Politica

Armi Colombia, Velardi: “Strapotere dei giudici fa più rumore quando colpisce sinistra”

di Edoardo Sirignano -

CLAUDIO VELARDI FOR


“La verità è che lo strapotere dei giudici in Italia incide su tutti. Quando colpisce esponenti della sinistra fa più rumore, dato che questa parte politica ha difeso i magistrati strombettando. Detto ciò, non si sa ancora niente sulla faccenda”. Così Claudio Velardi, ex capo dello staff di Massimo D’Alema, sulla vicenda che vede coinvolto l’ex presidente del Consiglio insieme a Profumo, indagati e perquisiti dalla Digos per la vendita di navi e aerei militari alla Colombia.

C’è ancora spazio per una sinistra?

Bisogna innanzitutto capire cosa vogliamo dire con questa parola. Che cos’è la sinistra? Questo è il vero tema. Se è quella che si è determinata negli ultimi due secoli, che ha realizzato grandi conquiste per i cittadini, per la classe operaia più disagiata, possiamo dire che ha vinto. Se, invece, ci riferiamo alla forza di cambiamento, posso tranquillamente dire che non esiste più. Si tratta, infatti, di un qualcosa che tende a conservare determinati equilibri nella società.

Anche Elly può essere inclusa in questo ragionamento?

Per motivi generazionali e culturali, Schlein è estranea alla sinistra storicamente data. Appartiene a un altro modo di vedere le cose, vagamente anticapitalistico ed ecologista. L’identità di Elly, comunque, resta un mistero. Almeno io non riesco a coglierla.

D’Alema e Profumo indagati e perquisiti dalla Digos per la vendita di navi e aerei militari alla Colombia. La stessa sinistra, quindi, finisce per essere vittima di quel giustizialismo, che per anni ha difeso…

La verità è che lo strapotere dei giudici in Italia incide su tutti. Quando colpisce esponenti della sinistra fa più rumore, dato che questa parte politica ha difeso i magistrati strombettando. Detto ciò, non si sa ancora niente sulla faccenda.

C’è quindi, una parte che è più vittima dell’altra?

Ognuno è garantista per sé e giustizialista per gli altri. Non c’è differenza tra colori e schieramenti.

L’ultima sconfitta alle amministrative, l’ennesimo scandalo giudiziario potrebbe avere un significato più profondo, ovvero che siamo all’anno zero. È d’accordo?

Non siamo all’anno zero. La storia di D’Alema e Profumo non c’entra nulla con la sinistra. Quello sulle amministrative, invece, è un risultato minore. Non incide sul giudizio sulla Schlein o sul Pd. Magari il problema fosse aver perso Ancona. I dem hanno una segretaria alla ricerca di un’identità.

Basta tagliare la testa al serpente?

Assolutamente no! Se si toglie la Schlein, ci sarà un’altra o un altro. Le difficoltà, intanto, restano.

C’è spazio, invece, per una forza antisistema, come probabilmente un tempo era il suo Pci?

Stiamo parlando di quaranta anni fa. I fascisti, i borboni sono ormai passato. Il partito comunista, comunque, non era antisistema. Era, piuttosto, un soggetto che rappresentava un altro mondo, un altro sistema, ovvero quello in vigore nei Paesi dell’Est Europa. I veri antisistema, oggi, sono i populisti, da Salvini, passando per i 5 Stelle fino alla Meloni. Stiamo parlando di un elettorato fluttuante che cambia idea. Ecco perché simpatizzo per quelli che sono con il sistema.

Dall’altra parte, però, c’è un astensionismo che cresce a dismisura. Come recuperarlo?

Perché bisogna recuperarlo? L’astensionismo c’è perché la società non dipende più dalla politica. Non è più totalizzante come una volta. Siamo molto più liberi, autonomi. Possiamo tranquillamente non badare a cosa dicono i partiti. Quando ci sono, poi, delle occasioni in cui la gente vuole farsi sentire, va a votare. Non è vero che non si reca mai alle urne. Negli appuntamenti cruciali il popolo c’è. C’è distanza, ad esempio, tra il voto politico e quello amministrativo, tra quello del primo e del secondo turno. Ci sono tante differenze.

Può esistere il campo largo?

Renzi non c’entra nulla col Pd e i 5 Stelle. Né questi ultimi possono essere alleati tra lori. Combattono sullo stesso terreno, cercano di prendere pezzi del medesimo elettorato.

Come vede Matteo direttore del suo Riformista?

Sa il fatto suo e combatte, avendo un tasso di intelligenza maggiore degli altri. Tutto qua. Il giornale, piano piano, sta crescendo. Un quotidiano ha bisogno di tempo per insediarsi, strutturarsi bene.


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