Politica

Balneari e rifiuti, rischio impasse per Governo e maggioranza

di Alessio Gallicola -

Aerial view of beach in Italy with parasols


Ddl Concorrenza: non c’è accordo sulle concessioni, slitta il voto in Senato

Slitta alla prossima settimana il voto in Senato sul Ddl Concorrenza, a vuoto le riunioni di governo e maggioranza, ancora senza accordo in Commissione sulle concessioni balneari, la parte critica dell’impianto del provvedimento. Una giornata di incontri infruttuosi, caratterizzata dall’attesa dei partiti di conoscere la posizione del governo, orientato a confermare il ricorso alle gare. Il Ddl prevede che il sistema delle gare parta entro il 31 dicembre 2023, ma un emendamento dei relatori propone che prima si proceda a una mappatura delle spiagge, con relativa proroga fino a cinque anni delle concessioni.

Un ritardo insopportabile per alcuni partiti, tra cui il M5s, che parla di “una golden power per le spiagge, un modo per banalizzare il concetto di sicurezza nazionale costruendo soltanto un paravento per le lobby che da decenni bloccano le riforme”. Rincara la dose il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, che definisce “un golpe contro le spiagge” il tentativo di governo e maggioranza di prorogare le concessioni. E una mobilitazione è stata indetta per sabato prossimo a Milano dalla Campagna “Fermare il Ddl Concorrenza, difendere acqua, beni comuni, diritti e democrazia”. Ma in aiuto dei balneari arriva Salvini, che prevede “un’estate eccellente grazie agli operatori del Made in italy, a cui diamo una mano anche cambiando il Ddl Concorrenza e aiutando coloro che da decenni si sacrificano, i balneari”.

Il rinvio della votazione in Commissione porta, dunque, ad uno slittamento dell’ok dell’Aula alla prossima settimana, circostanza non gradita al governo, che aveva puntato a chiudere l’iter entro giovedì, avendo in precedenza sciolto i nodi che riguardavano le concessioni idroelettriche e del gas. Ma l’allungamento dei termini della proroga è evidentemente un ostacolo troppo alto per essere superato in tempi brevi.

Sull’altro tema caldo, quello dei rifiuti, invece, sembra più vicina l’intesa della maggioranza per confermare l’impianto dell’articolo 12, oggetto della raffica di polemiche e preoccupazioni piovute da giorni sul tavolo della Commissione da Anci, sindacati e Utilitalia. Motivo del contendere, in particolare, gli emendamenti che prevedevano la possibilità di spacchettare il servizio integrato con la previsione di rendere obbligatoriamente disponibili sul mercato le attività di recupero e smaltimento, erogabili in regime di libero mercato e non più svolte direttamente dal gestore del servizio di raccolta in un’ottica di ottimizzazione dell’attività e di integrazione della filiera.

Particolarmente critica Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche. “Lo sviluppo dell’economia circolare in Italia – aveva sostenuto Luca Mariotto, direttore del settore Ambiente della Federazione – viene messo a rischio. Il Centro Sud non deve essere ulteriormente penalizzato da un sistema dei rifiuti caratterizzato da una gestione frammentata, da costi più alti e servizi non adeguati”.

Una frammentazione che, secondo le imprese, penalizzerebbe innanzitutto il Centro Sud, dove questa formulazione è già presente, con il risultato di tariffe medie più alte che altrove. Proprio per questo gli operatori, pronti alla sfida della concorrenza, tengono sempre alta l’attenzione rifiutando la logica dello “spezzatino”, che non aiuta la qualità del servizio.

Se confermata dal voto in aula, la riproposizione del provvedimento nella stesura iniziale farebbe tornare, tra l’altro, il provvedimento nell’alveo del lavoro finora svolto dall’esecutivo, che ha investito 1 miliardo e 600 milioni di fondi Pnrr per i Comuni.


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