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BANCHE E TASSI LA GRANDE PAURA

di Redazione -

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È durato pochissimo il sogno di un rimbalzo. Credit Suisse torna a contare le perdite in Borsa. Il titolo, per tutta la giornata di ieri, è oscillato attorno alla soglia più che psicologica dei due franchi ad azione. Chi si aspettava una rapida normalizzazione è rimasto deluso. Nonostante la mano tesa dalla Banca Nazionale Svizzera, gli investitori non si fidano. Ma, dopo le decisioni della Bce che hanno portato i tassi al 3,50%, è il mercato internazionale a non fidarsi troppo. Si teme, anche in Europa, una forte ripercussione sul settore bancario, già messo alla prova dalla combo Silicon Valley Bank-Credit Suisse. Antonio Cesarano, Chief global strategist della banca d’investimenti Intermonte ritiene che “l’emersione dei rischi per la stabilità finanziaria emersi a settembre per i fondi pensione britannici, poi recentemente per le banche regionali statunitensi e poi per Credit Suisse, evidenziano come le manovre restrittive inizino ad avere effetti collaterali progressivamente rilevanti rendendo pertanto l’approdo al 3-3,5% un primo livello importante in termine di tasso sui depositi, in attesa di verificare soprattutto quali saranno gli sviluppi in tema di stabilità finanziaria”. Insomma, siamo arrivati al plateau. Da qui, si può solo scendere: “Viene confermata l’ipotesi di inversione del trend dei tassi di mercato dopo i rialzi dello scorso anno (soprattutto nel corso del secondo semestre), con il focus che si sposta progressivamente sulla stabilità finanziaria e sulle possibili ripercussioni sul credito erogato all’economia”
Una delle pochissime voci che si è levata a favore della scelta dei falchi capitanati dalla “civetta” Lagarde è stata quella dell’Ocse. Secondo cui “le politiche monetarie devono restare restrittive fino a quando non ci saranno chiari segni che l`inflazione di fondo si sia abbassata in maniera persistente. Servono altri aumenti dei tassi di interesse in molte economie, inclusi gli Stati Uniti e l’Eurozona, dove l’inflazione di fondo sta calando lentamente e i tassi resteranno probabilmente elevati ben avanti durante il 2024”. Ma i suoi stessi dipendenti hanno smentito l’organizzazione. Veronica Nilsson, segretario generale della Tuac, accusa: “Irresponsabile chiedere altri aumenti. È la raccomandazione sbagliata di fronte a un rallentamento dell`economia e all`emergere di una crisi finanziaria. L’inasprimento monetario promosso dall’Ocse renderà la situazione peggiore e renderà più costose le soluzioni che la stessa Ocse propone per l`inflazione, come investire in una economia più verde”. Per la sindacalista: “E’ sbagliato mettere in guardia dai rialzi sulle buste paga dopo che gli standard di vita delle persone sono state duramente colpiti dall`aumento dei costi e mentre le imprese stanno realizzando utili da record. Chiedere più flessibilità sul lavoro è molto dannoso. L’Ocse sta mettendo troppa enfasi sui rialzi dei tassi e sulla politica monetaria restrittiva e non abbastanza su misure per risolvere le strozzature delle catene di approvvigionamento che sono alla base dell’alta inflazione”. Gli analisti, intanto, richiamano le “colombe” Bce: “Le prossime settimane potrebbero dimostrare che i pochi cauti avrebbero dovuto forse esprimere la loro opinione in modo più deciso”, ha spiegato Dave Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments. In Svizzera, nel frattempo, c’è il rischio della corsa allo sportello. Al punto che Lukas Metzger, vicedirettore di Esisuisse, organismo di autodisciplina delle banche elvetiche, ha dovuto ricordare ai cittadini che sui depositi fino a 100mila franchi vige una garanzia forte. Che ha già funzionato, in passato. È stata utilizzata per ben nove volte, dal 2007 a oggi. Per piccoli istituti e cifre, tutto sommato, contenute. Ma che accadrebbe se a cadere fosse un gigante come Credit Suisse? Non c’è nemmeno da chiederselo: to big to fail, scatterebbe una strategia precisa. Si staccherebbero gli affari con i clienti svizzeri dal resto della banca proprio per proteggere i depositi. Ma, come fa notare Rsi, c’è un problema: il meccanismo non è mai entrato in funzione finora. E non si sa se funzionerebbe o no.

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