Avanti con le riforme. Nonostante i giudici politicizzati
Avanti con le riforme, dal premierato, all’autonomia differenziata e a quella di Roma Capitale, passando per la separazione delle carriere. La garanzia che il governo è determinato a procedere su tutti questi dossier è stata fornita direttamente dalla premier Giorgia Meloni, che dal palco del Meeting di Rimini non ha risparmiato stilettate alla magistratura. O meglio, le parole della Presidente del Consiglio sono state indirizzate alle “invasioni di campo di una minoranza di giudici politicizzati che provano a sostituirsi al Parlamento e alla volontà popolare”. Il riferimento è evidentemente rivolto alla riforma della Giustizia che, ha detto Meloni, non vuole rappresentare un viatico per “sottomettere il potere giudiziario al potere politico, come dice qualcuno, ma al contrario” ha l’obiettivo di “rendere la giustizia più efficiente per i cittadini e meno condizionata dalle correnti politiche, di liberarla dalla politica”. Un affondo arrivato a circa dieci giorni dalla fine della pausa estiva dei lavori parlamentari, quando il testo sulla separazione delle carriere riprenderà il suo iter alla Camera. Si tratta della seconda lettura a Montecitorio, quindi l’esame del provvedimento non prevederà la possibilità di presentare il testo sul quale i gruppi parlamentari dovranno, dunque, esprimere solamente un voto ’secco’ sulla legge costituzionale dopo la relativa discussione. Ma la stoccata della premier alle toghe non si riferiva esclusivamente alla riforma della giustizia. Nel mirino di Girogia Meloni c’era infatti anche il tira e molla tra governo e magistratura che ha a lungo tenuto banco per quanto riguarda un’altra sorta di riforma che il governo vuole attuare, quella sulla gestione dei migranti. Proprio a proposito del capitolo immigrazione, l’inquilina di Palazzo Chigi ha avvertito che “ogni tentativo che verrà fatto di impedirci di governare questo fenomeno con serietà e determinazione sarà rispedito al mittente”. Poi, quasi lanciando un vero e proprio guanto di sfida, ha aggiunto che “non c’è un giudice, politico o burocrate che possa impedirci di far rispettare la legge dello Stato italiano, di garantire la sicurezza dei nostri cittadini, di combattere gli schiavisti del terzo millennio e di salvare vite umano”. Una posizione forte, ribadita con parole altrettanto pesanti, anche sulla scorta della convinzione che sulla questione migranti anche l’Ue ha cambiato posizione proprio in virtù del progetto riformatore italiano.
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