Esteri

Armageddon

di Ernesto Ferrante -


La parola “Armageddon” è risuonata nella casa di Manhattan di James Murdoch, figlio del magnate dei media Rupert Murdoch. A pronunciarla è stato il Presidente americano Joe Biden, nel discorso più duro degli ultimi mesi.

“Non abbiamo mai affrontato la prospettiva di un Armageddon dai tempi di Kennedy e della crisi dei missili di Cuba”, ha affermato Biden durante un evento organizzato per la raccolta fondi per i Democratici. “C’è un tipo che conosco bene. Non scherza quando parla del possibile impiego di armi nucleari tattiche, o biologiche o chimiche, perché le sue forze militari stanno andando male significativamente”, ha aggiunto il leader statunitense.

Poi quell’avvertimento sinistro che rende sottilissimo il confine tra la paura dell’apocalisse e l’apocalisse della paura: “Non c’è una cosa come la capacità di usare facilmente un’arma nucleare tattica senza finire con un Armageddon”. La risposta americana a un attacco non convenzionale di Mosca sarebbe ancora più letale, con un’escalation drammatica.

“Le cose continuano a peggiorare lungo la strada che hanno preso. Stiamo cercando di capire quale sia la via di uscita di Putin. Come può trovare una via di uscita? Come si trova quando non solo perde la faccia ma anche un potere significativo?”, ha sottolineato l’ex vice di Obama.

Una prospettiva ben diversa rispetto a quella delineata appena qualche giorno fa dalla portavoce della Casa bianca Karine Jean-Pierre in un briefing con la stampa. “Prendiamo molto sul serio qualsiasi minaccia nucleare. Al momento non abbiamo alcuna indicazione che la Russia si stia preparando nell’immediato a usare quel tipo di armi”, aveva assicurato Jean-Pierre.
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato dal Perù, dove si trova in visita ufficiale, che il suo Paese è “pronto” a cercare una soluzione diplomatica con la Russia sul conflitto in Ucraina, ma ha attaccato Mosca, accusandola di andare “nella direzione opposta”.

“Quando la Russia dimostrerà seriamente di essere disposta a intraprendere la strada del dialogo, noi saremo pronti. Noi ci saremo”, ha dichiarato Blinken nel corso di una conferenza stampa a Lima.
Per il capo della diplomazia statunitense, “purtroppo, al momento, tutto punta nella direzione opposta”. A supporto della sua tesi, ha citato come esempi la mobilitazione dei riservisti, il tentativo di annessione del territorio ucraino e le minacce nucleari sempre meno velate.

“Il fatto è che la Russia e il Presidente Putin non hanno mostrato alcun interesse per la diplomazia”, ha attaccato, per poi aggiungere che sia gli Stati Uniti che il presidente ucraino Volodymir Zelensky hanno detto da tempo che la guerra “può essere risolta solo attraverso la diplomazia”.

Anche in questo caso, purtroppo, i fatti dicono l’esatto contrario, se si considera che Washington ha da poco annunciato un altro ingente invio di attrezzature militari a Kiev per oltre un miliardo di dollari.

La strada della diplomazia è sempre meno battuta. A tremare non sono solo le vene nei polsi di alcuni facoltosi elettori accorsi ad ascoltare l’inquilino della Casa Bianca in una residenza di lusso, ma milioni di uomini in ogni


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