Economia

Banche, è black friday

di Giovanni Vasso -


È arrivata la bufera. Anche in Europa, dentro l’Unione europea. Il temporale si abbatte sul colosso dei colossi: Deutsche bank. Il gigante bancario tedesco ha aperto la seduta bruciando il 15 per cento e c’è stato bisogno di un deciso intervento pubblico del cancelliere Olaf Scholz per contenere le perdite tra il 5 e il 7 per cento, ai minimi da ottobre scorso. La pessima performance di Deutsche Bank ha trascinato giù le borse europee, Milano in testa che ha lamentato perdite per il 2,35%. Secondo gli analisti è colpa delle stelle. O meglio, dell’irrazionalità dei mercati. Sicuramente, dell’irrazionalità di alcune scelte – come quella svizzera di liquidare gli obbligazionisti per “salvare” gli azionisti di Credit Suisse nell’affaire Ubs – continua a pesare.
Il detonatore ha un acronimo preciso: Cds. Che sta per Credit default swap. In pratica, si tratta di una sorta di assicurazione delle banche europee contro il rischio insolvenza. Per Deutsche Bank, il prezzo è schizzato alle stelle: i Cds a cinque anni per l’istituto bancario tedesco sono arrivati a 222 punti base. Mai così alti dall’inizio del 2019, ma è il trend a far paura: non era mai accaduto prima che si registrasse un aumento così virulento, da un giorno (mercoledì, quando era a 134 punti base) fino a venerdì (prima 198 e poi ancora più in alto). I mercati, ovviamente, lo hanno interpretato come il segnale del liberi tutti: non c’è da fidarsi di Deutsche Bank.
Che, invece, le ha tentate tutte per rasserenare gli operatori. I vertici della banca hanno deciso di rimborsare, in anticipo e cioè il 24 maggio prossimo, bond subordinati (At2) e relativi interessi da 1,5 miliardi di dollari. Per dare un segnale di solidità e affidabilità. Olaf Scholz è intervenuto pubblicamente: “Non c’è ragione di preoccuparsi. Deutsche Bank ha modernizzato ed organizzato il modo in cui lavora, è una banca molto redditizia”. Christine Lagarde ha ostentato sicurezza: “Il settore bancario dell’area dell’euro è resiliente, perché dispone di solide posizioni patrimoniali e di liquidità”. La Bce, inoltre, è pronta a correre in aiuto per garantire, eventualmente, la liquidità che sarebbe necessaria. Proprio Lagarde ha rassicurato l’Ue: “La Banca Centrale Europea dispone di tutti gli strumenti per fornire liquidità al sistema finanziario dell’area euro, in caso di necessità”.
La notizia, però, a Bruxelles ha avuto l’effetto di una bomba. E quando il gioco si fa duro, le istituzioni comunitarie cincischiano. Ursula von der Leyen e Charles Michel hanno annullato la conferenza stampa di rito al termine dell’eurogruppo. Lasciando più di un dubbio negli osservatori: che sta succedendo? E, soprattutto, lasciando ai capi di governo l’onere di mettere la faccia sulle rassicurazioni di prammatica.
Giorgia Meloni, da parte sua, professa fiducia in Lagarde e i suoi sodali. Anche se il crollo tedesco rischia di innescare un effetto domino a cui l’Italia, che alla Germania è legata a filo triplo, non potrà sottrarsi. La premier ha spiegato: “Mi pare ci sia consapevolezza di un sistema i cui fondamentali sono solidi, non mi pare ci sia particolare preoccupazione. Sicuramente bisogna monitorare, bisogna implementare per esempio l’unione bancaria e l’unione di capitali, c’è un lavoro che va fatto, la governance… Ma non perché negli ultimi giorni riteniamo che si possa modificare il quadro, banalmente perché il sistema ha bisogno degli elementi che mancano per la sua piena forza e capacità di impatto. Ma non mi pare che ci sia particolare preoccupazione per un sistema i cui fondamentali sono oggettivamente stabili e solidi”.


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