Attualità

Non ci resta che il Giappone – Viaggio nell’Italia dell’invidia

di Francesca Albergotti -


Cento anni fa Kierkegaard pensava che l’invidia fosse ammirazione segreta, felice “perdita di sé” se limitata ad ammirazione, infelice se si fosse deformata in invidia. Tempestata come tutti da immagini terrificanti vere o false che siano, prostrata da panorami geopolitici indiscutibilmente imponderabili, in bilico fra una maligna schaudenfreude (meglio a loro che a noi) e lacerante compassione non avrei mai immaginato che un giorno sarei arrivata a rodermi d’invidia (non ammirazione) per il fenomeno degli hikikomori che dal Giappone si sono espansi in quasi tutto il globo terrestre.

Sono quei giovani che perdono interesse per il flusso della vita e preferiscono decidere di rinchiudersi nella loro stanzetta senza dar noia ai genitori, se non per la preoccupazione di avere un figlio imprigionato di propria volontà. È un fenomeno che conta in Giappone circa 1.000.000 di isolati sociali e secondo le stime degli psicologi in Italia stanno raggiungendo velocemente quota 100.000. Io, anche se magari non sono più abbastanza giovane penso spesso a quanto vorrei chiudermi in camera e rimanere lì con tutte le mie comodità, rimbambendomi di serie televisive e programmi culinari, lontana da un mondo sempre più oscuro. Devo confessare un’altra invidia imbarazzante, quella verso i creatori di NPC (non playble character nei video giochi).

Un fenomeno abbastanza recente, al solito l’hanno architettato quei prodigi d’ingegno e di fantasia degli Statunitensi, a noi l’idea è piaciuta parecchio e in un lampo l’abbiamo fatta nostra. Di fatto funziona così: un essere umano si tramuta in uno di questi “cosi” che vagano negli schermi dei videogiochi, programmati per fare solo un movimento o dire un’unica frase e che vengono citati dai giocatori come “personaggi senza coscienza”, come se i personaggi manovrati da un joystick la coscienza l’avessero. Insomma, selezionata con vena creativa e personalizzata una serie di parole, di espressioni e di movimenti scippati a un NPC è tempo di mettersi su TikTok e aspettare che arrivino le “ricompense”: cuori, le monete, i fiorellini.

A ogni simbolo il nostro NPC replicherà le frasi e i movimenti relativi alle donazioni. Donazioni che non sono un granché, più o meno 1 centesimo ogni mille regali, però vuoi mettere il gusto di stare ore in video con l’unica funzione di ringraziare i generosi utenti con una mise en scene che non prevede alcuna scelta o decisione, partecipazione né contorte interpretazioni? Senza coscienza appunto, ma che gran sollievo. Chi non invidio invece è la signora incinta che non avendo scelto di essere un hikikomori era uscita di casa per passeggiare e sgonfiare un po’ le caviglie scegliendo i sanpietrini di via Frattina a Roma. Improvvisamente si è sentita piombare addosso un rotweiller, più o meno 50 chili di muscoli e nervi.

Si era sentito dire di piogge di rane, di vermi e di pesci, addirittura meduse e ragni, ma cani? Fino ad ora sono stati considerati fenomeni metereologici, un violento vento transitando su bacini d’acqua potrebbe aver trasportato via gli animali che ci stavano sguazzando per scaricarli poi in altro luogo. Comunque per fortuna nel caso del cane la turbolenza non c’entra, pare stesse inseguendo il gatto e nella foga non abbia considerato l’indubitabile superiorità atletica e mentale del mondo felino e una volta sulla ringhiera del balcone era ormai troppo tardi.

Mi spiace per la signora in transito e anche per il cane sconsideratamente giocherellone. Un’altra categoria che non invidio in queste novembrine giornate minacciosamente tiepide è quella dei commercianti di abbigliamento e affini. La categoria denuncia un 25% di calo nelle vendite rispetto all’anno precedente, nessuno vuole smettere di portare i sandali per comprare degli stivali con il pelo, tanto meno golf di lana o cappotti.

Se i saldi cominceranno come al solito i primi di gennaio andrà a finire che i negozianti avranno a disposizione una ventina di giorni scarsi per vendere la collezione invernale, giusto per fare i regali di Natale, anche se ormai ci siamo fatti più furbi (e forse più poveri) e aspettiamo i saldi o meglio il “black Friday”, altra indovinata iniziativa importata da oltreoceano, sequenziale al per noi esotico Thanksgiving con corredo di tacchino incuffiettato, patate dolci e zucche che un anziano vicino di casa mi ha confessato non aver mai coltivate se non come cibo per maiali, “Noialtri non le mangiavamo, altro che tensgivi”.

Purtroppo sono state anche arrestate la moglie e la suocera del deputato Soumaoro che avrebbero potuto dare un piccolo contributo alla categoria dei commercianti in crisi. In nome del “diritto all’eleganza” ma specialmente consapevoli della responsabilità di dover supportare e assistere categorie a rischio le signore avrebbero comunque organizzato un solidale “shopping compulsivo”. Chissà se da casa potranno dare una mano anche a Bezos con qualche acquisto online. Loro però non le invidio. Per niente. Kierkegaard pensava anche che l’idealismo ci avrebbe portato inevitabilmente a una scarsa coerenza fra parole e azione. Cento anni fa.


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