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Auto (ancora) in panne, ecco i dati delle immatricolazioni nella Ue per il primo semestre 2025. E davanti alle cifre campeggia, ancora una volta, il segno meno. Più che un campanello d’allarme, un peana funebre per un settore che non sa più a che santo votarsi. L’Acea, ieri, ha diffuso il report sui dati di vendita per il primo semestre di quest’anno. Le immatricolazioni, nell’area Ue, sono calate dell’1,9%: in tutto sono state immatricolate 5,57 milioni di vetture. Particolarmente penalizzante il dato di giugno che ha registrato una flessione pari al 7,3% che ha letteralmente azzoppato le ambizioni di ripresa del comparto. Un po’ meglio i dati che interessano l’area commerciale che, all’Ue, unisce Regno Unito e Efta: le vendite, qui, sono in calo “solo” dello 0,9% (6,8 milioni di veicoli) e, a giugno, il crollo è stato, in termini percentuali, più contenuto (-5,1% per 1,24 di vetture).
I dati del semestre: l’auto è ancora in panne
Si conferma, di nuovo, in vetta alle preferenze degli automobilisti o di chi ha deciso di acquistare ora un’automobile, la motorizzazione ibrida. È l’opzione preferita dal 34,8% di chi ha comprato un’autovettura. Si conferma appetibile, al mercato, anche il plug-in che raggiunge una quota di mercato pari all’8,4% (in aumento di un punto e mezzo). Va male, malissimo, per le motorizzazioni tradizionali. Le auto a benzina calano, sul semestre, del 21,2% ma, tutto sommato, mantengono una quota pari al 28,4%. De profundis, invece, per il diesel. Quella che, solo qualche anno fa, era l’opzione preferita è precipitata nelle preferenze degli automobilisti. Il calo sul semestre è vistoso: sprofonda del 28,1%. Il tonfo, nella quota di mercato, è pure peggiore: solo il 9,4% delle nuove auto vendute ha motore a gasolio. Le ragioni di questo flop sono, chiaramente, nelle normative sempre più stringenti e nei divieti sempre più pressanti imposti al diesel. Non solo a livello comunitario ma, soprattutto, a livello locale. In questo scenario continua a balbettare l’elettrico. I dati, tutto sommato, sono pure buoni. Il guaio è che avrebbero dovuto essere migliori. La quota di auto elettriche vendute è stata pari al 15,6%, in pratica poco meno di 870mila. La Germania continua a credere in questa tecnologia (registrando un’impennata del segmento addirittura pari al 35%) mentre la Francia continua a essere scettica (-6,4%).
La sfida delle marche, Elon flop
L’elettrico, in Europa, non fa più rima con Tesla. Il tonfo della casa automobilistica cara a Elon Musk non è mai stato così plastico, almeno nel Vecchio Continente. Tesla, difatti, ha perduto il 39,5% delle vendite solo a giugno. Un’emorragia che, se viene preso in considerazione l’intero primo semestre 2025, porta il trend al -43,7% a fronte di sole 70.665 auto vendute. Eccolo, dunque, quale è stato il costo dell’esposizione politica che, nei primi mesi di quest’anno, è stato davvero pesante per il tycoon. Se Elon piange, John (Elkann) ha ben poco da ridere. Stellantis continua a perdere terreno nelle vendite. I primi sei mesi di quest’anno hanno registrato una flessione a doppia cifra. Le perdite sono quantificabili nel 11,1%, le vendite complessive sono state pari a poco più di 911mila auto che confermano una quota di mercato che non supera il 16,3%. Se Peugeot, che nel corso del tempo si sta affermando come il brand a basso costo del gruppo, è stabile, Alfa Romeo ha registrato un autentico boom di vendite (+31,7%). Per il resto, è buio pesto. Jeep sprofonda (-13%). Flop Ds e Citroen (rispettivamente -21,4% e -22,3%), malissimo Fiat (-38%). Ma il dato peggiore lo registra il redivivo marchio Lancia che perde addirittura il 79%.
Gli errori Ue
Auto, ancora, in panne dunque. Queste cifre basterebbero ma il Centro Studi Promotor sceglie di andare più a fondo e di mettere a confronto i dati 2025 con quelli del 2019, l’ultimo anno prima della pandemia Covid. I dati sono impressionanti: “Tra i cinque maggiori mercati dell’area solo quelli di Spagna e Regno Unito sono in crescita (+15,2% e +6,7%), mentre la Francia perde il 6,7%, la Germania il 13,8% e l’Italia il 17,4%”. Ma non è tutto: “Il dato più preoccupante è però quello che emerge dal confronto fra la situazione ante-pandemia (2019) e quella attuale che, nel primo semestre rispetto allo stesso periodo del 2019, fa registrare un calo di ben il 19,1%”. In pratica un’auto su cinque è andata in fumo. E i motivi son sempre gli stessi: “Come è noto – dicono gli analisti Promotor -, questa situazione è dovuta in larga misura alla politica dell’Unione Europea per imporre la transizione energetica (o meglio l’auto elettrica) vietando a partire dal 2035 la possibilità di immatricolare auto a combustione interna, cioè a benzina, a gasolio, a gpl o a metano e innescando una crisi profonda dell’industria dell’auto europea che oggi rischia di soccombere per la concorrenza delle auto cinesi e per gli oneri imposti dall’Unione per produrre e lanciare auto elettriche in larga misura non gradite dal pubblico”. Oltre al danno, la beffa. E l’auto, intanto, rimane in panne per un altro semestre.