Attualità

Bancomat Autovelox: riesplode la polemica

di Ivano Tolettini -


Riesplode la polemica sulle “stragi dei verbali” degli Autovelox cui fa da contraltare il richiamo alla sicurezza stradale per l’aumento delle vittime. Anci in prima fila coi sindaci.

C’è una polemica tipicamente italiane come quelle degli “autovelox utilizzati come bancomat” dai Comuni ogni volta che si fa la conta delle “stragi dei verbali”. Periodicamente, in ogni landa del Belpaese, accade che gruppi di cittadini tartassati perché pigiano il piede dell’acceleratore oltre il limite, più o meno basso o più o meno alto che sia, si rivolgono all’associazione di turno a tutela dei diritti di utenti e consumatori per contestare quella che in molti definiscono “tassa di passaggio” riscossa come “odioso balzello” da tanti Comuni per far quadrare i conti, dunque per “fare cassa”. Sono gli stessi che magari quando aumentano i morti sulle strade – nel 2022 sono stati 3.159 con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente – alzano il ditino per affermare che ci vogliono più controlli da parte delle forze dell’ordine, sapendo che si tratta di “voci dal sen fuggite” per inseguire le parole di Orazio o Metastasio.

Gli autovelox e la polemica che ritorna

Queste polemiche hanno ripreso vigore nell’autunno 2021 quando è stato pubblicato il decreto Infrastrutture che prevede la pubblicazione nel web i rendiconti comunali delle sanzioni amministrative, leggi multe. Subito è scoppiato ad esempio il caso del Comune pugliese di Melpignano nel Leccese che ha incassato 5 milioni di euro, oppure agli antipodi nel Bellunese, a Colle Santa Lucia, dove sul passo Giau che ha macinato sanzioni per 550 mila euro. Di questi esempi ce ne sono ovunque. Non ultimo quello sulla provinciale del Costo nel Vicentino, dove i sindaci di Asiago e Roana qualche mese fa hanno preso cappello contro l’installazione fissa posta dal collega di Cogollo del Cengio dopo le ripetute lamentele dei compaesani che vanno al lavoro e vengono infilzati come tordi perché non vogliono sentire ragioni di rispettare i limiti.

SVIZZERA
Agli automobilisti italiani, ribatte più di qualcuno, farebbe bene ogni tanto viaggiare in Svizzera dove non solo i limiti sono tassativamente rispettati e chi sgarra rischia la galera, quella vera, ma la polizia nasconde ovunque gli oltre 900 radar, autovelox e telelaser, in dotazione, anche camuffandoli con sacchetti vicono ai cassonetti per rilevare gli eccessi di velocità nei quartieri di Zurigo – e non solo – oltre i 20 chilometri. Nella confederazione anche le auto civetta sono legali e nessuno si sogna di protestare com’è successo molti anni fa in Italia, dove è stato disciplinato l’utilizzo degli apparati che devono essere segnalati agli automobilisti perché l’obiettivo è la prevenzione (della multa) e non la prevernzxione degli incidenti. Così gli articoli dei giornali si sprecano con i periodici richiami dell’Anci ai Comuni perché rispettino le norme. Dieci anni fa in Svizzera è stata varata una legge che vieta di svelare dove sono nascoti i “nemici” degli automobilisti.

SICUREZZA
Tra gli interrogativi che sono tipicamente italiani è se è possibile vigilare sulla sicurezza stradale senza infierire sugli utenti. Come se nei Paesi in cui è stato abbassato significativamente nel corso degli anni il numero degli incidenti mortali a far da deterrente non fosse la paura di incappare nella sanzione che con la patente a punti di fa correre il rischio di perderla. “Non si può pensare di avere la botte piena e la moglie ubriaca, vi colgo quella denagogia tipicamente nostrana”, replica Piergilgo Capovilla, sindaco di Cogollo del Cengio, a quanti hanno protestato per essere incappati nell’autovelox “usato come bancomat”. E’ la solita tiritera rafforzata anche talvolta da ministri, come Salvini alle Infrastrutture, che qualche settimana fa ha ribadito “no a tasse occulte, presto nuove regole” contro gli autovelox per fare cassa. Quasi che rispettare i limiti fosse un odioso sistema vessatorio, anziché un sistema preventivo democratico a tutela degli stessi cittadini, anche perché non appena si pronuncia la parola “tassa da diminuire” in Italia scatta l’applausometro vista l’allergia fotografata dal bilancio pubblico in sprofondo rosso che un bel giorno presenterà il conto. E per l’ennesima volta sorprenderà quegli italiani che ritengono che i pasti gratis esistono per davvero e sulle strade bisogna affidarsi alla tecnologia quel tanto che basta per contrastare quelle sì odiose stragi di cui sono vittime perlopiù i nostri ragazzi. E che fanno scrivere il giorno dopo che la sicurezza non è adeguatamente tenuta in considerazione se i morti sulle strade sono in aumento. Appunto quasi il 10% in più nel 2022, anche se è vero ricordare che c’era stato il Covid nel biennio 2020-2021, e che comunque nei soli fine settimana le vittime italiane nei primi sei mesi del 2023 sono state 600, rimanendo la più alta causa di mortalità tra i giovani fra i 15 e 20 anni.


Torna alle notizie in home