliore candidato tra i leghisti, perché più popolare grazie alla sua leadership genuina è Mario Conte, sindaco di Treviso e zaiano di ferro, che è ben visto dalla base, ma dovrà fare i conti con le altrettanto legittime aspettative di FdI. “Abbiamo gli uomini per ricoprire la prestigiosa carica con autorevolezza, proseguendo nel buon governo della coalizione del centrodestra – incalza da tempo il senatore Luca De Carlo, responsabile veneto di FdI, presente l’altra sera a Verona al Crowne Plaza -, ma siamo anche consapevoli che certe scelte devono essere fatte a Roma dai leader, i quali hanno una visione completa”. Intanto, Brugnaro a Venezia protesta la propria innocenza, mentre il suo ex assessore Renato Borasi si appresta a patteggiare 3 anni 10 mesi di reclusione ed a pagare una multa di 400 m ila euro per avere incassato soldi tramite consulenze fittizie dal sapore di tangenti. Così come alcuni imprenditori che lo avrebbero oliato. Ma Brugnaro ripete di non c’entrare nulla con i maneggi del suo ex assessore, sebbene debba difendersi assieme ai suoi collaboratori più fidati Morris Ceron e Derek Donadini, che lo affiancano in Comune. Così se da un lato c’è chi non esclude che Zaia sia pronto per lo sbarco in un ministero, mentre la soluzione Cà Farsetti in Canal Grande è blindata, dall’altro Arianna Meloni infonde fiducia nei colonnelli veneti sussurrando che dopo Galan (FI) e Zaia(Lega), rullano i tamburi per un candidato del partito di maggioranza relativa. È la politica bellezza.
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