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L’atomo e l’idrogeno, dove va l’energia italiana

di Giovanni Vasso -

TRENO A IDROGENO CORADIA STREAM


Atomo e idrogeno. Il futuro dell’energia italiana, almeno secondo il governo, passa proprio da qui. Il vicepremier Matteo Salvini lancia l’ipotesi di una centrale nucleare che entrerà a regime nel 2032 mentre a Civitavecchia si avvia la Hydrogen Valley nell’area retroportuale. Il taglio del nastro è arrivato qualche giorno fa. Il progetto è stato finanziato con poco meno di 7,5 milioni di euro giunti dal Pnrr. Il presidente dell’autorità portuale del Mar Tirreno Centrale, Pino Musolino, ha spiegato: “Il progetto presentato oggi, si inserisce nel progetto europeo Life3H, già partito nel 2021nel quale noi assieme alla Regione Abruzzo, abbiamo iniziato il lavoro di utilizzo di  idrogeno verde come fuel per la mobilità degli autobus portuali dando così effettivamente vita alla prima Hydrogen valley portuale d’Italia qui a Civitavecchia”. E dunque ha aggiunto: “Abbiamo messo in pratica una strategia di lungo periodo ma per fare riconversione energetica abbiamo bisogno del supporto delle istituzioni. La visione e le capacità ci sono ma dobbiamo essere messi in condizione di lavorare”.

La visione c’è. Anche a Palazzo Chigi. Il ministro all’ambiente e sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha gonfiato il petto d’orgoglio: “L’Italia ha investito 3,6 miliardi nel creare le condizioni per la produzione di idrogeno; l’idrogeno è uno dei veicoli importanti per il futuro, è chiaro che deve trovare un equilibrio di mercato, di prezzo e delle modalità di utilizzo. Però, certamente, l’idrogeno è per noi una delle gambe della nostra produzione pulita”. Idrogeno, dunque, ma anche atomo. L’altra gamba, a quanto pare, è quella nucleare. Matteo Salvini ha riferito di aver chiesto “ad alcuni tecnici: se noi domani, nel 2024, superando il dibattito ideologico su referendum sì, referendum no partissimo con i lavori quanto ci mettiamo?”. E i tecnici gli avrebbero risposto che “ci vogliono 7-8 anni”, quindi, ha detto Salvini “significa che nel 2032 si può accendere il primo interruttore”. Il vicepremier, però, è consapevole che non sarà così semplice: “Il difficile è passare dalle parole alla pratica. Bisogna coinvolgere almeno quattro ministeri, magari coinvolgendo anche il Comitato tecnico per il coordinamento economico. Bisogna coordinarsi, e a livello europeo non bisogna ragionare ideologicamente”.

La prima risposta, a strettissimo giro, gli è arrivata proprio dal governo. Il ministro al Made in Italy Adolfo Urso ha detto: “Salvini ha detto che ci vorranno 8-9 anni, in questa legislatura dobbiamo porre le basi perché ciò accada, nella prossima altri potranno inaugurare la centrale. Credo che questo si chieda a questo governo per l’obiettivo dell’autonomia energetica”. E ha aggiunto: “Dobbiamo riaprire consapevolmente la strada per reattori nucleari di nuova generazione per produrre quell’energia che serve alle imprese e alle famiglie soprattutto per quello che sta accadendo nel mondo. Ci stiamo liberando con grande difficoltà dalla dipendenza del gas russo. La nuova guerra nel Medio Oriente oltre ad aver avuto degli impatti sul prezzo del gas può averlo su quello del petrolio. Dobbiamo essere consapevoli di ridurre la dipendenza e raggiungere l’autonomia strategica energetica. Bisogna andare avanti su questa strada”. Un’altra apertura è arrivata dallo stesso Pichetto Fratin: “Vogliamo ragionare su un’energia che ha una produzione lineare e continuativa e che ha, però, uno strumento che la produce che dà il massimo della sicurezza. Io sono convinto che la richiesta di energia sarà in costante crescita; l’Italia si è impegnata ad arrivare alla neutralità al 2050 ma, rispetto all’utilizzo dei fossili, che sono il carburante da eliminare, abbiamo ancora della strada da fare e le rinnovabili non saranno sufficienti a dare una garanzia di continuità”. E, sull’energia nucleare e le nuove centrali, Pichetto è chiaro e “cita” il vecchio referendum: “Era riferito a quel vecchio modello di centrale, è un po’ come se fai il referendum sulla bicicletta e poi dici che è vietata anche la Ferrari, e noi stiamo discutendo di Ferrari in questo momento”. Quanto ai tempi: “Mi hanno chiesto ’nel 2032 il primo impianto?’ Io vedo prima gli Small Reactor che non altri strumenti, non lo so, ho creato una piattaforma per avere informazioni”. Atomo e idrogeno. La linea dell’energia del futuro è tracciata. La sfida, però, resta legata alle esigenze del presente.


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