Astensionismo e cittadini: una sfida urgente per la democrazia italiana
In Veneto ha vinto Stefani, in Puglia ha trionfato Decaro, in Campania si è imposto Fico? Certamente sì, ma il vero vincitore dell’ultimo voto regionale – al pari delle recenti competizioni elettorali in Italia – è stato senza dubbio l’astensionismo. La partecipazione, infatti, continua a scendere, segno di un distacco crescente tra politica e cittadini. Non si tratta più di un fenomeno episodico, legato a specifiche tornate: l’astensionismo rischia di divenire una costante strutturale della vita democratica italiana.
La percezione della politica come un sistema chiuso
Molti elettori percepiscono la politica come un sistema chiuso, dove i volti e le dinamiche rimarrebbero spesso gli stessi. I cambi di schieramento, le promesse ripetute e ma non mantenute, la difficoltà nel vedere una classe dirigente rinnovata e credibile potrebbero alimentano l’idea che partecipare o meno, in fondo, non faccia una grande differenza. Cosa che poi realmente non è. Alla luce di tutto questo, dunque, l’astensione non resta solo un segnale di sfiducia, ma porta in grembo anche un forte messaggio politico. Quando milioni di cittadini scelgono di non esprimere il proprio consenso nelle urne, sta dicendo che non si riconosce nelle proposte in campo.
Quale l’errore da evitare?
Che l’astensionismo venga considerato “normale”, un semplice dato statistico. Quando in realtà è il sintomo di un malessere che, se ignorato, può erodere lentamente la qualità della democrazia. Per invertire la rotta, serve un lavoro profondo, quasi una rivoluzione culturale: ricostruire fiducia, rinnovare la classe dirigente, parlare il linguaggio della realtà quotidiana delle persone. Perché finché l’astensionismo continuerà a essere il primo “partito” del Paese, nessuna vittoria potrà dirsi davvero completa.
Astensionismo e cittadini. Le dichiarazioni
Ma cosa ne pensano i cittadini? Abbiamo raccolto qualche riflessione. Per Marta, direttrice di studio, “il forte astensionismo è un segnale preoccupante: mostra la crescente distanza tra politica e cittadini e l’incapacità delle istituzioni di coinvolgere davvero la comunità e affrontare i temi che contano. Tra le cause principali, a mio giudizio, ci sono sfiducia verso la classe politica, percezione che il voto non cambi realmente le cose e crescente disinformazione attiva che indebolisce la partecipazione democratica”. Questa la posizione di Giacomo, 39enne parrucchiere, romano di Monteverde: “Secondo me, la maggior parte degli astensionisti proviene dall’area progressista: sono persone deluse da una sinistra che, ai loro occhi, non esiste più o non rappresenta più i valori e le battaglie che un tempo l’hanno distinta”. Così, Fabio, consulente di comunicazione politica: “L’astensionismo è il lato politico di un fenomeno sociale molto più preoccupante che è il menefreghismo. L’atteggiamento di indifferenza, noncuranza verso i propri doveri, le responsabilità e i diritti altrui sono alla base dell’astensionismo. Non è tutta colpa della politica”.
La sfiducia nelle figure politiche
Per Marco, agente assicurativo di Napoli, “negli ultimi anni, all’interno dei partiti continuano a comparire sempre le stesse figure, mentre i cambi di casacca si sono rivelati continui ma sostanzialmente inutili. A mio avviso, tutto ciò ha contribuito ad alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti di politica e voto. Questo vale in particolare per i giovani che, a differenza dei più anziani, non percepiscono l’esistenza di una classe dirigente realmente preparata e competente, come invece accadeva decenni fa. Personalmente, non vedo più leader politici paragonabili a quelli degli anni ’60, ’70 e ’80, che hanno segnato la storia del nostro Paese. L’alta astensione di oggi è figlia proprio di questa crescente disillusione”. Sulla falsariga Patrizia, pensionata del litorale romano: “Si è perso il senso civico che ci faceva considerare il voto come obbligo/diritto. La gente pensa che “tanto non cambia nulla” o “sono tutti uguali”. Dovrebbero capire che invece dall’esito del voto dipende la vita di tutti i giorni”. Infine Costantino, giornalista: “L’astensionismo non è gente che rinuncia al voto: è un terremoto silenzioso, il segno che troppi non credono più che la politica possa cambiare la loro vita. È la crepa aperta di un Paese che si sente ignorato e che aspetta ancora qualcuno davvero disposto ad ascoltarlo”.
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