Attenzione all’Ia nella comunicazione politica
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella comunicazione politica è di fatto un cambio di paradigma epocale (figlio anche dell’epoca dei politici da social) che però apre scenari rischiosi e difficili da controllare. Da una parte, le tecnologie basate sull’IA consentono ai partiti e ai candidati di personalizzare i messaggi, intercettare i bisogni degli elettori e raggiungere segmenti di pubblico sempre più “su misura”. Dall’altra, questa stessa capacità può trasformarsi in un’arma per manipolare (ancora di più) l’opinione pubblica, polarizzare il dibattito e diffondere informazioni fuorvianti o completamente false. Stiamo parlando della creazione e diffusione delle cosiddette fake news, delle bufale. Grazie all’IA generativa, oggi è possibile produrre contenuti falsi in modo veloce, credibile e su larga scala. Video deepfake, immagini ritoccate, dichiarazioni inventate ma verosimili circolano sui social network con una rapidità che rende difficile ogni tentativo di smentita o verifica. Questo fenomeno contribuisce a disorientare cittadini ed elettori, che si trovano immersi in un flusso continuo di informazioni in cui diventa complicato distinguere ciò che è vero da ciò che è manipolato. E non stiamo parlando di boutade macroscopiche come il video del finto arresto di Obama nello studio ovale sotto lo sguardo divertito di Trump – filmato diffuso proprio dal presidente Usa, ma questa è un’altra questione -, ci riferiamo piuttosto a messaggi molto più subdoli. Spammati urbi et orbi in modo ancor più subdolo. Parliamo di una distribuzione strategica, grazie ad algoritmi capaci di capire e anticipare le reazioni del pubblico (che poi è il corpo elettorale). In sostanza, le fake news più divisive o emotivamente coinvolgenti vengono veicolate proprio verso chi è più incline a crederci o a condividerle, amplificandone l’impatto. Il risultato è un’ulteriore frammentazione del tessuto informativo e un crescente senso di sfiducia nei confronti dei media tradizionali, delle istituzioni e della politica stessa. Ecco perché il rischio non riguarda solo la disinformazione, ma anche la qualità del dibattito pubblico. L’IA può alimentare bolle informative in cui le persone ricevono solo contenuti che confermano le proprie opinioni, riducendo il confronto e aumentando la polarizzazione e le risse da stadio. “Nessuno è al di sopra della legge” era il titolo del video fake pubblicato da Trump nei giorni scorsi. Siamo d’accordo e vale a maggior ragione per l’impiego dell’IA nella comunicazione politica. Nessuno strumento è di per sé buono o cattivo, dipende dall’utilizzo che se ne fa: servono paletti etici per l’IA (visto che tanti politici non sembrano avere alcuna remora nel colpire gli avversari).
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