Assalto al pullman, la Procura stringe il cerchio sugli ultras. Individuati i primi indagati
Una combo con il pullman colpito da pietre e mattoni sulla Rieti-Terni e la foto dell'autista morto Raffaele Marianella di 65 anni. ANSA/EMILIANO GRILLOTTI FACEBOOK/Raffaele Marianella
Nessun fermo, ma l’inchiesta corre veloce. Il cerchio dei sospetti si sarebbe ristretto a pochi ultras. La Procura di Rieti avrebbe già iscritto sul registro generale i nomi dei primi indagati per la morte di Raffaele Marianella, 65 anni, l’autista colpito a morte durante l’assalto al pullman dei tifosi del Pistoia Basket sulla superstrada che collega il capoluogo reatino a Terni. Il procuratore Paolo Auriemma, che coordina le indagini per omicidio volontario, indirettamente conferma: “Al momento non ci sono fermi. Domani ci sarà l’autopsia per chiarire le cause della morte”.
La dinamica
Gli inquirenti stanno passando al setaccio celle telefoniche, telecamere e testimonianze per isolare il gruppo di ultras responsabile del lancio di sassi e mattoni che ha trasformato una trasferta sportiva in tragedia. Tutto è accaduto nella serata di domenica, al termine della partita di basket tra la Sebastiani Rieti e l’Estra Pistoia, gara valida per la Serie A2. Mentre il pullman che riportava i tifosi toscani verso casa imboccava la superstrada, a pochi chilometri dal capoluogo reatino, un gruppo di persone, almeno una decina, secondo gli investigatori, ha cominciato a lanciare pietre e mattoni contro il mezzo. Uno di quei proiettili ha infranto il parabrezza e colpito in pieno Marianella, il secondo autista, che sedeva accanto al collega al volante.
Il messaggio della figlia
Nonostante i soccorsi immediati, l’uomo è morto poco dopo per le gravi ferite riportate. La vittima era un professionista esperto. Originario di Roma, viveva da anni a Firenze, dove lavorava da circa tre mesi per la Jimmy Travel, agenzia di noleggio con conducente. Era vicino alla pensione. Separato, lascia una figlia, che nelle ore più dure ha scritto un messaggio che commuove: “Ti terrò sempre nel cuore, papà”. Colleghi e amici lo descrivono come un uomo tranquillo, serio, puntuale, abituato a lavorare anche nei contesti più difficili. “Una vita dietro un volante, sempre con il sorriso”, ha raccontato uno dei compagni di lavoro.
L’inchiesta
Gli investigatori della Squadra Mobile e della Digos hanno già individuato alcuni sospettati. Ggravitano attorno agli ambienti più caldi della curva della Sebastiani Rieti, alcuni già noti alle forze dell’ordine e con precedenti per risse e disordini da stadio. Le indagini si muovono lungo due binari: da un lato l’acquisizione dei filmati delle telecamere di sorveglianza dislocate lungo il tragitto del pullman e nei pressi del palazzetto; dall’altro, l’analisi dei tabulati telefonici per verificare la presenza dei sospetti nell’area del delitto. Dodici persone sono già state sentite come testimoni, e alcune di esse sono passate da testimoni a indagati. “Abbiamo raccolto numerosi elementi — spiegano fonti investigative —, ma serve ancora tempo per incrociare le testimonianze e definire le responsabilità individuali. È chiaro che non si è trattato di un gesto isolato: chi ha colpito sapeva che poteva uccidere”.
Le reazioni
La morte di Marianella ha scosso profondamente il mondo del basket italiano. Il presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Gianni Petrucci, ha parlato di “atto criminale che nulla ha a che fare con lo sport”. Saranno disputate a porte chiuse tutte le partite casalinghe della Sebastiani Rieti fino al termine delle indagini. È stato inoltre disposto un minuto di silenzio su tutti i campi italiani in memoria di Marianella. Alla riunione ha partecipato anche il presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, che ha invocato un segnale forte: “Serve una risposta immediata, le logiche delinquenziali non devono entrare nello sport. Siamo al fianco della Fip, del ministro Abodi e del ministro Piantedosi per garantire sicurezza e rispetto”. Anche il commissario tecnico della Nazionale, Luca Banchi, ha espresso il proprio dolore: “Potevamo annullare il raduno, ma abbiamo deciso di mantenerlo nel rispetto del lutto e del lavoro fatto dagli Azzurri. Non dobbiamo permettere che la violenza si appropri del nostro sport”.
I possibili sospettati
Tra i sospettati figurerebbero anche militanti di movimenti di estrema destra. La Digos sta verificando eventuali legami tra i gruppi ultrà e ambienti politici estremisti che da tempo gravitano attorno al tifo reatino. È una pista delicata, che potrebbe trasformare l’indagine in un caso di ordine pubblico nazionale. Mentre la giustizia indaga, resta il dolore di una comunità che si scopre improvvisamente ferita da un gesto di odio. A Firenze, nella sede della Jimmy Travel, i colleghi hanno lasciato un mazzo di fiori sul sedile del bus che Marianella guidava abitualmente. A Rieti, il sindaco Daniele Sinibaldi ha chiesto di “collaborare con le autorità e isolare chi sporca il nome della città”. Raffaele non era un tifoso, non aveva nulla a che vedere con la rivalità sportiva, e come dice la figlia “era solo un lavoratore, un uomo che faceva il suo mestiere e che stava andando in pensione”. Un mestiere semplice e duro, che ogni giorno attraversa strade per riportare a casa gli altri. Questa volta, però, non è tornato lui. E mentre la Procura stringe il cerchio attorno ai responsabili, resta l’immagine di un Paese che deve ancora imparare a distinguere lo sport dalla violenza.
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