Dalla risoluzione sul nucleare anti iraniana fino all'attacco da parte di Israele: cosa sta succedendo
È la mattina del 12 giugno quando l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) dichiara per la prima volta, dopo oltre venti anni di trattative e ispezioni, che l’Iran non ha rispettato gli accordi di non proliferazione. È un segnale senza precedenti da parte dell’organismo internazionale di controllo sul nucleare. A guidare le fila della risoluzione anti-iraniana sono Francia, Germania e Gran Bretagna. La risposta del portavoce iraniano presso l’AIEA non si fa attendere: nessuna ulteriore mediazione.
Malgrado pochi giorni dopo sia in programma un incontro in Oman tra il ministro degli Esteri del suo Paese e l’amministrazione Trump è inequivocabile: l’Iran accelererà l’arricchimento dell’uranio oltre il 60% presso la centrale di Fordo e attiverà un terzo impianto nucleare segreto in un luogo sicuro, senza più accettare controlli. Non passano nemmeno 24 ore. Nella notte gli attacchi dell’aviazione israeliana colpiscono diversi impianti nucleari sotterranei, tra cui quello di Natanz. Unità del Mossad che operano all’interno dell’Iran neutralizzano i sistemi di difesa nemici, distruggono i missili balistici. Decapitano i vertici dell’esercito iraniano, uccidono anche alcuni scienziati nucleari impegnati nel programma di arricchimento dell’uranio. Quando varca i confini nemici, l’aviazione israeliana trova i cieli liberi.
Al mattino, il governo di Gerusalemme fa sapere che l’operazione è solo l’inizio di una guerra, proprio come a Gaza. È una svolta epocale da quando nel 2003 Teheran aveva avviato il suo primo programma nucleare. L’interrogativo che circola in queste ore è perché, dopo venti anni di storia di contrattazioni tra l’AIEA e l’Iran, gli accordi si siano interrotti, nel pieno dei colloqui diretti con l’amministrazione Trump. Il passaggio dell’arricchimento dell’uranio dal 45%, soglia dell’uso civile, al 60% non aveva cambiato le carte in tavola. Tutto inizia il 17 aprile 2021. Teheran in quel giorno annuncia all’AIEA l’intenzione di voler aumentare l’arricchimento dell’uranio dalla percentuale oltrepassando la soglia dell’uso civile. È la strada verso la produzione di un ordigno. Annuncia anche quale sarà il sito dove svilupperà il nuovo programma: quello di Natanz.
L’AIEA, però, decide di non interrompere gli accordi e di non introdurre sanzioni. Quando l’anno dopo, nel febbraio del 2022, la Russia invade l’Ucraina scatenando la guerra, le percezioni cambiano. All’Europa è chiaro che l’arricchimento dell’uranio iraniano non è più solo una questione accademica. È un pericolo senza precedenti per la sua sicurezza. L’Iran nella guerra contro Kiev è al fianco di Mosca, alla quale fornisce droni e missili balistici a corto raggio. È vero che la Russia è una potenza nucleare, ma l’Iran è decisamente più imprevedibile. Sponsor ufficiale di diverse organizzazioni terroristiche e paria internazionale, non sarebbe la prima volta che organizza operazioni a sorpresa.
Il 9 febbraio del 2022, in concomitanza con l’inizio della guerra in Ucraina, il think tank liberista American Entreprise Institute, a firma di Michel Rubin, pubblica un articolo nel quale spiega perché la possibilità che l’Iran sviluppi una bomba nucleare sporca è più che concreta. “Le Guardie Rivoluzionarie Islamiche hanno fatto progredire lo sviluppo di missili balistici parallelamente al programma nucleare, aumentandone sia la gittata che la precisione. Aggiungete dell’uranio o altro materiale nucleare a una testata altrimenti convenzionale e il risultato sarà una contaminazione nucleare ampiamente diffusa dall’esplosione iniziale”. Il messaggio arriva nelle capitali europee. L’atteggiamento verso il nucleare iraniano ha un brusco cambiamento nelle capitali europee. Le ispezioni ai siti sotterranei si fanno più attente e frequenti. Si scopre che è dal 2019 che Teheran non si attiene più ai suoi obblighi, tra materiali nucleari non dichiarati e impianti ai quali gli ispettori dell’AIEA viene negato l’accesso.
La conclusione arriva il 31 maggio 2025 con il rapporto che porterà alla rottura degli accordi. Per Parigi, Berlino e Londra le violazioni hanno assunto un peso completamente diverso rispetto al passato. Israele ha fatto sapere di aver colpito per primo proprio l’impianto incriminato di Natanz, dove l’Iran nel 2021 aveva annunciato il nuovo programma di arricchimento e di aver distrutto numerose batterie di missili balistici. Le due componenti per un’eventuale bomba sporca. Adesso spetta a Teheran fare la scelta. Con il suo sostegno a Mosca, ha cambiato gli equilibri: l’Europa non è più neutrale. Israele vuole finire la guerra, è disposto a fare fino in fondo il lavoro sporco. L’Iran, se non cede, perderà con ogni probabilità la guerra. Tuttavia, il timore più concreto è che possa portare attacchi terroristici non solo in Israele e in Medio Oriente, ma anche in Europa. Trump è pronto a una risoluzione del conflitto. Dopo aver dichiarato di essere stato al corrente dell’attacco, ha precisato di non essere in alcun modo coinvolto e ha invitato le autorità iraniane a tornare sul tavolo negoziale. Teheran dovrà rimettere in sesto i vertici dell’esercito e poi dovrà decidere.