Non solo catastrofi: il governo “chiama” le assicurazioni
La via è tracciata: le assicurazioni dovranno interagire sempre di più col pubblico, il privato dovrà farsi carico di (parte) delle grandi questioni da cui discende il futuro del Paese, dalla salvaguardia del territorio fino a pensioni e sanità. Ieri, all’assemblea nazionale dell’Ania, l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici, sono sfilati diversi ministri che hanno confermato quale sarà la direzione. Più privato, in un Paese storicamente sotto assicurato. “Dobbiamo superare il paradigma che rappresenta le assicurazioni come imprese ricche e profittevoli, chiamate in quanto tali dallo Stato a contribuire alla collettività soltanto mediante un carico fiscale sempre crescente e sempre più esteso”, ha detto il presidente Ania Giovanni Liverani secondo cui “è tempo di adottare una logica in cui le assicurazioni non siano considerate una cassaforte da cui far provvista, bensì uno strumento potente, capace di risolvere problemi socio-economici endemici e onerosi nell’interesse del Paese, attraverso operazioni di partenariato pubblico-privato in cui, nel rispetto dei reciproci ruoli, si sviluppino soluzioni in sinergia e non in contrapposizione negoziale”. Detto, fatto. I temi sono talmente tanti che il rischio è quello di perdersi. Il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti ha in mente un riordino delle assicurazioni integrative sanitarie e, contestualmente, spingerebbe per un rafforzamento della previdenza complementare: “L’adesione alle forme previdenziali integrative è cresciuta costantemente, ma è lontana dai livelli riscontrabili in altri Paesi e, soprattutto, dai livelli necessari per garantire efficacemente i lavoratori – ha detto Giorgetti -, affinché il sistema possa svolgere appieno la propria funzione sociale e contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese, occorre un insieme organico di misure che ne rafforzi la diffusione, l’equità e l’efficacia”. E il ministro ha aggiunto: “Le forme sanitarie integrative (fondi e casse sanitarie, società di mutuo soccorso, polizze assicurative) sono relativamente poco sviluppate, soprattutto se i circa 5 miliardi di premi e contributi si confrontano con gli oltre 40 miliardi direttamente spesi dai cittadini per farmaci e prestazioni sanitarie non offerte, o offerte con molto ritardo, dal sistema pubblico”. E quindi il ministro ricorda: “Manca per fondi e casse integrative un disegno ordinato di regole su trasparenza, governance, requisiti patrimoniali, di onorabilità e professionalità, tenuta dei bilanci, distribuzione delle coperture e vigilanza delle forme sanitarie integrative”. Posizioni condivise dal ministro al Lavoro Marina Elvira Calderone: “È importante implementare e soprattutto sostenere una previdenza, una assistenza sanitaria integrativa e, soprattutto, guardare a quelli che sono oggi anche i fenomeni demografici che cambiano, e cambieranno, il volto del nostro Paese e in questo richiederanno anche nuove forme di attenzione e di assistenza per i nostri cittadini, soprattutto per coloro i quali, ovviamente in età anziana, hanno bisogno di sostegni e supporti”. C’è poi un altro tema, quello delle polizze catastrofali. A proposito, il ministro Adolfo Urso ha spiegato: ““Se riusciamo a far comprendere che non è una mini tassa occulta, ma un modo per garantire la continuità produttiva e mettere in sicurezza il sistema economico e sociale, è un’opportunità che diamo alle nostre imprese”. E quindi ha esortato le compagnie a non aumentare i premi: “Serve arginare sul nascere ogni forma di speculazione sulle polizze e soprattutto rispettare lo spirito della norma, con liquidazioni tempestive che tendano una mano a chi è in ginocchio a seguito di catastrofi”. E su questo argomento è arrivato anche il parere del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, secondo cui “l’attività assicurativa assolve a una funzione sociale, contribuendo alla coesione della società italiana, anzitutto attraverso strumenti che rendono possibile ripartire in maniera efficace su ampie collettività gli oneri degli eventi anomali, proponendosi, inoltre, quale attrice di stabilità finanziaria, come protagonista negli investimenti di lungo periodo e nel contributo alla sostenibilità del debito pubblico nazionale”. E in particolare: “La limitazione dell’impegno dello Stato nella copertura di alcune tipologie di calamità derivanti da eventi climatici estremi rende ancora più rilevante la protezione assicurativa, circostanza che non esonera, naturalmente, le istituzioni dagli obblighi della prevenzione. Il crescere dei bisogni in ambiti come la previdenza e l’assistenza sanitaria, con il divario rispetto alle risorse pubbliche destinate, si colloca nella medesima tendenza”. Insomma, sì a un maggiore coinvolgimento del privato ma lo Stato deve continuare a fare lo Stato.
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