Esteri

Il presidente coreano voleva arrestare i leader politici di Seul

Il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, avrebbe voluto arrestare i leader politici dell’opposizione e alcuni esponenti del suo stesso governo. Per queste ragioni avrebbe imposto la legge marziale che, però, è durata pochissimo. Secondo l’agenzia di stampa Yonhap, che cita fonti parlamentari, la lista dei politici da arrestare sarebbe arrivata al Nis, il servizio segreto di Seul, che l’avrebbe svelata ai parlamentari dell’Assemblea nazionale nel corso di un colloquio tra il vicecapo del Nis, Hong Jang-won e il presidente della Commissione intelligence, Shin Sung-bum. Sarebbero dovuti finire in manette il capo del Partito democratico, Lee Jae-myung e quello del Potere popolare, partito di governo, Han Dong-hoon. Stando alle ricostruzioni dei politici sudcoreani, il presidente Yoon Suk Yeol aveva intenzione di trasferire i leader politici in un campo di prigionia a Gwacheon, a sud della Capitale. Il presidente, però, è rimasto solo. Persino il capo delle forze speciali, Kwak Jong-kuen, ha dichiarato che un ordine simile non l’avrebbe eseguito né l’eseguirà. Parole piuttosto telefonate ma che gettano acqua sul fuoco delle polemiche e delle indiscrezioni secondo cui le forze armate e il presidente stesso si sarebbero preparate a un secondo tentativo di imposizione della legge marziale. Intanto il parlamento chiede a gran voce la sospensione del presidente su cui è stata già avviata una procedura d’impeachment. Il caso rischia di travolgere la politica della Corea del Sud e le sue istituzioni in un momento delicatissimo, in cui lo scontro con il Nord s’è infiammato e la tensione interna di sicuro non farà bene a Seul. Il voto sull’impeachment dovrebbe arrivare già domani in Parlamento mentre il partito al governo, Potere popolare, avrebbe chiesto una volta ancora al presidente di rassegnare quanto prima le sue dimissioni dall’incarico. Yoon adesso rischia di finire indagato per insurrezione: la pena prevista è quella della morte.