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“Attenti, è una donna vicina al capo…” Così da parma è nato il business dell’aloe

di Rita Cavallaro -

Pizzino


Le mani di Matteo Messina Denaro anche sulla grande azienda della produzione di aloe. Lo hanno scoperto i carabinieri del Ros, grazie alle intercettazioni delle conversazioni tra i fedelissimi del boss, finiti in cella lo scorso 6 settembre nell’ambito del l’operazione Hesperia. Il 26 novembre 2019 Vincenzo Spezia, legato alla famiglia del capo dei capi attraverso il fratello Salvatore Denaro, veniva informato dal castelvetranese Vincenzo Nuccio che tale Ida Sanìcola aveva avviato, con un imprenditore di Parma, un’attività di produzione di aloe. Informazione che ha un solo scopo: infiltrarsi nell’impresa. “Sta facendo l’azienda qua a Campobello, ha cose grosse nel mezzo!”, dice Nuccio. “E ci informiamo subito… in tre giorni abbiamo tutte cose… in tre giorni ti saprò dire com’è combinata, di chi sono i soldi e di non sono i soldi, perché non sono soldi di lei”, assicura Spezia. “C’è un’azienda di Parma, è un’azienda grossa… si mettono a fare piantagione di aloe”, risponde l’altro. Spezia individuava il canale informativo da attivare, dopo avere appreso da Nuccio che la Sanicola era “socia con uno di Castelvetrano” e che “”l’altra volta lei cercava un amico di Castelvetrano”, indicato dallo stesso Nuccio come “l’amico del fratello”. E Spezia rispondeva: “”E allora da qua viene… da qua viene la cosa… ma questo pure lo chiamo… questo lo mando a dire… domani glielo mando a dire io… “interessa a te questa signora? Vediamo cosa mi manda a dire… se mi dice: “sì” a posto. Ma dimmi una cosa: tu con questo amico ci sei? Salvatore””. Quando i due fanno quel nome, i carabinieri non hanno più dubbi: il fedelissimo avrebbe portato il messaggio al fratello del boss, per avere l’autorizzazione a intervenire sull’azienda, perché “”hai capito? c’è da fregargli i soldi a questo di Parma”, precisa. Spezia si rivela buon profeta e il 2 dicembre torna con la risposta da Nuccio, riferendo di aver inoltrato un “pizzino” e che gli era stata confermata la riconducibilità di quell’attività d’impresa alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, ovvero ai Denaro. “Quella cosa come ti ho detto io era, a lui appartiene. Dice di stare tranquillo, che i soldi sono di un industriale di Parma e lei ce l’ha in mano lui. Dice: lei ci ha garantito che i terreni lui glieli ha fatti prendere, che come finiscono di fare l’impianti… fanno quello che devono poi ci danno il lavoro a noi altri”.


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