Autonomia differenziata e giustizia, Fico passa all’attacco
"Prendono in giro gli elettori": nel mirino del candidato del campo largo in Campania c'è l'ex alleato Matteo Salvini
Roberto Fico attacca Matteo Salvini e lo fa sul tema dell’autonomia differenziata. Uno dei grandi argomenti dell’agenda politica della Lega. Che tornerà d’attualità nelle prossime settimane. Con un tempismo che all’ex presidente della Camera appare fin troppo sospetto. Al punto da farne richiamo al voto per gli elettori campani, vieppiù quelli del centrosinistra, che sulla questione hanno le idee chiarissime da molto tempo. E, di sicuro, non sono così favorevoli al disegno di revisione costituzionale caro al ministro agli affari regionali Roberto Calderoli
Fico e i sospetti sull’autonomia differenziata
In una nota, il candidato a governatore del centrosinistra a campo progressista, si lancia in una dura reprimenda. “Ci risiamo. La Lega torna a pressare sull’autonomia differenziata. La vorrebbe riportare all’attenzione del Consiglio dei ministri dopo le elezioni regionali. Un minuto dopo il voto”, spiega in una nota. Fico, poi, va all’attacco spiegando che questa decisione sull’autonomia differenziata servirà a “ingannare i cittadini”. Per l’ex presidente della Camera, il quadro è chiaro: “Fanno così perché sanno cosa pensano i campani e i pugliesi della proposta di Calderoli, una proposta che serve solo a fare un favore elettorale alla Lega. Noi continueremo a contrastare questo scellerato provvedimento che spacca il Paese e aumenta le diseguaglianze”.
“Pieni poteri”
Roberto Fico, però, insiste e incalza gli avversari: “chiama” Berlusconi ma l’attacco, dopo quello sull’autonomia differenziata, è ancora a Salvini. “Il governo rispolvera il progetto di stampo berlusconiano di separazione delle carriere, che a detta di tutti non ha alcun senso, solo per tenere maggiormente assoggettato il potere giudiziario a quello esecutivo”. E chiosa con una bordata manettara che, probabilmente, non farà piacere a tanti dei suoi alleati: “Un’idea di Paese in cui ci sono meno controlli, il governo ha le mani libere e un premier solo al comando ha i pieni poteri. Fanno parte di una continua delegittimazione dei giudici utile a far passare una riforma antistorica. Certo che ci sono stati degli errori, dei comportamenti sbagliati di singole persone. Ma questa legge risponde ad altre logiche: serve al governo, non al Paese”.
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