Politica

PRIMA PAGINA-Arresti domiciliari a orologeria per Toti

di Giuseppe Ariola -

TIC TAC TOTI


Alle prime luci dell’alba di ieri il presidente della Liguria Giovanni Toti è stato posto agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta della procura di Genova che vede coinvolte altre nove persone, tra cui il capo di gabinetto del governatore, Matteo Cozzani. E non si è fatta ancora l’ora di pranzo che i soliti forcaioli, da poco appresa la notizia, hanno già scritto una sentenza di condanna con tanto di un personale allargamento dell’indagine ad altri ambienti ed esponenti politici. C’è chi, infatti, chiama direttamente in causa Alessandro Sorte, deputato di Forza Italia, reo di essere coordinatore regionale del partito in Lombardia e originario della bergamasca, la stessa zona in cui vivono due degli indagati, i fratelli Arturo Angelo e Maurizio Testa, esponenti di Forza Italia, per i quali, oltretutto è stata disposta una misura cautelare più tenue, l’obbligo di dimora nel comune di Boltiere. Insomma, per qualcuno roba quasi da imputazione coatta per il parlamentare azzurro che, ovviamente, non ci sta a giocare al tiro al bersaglio e conversando con L’identità dice: “Siamo fiduciosi nella magistratura e restiamo garantisti, ma come si può associare Forza Italia o me a questa vicenda? E’ incredibile. I fratelli Testa – ci spiega Sorte – sono due persone che in provincia di Bergamo conoscono tutti e il loro impegno nelle istituzioni è di oltre 40 anni. Uno dei due ha ricoperto l’incarico di vicesindaco ed è stato anche consigliere provinciale. L’altro è il presidente della comunità ‘Riesini nel mondo’ e credo siano dovute proprio a questo le loro amicizie a Genova”. Ovviamente Sorte non può sapere chi i due imprenditori abbiano conosciuto o con chi abbiano stretto rapporti nel capoluogo ligure, ma ribadisce “che Forza Italia è totalmente estranea a questi fatti” ed annuncia di aver “già dato mandato ai miei legali di procedere contro chi in queste ore mi sta strumentalmente attaccando, associando il mio nome a questa vicenda, così da tutelarmi nelle sedi opportune”.

L’inchiesta scuote l’intera giornata politica e in molti, paventando un caso di giustizia a orologeria, si domandano perché la misura cautelare sia arrivata solo adesso per un’indagine partita nel 2020 e con la richiesta del pm formulata già a dicembre dello scorso anno. Interrogativo al quale risponde la stessa ordinanza del gip, secondo cui “esiste il pericolo attuale e concreto che l’indagato commetta altri gravi reati della stessa specie di quelli per cui si procede e, in particolare, che possa reiterare, in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte corruttive”. I domiciliari nei confronti di Toti sono dunque effettivamente stati disposti proprio in vista degli appuntamenti elettorali ormai alle porte. La misura preventiva, inoltre, ha suscitato dubbi anche tra alcuni ministri, a partire dal Guardasigilli Nordio: “Le mie perplessità non sono mai sul momento in cui scatta il provvedimento cautelare rispetto all’imminenza delle elezioni – chiarisce il ministro – anche perché in Italia si vota molto spesso, se ho delle perplessità tecniche riguardano una misura rispetto al tempo in cui è stato commesso il reato ed è iniziata l’indagine”. Mentre il collega Francesco Lollobrigida si sofferma proprio sulle tempistiche, sottolineando come “queste lunghe indagini, credo d’aver capito tre anni, si concludono a 20 giorni dal voto con importanti arresti”. Il titolare della Difesa, Guido Crosetto, pone invece l’accento sul fatto che “tutti pensano che sia stata messa in arresto una persona che ha preso dei soldi per sé stesso. Quando poi si scopre che li ha presi regolarmente denunciandoli per una campagna elettorale diventa difficile capire come faccia ad essere un corrotto. Si è autodenunciato con i soldi della campagna elettorale?”, si domanda. E a chi chiede le dimissioni del governatore e invoca le elezioni anticipate, il senatore Udc Antonio De Poli, iscritto al gruppo parlamentare di cui fa parte anche Noi Moderati, il partito di Giovanni Toti, ricorda come “i processi si fanno nei tribunali di giustizia e non altrove. Per noi il principio di presunzione di innocenza vale sempre e per tutti, quando ci sono indagini in corso”.


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