Editoriale

ATTENTI A QUELLE DUE

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Attenti a quelle due. Le due Italie, le due leader della destra di governo e della sinistra di opposizione. Attenti perché il Paese sta cambiando velocemente, lasciandosi alle spalle la confusione che nell’era dei governi tecnici e senza mandato popolare ha albergato al vertice della nostra democrazia. Comunque la si pensi, un chiarimento su chi oggi propone una ricetta per l’Italia, e chi legittimamente la contesta serve come ossigeno democratico. Non ho mai creduto all’idea che la politica avesse bisogno di uno spazio indefinito, di opposti imbarazzi, per dare l’impressione agli italiani che le soluzioni stiano in un ipotetico centro. In un Paese che ha bisogno di una strada da seguire, che non può fare tutto perché non ci sono i soldi per fare tutto, il quadro politico ha generato la sua naturale mutazione proponendo una radice identitaria alla guida dei due principali partiti: Giorgia Meloni, leader del centrodestra, e da qualche settimana Elly Schlein a capo della sinistra. Che questa sia la strada ce lo dicono le piazze infuocate, le contestazioni, l’idea che una parte del Paese voglia trovare una voce per proporre un’alternativa a chi guida legittimamente l’Italia dopo molti anni in cui i governi erano figli solo di acrobazie parlamentari. Ci voleva. Il fatto è che oggi chi governa deve sapere allargare il proprio consenso a una parte di chi l’ha rifiutato. Il problema è che abbiamo perso troppo tempo inseguendo ricette tecniche, affidandoci a singoli personaggi non rappresentativi della volontà popolare, che in una democrazia rappresentano l’unica benzina per far andare il motore in avanti, elevati a santoni o guru nel nome di una gestione ordinaria di uno Stato che ha invece bisogno di scelte. Ecco perché Giorgia Meloni sul palco della Cgil ha fatto quello strano effetto che anche i suoi detrattori più accaniti hanno visto chiaramente. Perché l’Italia è divisa in due, tra destra e sinistra, fra nord e sud, fra ricchi e poveri, ma non è divisa secondo la tradizionale geografia sociale e politica a cui ci avevano abituati gli ultimi trent’anni. E’ questo che alimenta l’illusione di una terza via, quando invece il fenomeno che sta avvenendo è esattamente opposto e cioè riguarda milioni di italiani che non hanno ancora deciso se credere alla proposta di governo del centrodestra o partecipare alla costruzione di una strada diversa. Saranno loro a muoversi fra i due poli, che nel frattempo muteranno, cambieranno pelle. Tanto a destra quanto a sinistra. Non staranno fermi ad attendere che succeda qualcosa di diverso da quello che ormai è chiaramente l’assetto del sistema politico figlio di decenni di bipolarismo reale. Giorgia Meloni sembra averlo capito già. Il Pd di Schlein ha bisogno di introiettare questa prospettiva politica per azzeccare le scelte dei prossimi mesi. Perché se cercherà di ricomporre il quadro muovendo i dirigenti dei partiti verso una sorta di alleanza buona a tutto e capace di niente non avrà capito il messaggio arrivato dal palco della Cgil, e cioè che oggi un leader politico deve spostare verso il polo di attrazione naturale blocchi di elettori che sono disposti, lo sappiamo da anni, a cambiare la ragione del proprio voto e il simbolo da segnare sulla scheda in virtù dei risultati che giorno dopo giorno si mostrano ai suoi occhi. È per questa ragione che l’Italia sembra sospesa in una lotta a due continua. Dove ognuno crede di avere ragione sull’altro, in una visione d’insieme che comprende tutto, dalla guerra alla crisi economica, dalle strategie per il Covid fino alla politica estera. La soluzione a questo rebus è il dialogo. Il dialogo con chi non la pensa come noi. La dialettica politica che è mancata in questi anni è l’unico mezzo di trasporto sociale capace di portare consenso verso uno schieramento che si propone in maniera netta e chiara individuando le proprie priorità e governando mantenendo il più possibile le promesse. Chi aspetta in mezzo resterà solo.

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