Economia

Banca rossa

di Giovanni Vasso -

NUOVA SEDE UBI BANCA VIA NAZIONALE CONSULENZA FILIALE SPORTELLO


La prudenza non è mai troppa. Soprattutto se si parla di banche. Lo stato di salute del settore creditizio è buono ma non si deve abbassare la guardia. Che basta poco per finire, in un attimo, come negli Stati Uniti o in Svizzera. E mentre non sono ancora del tutto smaltite le tossine della grande paura che si è abbattuta (anche) sull’Europa, con le fibrillazioni delle banche regionali americane, il crac del Credit Suisse e le scosse che hanno interessato Deutsche Bank, la finanza e il credito italiano ingaggia una nuova battaglia. La preoccupazione delle banche italiane si chiama “extraprofitti”. Una sorta di fantasma, dal momento che, come ha spiegato al Festival dell’economia di Trento, Antonio Patuelli, presidente dell’Anbi, si tratta di una cosa che “non esiste” perché altrimenti “esisterebbero anche le extra perdite”. Patuelli ha tuonato: “Veniamo da un decennio di estrema difficoltà delle banche in cui le banche si sono trovate da sole ad affrontare i problemi. Se lo Stato non poteva aiutare le banche quando erano in difficoltà, non può approfittare ora di un momento di ripresa”. E quindi: “In questi anni in cui ci sono stati 12 salvataggi delle banche, 11 a carico di banche concorrenti e uno a carico dello Stato e una banca è finita allo Stato. È bene ricordarsi anche questo aspetto”. Patuelli ha poi rivendicato “le ristrutturazioni” fatte “senza mandare in strada nessuno” oltre “allo smaltimento dei crediti deteriorati”. Pertanto: “Quando è arrivata un po’ di ripresa dai tassi non si può dimenticare tutto il lavoro che abbiamo fatto”. Giù le mani dagli extraprofitti, dunque. Ammesso che esistano.

Il fatto che oggi le banche guadagnino non deve far venir meno l’attenzione sulla tenuta del settore. Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Bce, ha spiegato che, nonostante le profonde differenze con quelle americane, anche per le banche europee “è un periodo con livelli di rischi elevati” dettati da “incremento dell’inflazione” e dalla “rapida uscita dai tassi di interesse negativi”. Se “l’aumento dei tassi è una buona notizia per le banche europee”, spiega Enria, “però bisogna anche stare attenti perché con turbolenza, invetitori e mercati non guardano solo a redditività ma anche al valore di mercato degli attivi delle banche che ovviamente non può essere negativamente influenzato dall’aumento dei tassi”. Insomma, c’è poco da festeggiare.


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