Politica

La fine degli autovelox rapaci: cosa cambia ora

di Cristiana Flaminio -

Autovelox su una strada. Un 'vendicatore' (o più di uno) dell'autovelox si aggira nel Polesine. Sono 4 gli impianti di controllo elettronico della velocità abbattuti negli ultimi due mesi lungo le strade della provincia di Rovigo. Si tratta dei velox posizionati sulla verticale della strada, montati pali di acciaio, che sono stati segati alla base con un flessibile, in ore notturne. Si suppone si tratti di atti di ritorsione per le multe, più che di puri atti vandalici. Un allarme per i sindac i dei Comuni che gestiscono gli impianti (e incassano le somme delle contravvenzioni), che promettono di reinstallarli quanto prima. ANSA/MICHELE GALVAN


L’autovelox non fa più paura. Il decreto interministeriale che impone il nuovo regolamento per l’utilizzo degli strumenti di rilevazione della velocità è in Gazzetta Ufficiale. E le regole, adesso, cambiano, eccome. In prima battuta, infatti, non sarà più possibile allestire postazioni autovelox subito dopo le curve. Più che prevenire gli incidenti, queste decisioni rischiavano quasi di causarne dal momento che, istintivamente, gli automobilisti sono indotti a frenare di botto alla vista dei drappelli di polizia locale alle prese con i rilevatori di velocità. Inoltre, non si potranno più utilizzare per rilevare e sanzionare velocità superiori ai 50 chilometri orari nelle strade urbane mentre, per quelle extraurbane, il limite minimo da non superare di fissato in venti chilometri in meno rispetto a quelli previsti per legge. Se il limite di velocità massimo su queste arterie è fissato in 110 chilometri orari, non si potranno utilizzare autovelox per sanzionare limiti di velocità superiori ai 90 km/h. Ultima ma non meno importante novità riguarda il posizionamento, o meglio, la segnalazione delle postazioni di rilevamento. Gli automobilisti dovranno essere avvisati almeno un chilometro prima per le strade extraurbane, duecento metri prima per quelle urbane a scorrimento veloce e non meno di 75 metro per le altre arterie. Dentro le città si conferma il divieto di autovelox sotto i 50 km orari.

Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, è andato in tv, a ReteQuattro, a spiegare le ragioni della “riforma” dell’autovelox: “Mettiamo un po’ d’ordine, perché l’Italia non può avere da sola il 10 per cento degli autovelox di tutto il mondo. I rilevatori si dove ci sono incidenti, dove c’è una scuola, un asilo nido, una casa di riposo, un ospedale, una strada stretta, è sacrosanto; ma l’anarchia dell’autovelox ovunque – su stradoni anche a due o tre a quattro corsie, magari mezzo nascosto per fregare l’automobilista, il camionista o il motociclista – non sarà più possibile”. Forza Italia esulta e riferisce che quella sui rilevatori è “una battaglia storica” del partito mentre il Partito democratico si dice scettico e teme che così facendo il governo strizzi l’occhio “a chi scambia la strada per una pista” e, soprattutto, “leda l’autonomia dei Comuni”. Ma sono proprio i Comuni nel mirino dei consumatori. Il Codacons applaude alla “riforma” e attacca: “L’arrivo del decreto sugli autovelox prima delle vacanze estive garantirà gli automobilisti che si sposteranno lungo la penisola per raggiungere i luoghi di villeggiatura, ed eviterà la solita raffica di sanzioni elevate ogni estate dai comuni che sfruttano gli autovelox per fare cassa”. Per i consumatori: “Gli autovelox non possono trasformarsi in un bancomat usato dai comuni per prelevare soldi”. Accuse suffragate, per il Codacons, dalle stime dei siti specializzati: “L’Italia conta 11.303 apparecchi per la rilevazione automatica della velocità. Una invasione di autovelox che spesso non va di pari passo all’esigenza di garantire la sicurezza stradale”.

Una considerazione che, in parte, è condivisa anche dal presidente della Conferenza delle Regioni, nonché governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: “Non c’è dubbio che la velocità va controllata, ma senza rischiare che questa diventi una richiesta di riscossioni aggiuntiva da parte degli Enti locali. Per questo serve equilibrio”. Fedriga ha poi proseguito: “Penso che un altro tema su cui dobbiamo interrogarci siano le distanze di sicurezza, soprattutto quando si va a certe velocità. Perché alcune volte là dove non viene rispettata la distanza di sicurezza, pur viaggiando a velocità più ridotte, è molto rischioso andare a qualche chilometro in più. Serve razionalità nel giudizio e non farsi guidare emotivamente, ma cercare di essere incisivi nel contrasto degli incidenti stradali”.


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