Politica

“Basta slogan stop alla guerra a rischio pace e democrazia”

di Redazione -

GIORGIO CREMASCHI ©imagoeconomica


Da piazza della Repubblica a San Giovanni in Laterano, sabato si scenderà in piazza con un messaggio chiaro: la pace. A richiederla ci saranno numerose associazioni, partiti e organizzazioni, che si ritroveranno a Roma per una giornata di pacifica protesta. In cammino sotto la bandiera della pace, ci sarà anche Giorgio Cremaschi, ex sindacalista ed esponente di Potere al Popolo. “Il messaggio che vogliamo mandare va oltre agli slogan ‘stop guerra e stop armi’”, dice “manifestiamo per la democrazia, che è la prima vittima della guerra”, un fenomeno che insieme alla crisi economica “legittima l’avanzata delle destre in Europa”. Cremaschi non usa di certo mezzi termini, per l’ex sindacalista “la guerra legittima il fascismo” e fa un esempio concreto: “Pensiamo al governo polacco, un governo clerico-fascista, uno dei più reazionari della storia europea, che non solo va contro i diritti dei lavoratori, ma anche contro l’aborto e i diritti civili. Oggi il governo polacco è l’equivalente europeo di Bolsonaro”. Esempi esteri, ma vicini, e per Cremaschi l’Italia non se la passa meglio: “Questo governo è il campione della legittimazione della guerra. Uno dei campioni della Nato. Ricordiamo che Meloni prima delle elezioni aveva dichiarato che il proprio modello è quello della Polonia e sono su quella strada”. Un contesto quindi carico di pulsioni reazionarie: “Anche il linguaggio” dice Cremaschi “che ormai era scomparso dal 1945, oggi è tornato: odio verso il nemico, animalizzazione e militarismo” e proprio sugli armamenti c’è preoccupazione: “Negli ultimi 20 anni, siamo stati l’unico paese del G7 che aveva diminuito le spese militari. Con Draghi sono state fatte ripartire, accentuando il militarismo. Ora con Meloni ritornano ‘Dio, Patria e Famiglia’ che sono da sempre emblema di tutte le forme reazionarie”.La manifestazione di sabato è quindi un atto di democrazia: ma il messaggio è ‘contro la guerra e contro le armi’, cosa che non tutti i partecipanti sembrano condividere a pieno, Infatti per Cremaschi “la partecipazione del Partito Democratico è una contraddizione, che dimostra trasformismo e incoerenza. Una ipocrisia moralmente inaccettabile, perché è vero che una parte di Pd ha rotto gli argini, ma i dirigenti non lo hanno fatto”. Significa che sono a favore della guerra? “Le posizioni si delineeranno tra qualche settimana, quando vedremo se quelli che vengono in piazza votano contro l’invio delle armi”. Difatti, per Cremaschi, l’impegno della sinistra su questo fronte è chiaro “il primo atto è non votare invio di armi. Il decreto è pronto e lì cascano tutti i giochi. Chi vota contro è per la pace, chi vota a favore è guerrafondaio” dice, “è la discriminante, il voto creerà uno spartiacque”. Ma in Italia tutte le forze politiche chiedono la pace “Sì, ma noi siamo per la pace senza aggettivi. Chi chiede una pace giusta, o una pace di Zelensky in realtà non la vuole” e sottolinea “La pace si fa con Putin”. Dal primo giorno della guerra però, l’Italia ha dato pieno appoggio al presidente ucraino: “Draghi in maniera incauta si è messo alle dipendenze di Zelensky, per cui l’unica pace era quella giusta. Ma quella che vuole non è la pace”. La soluzione, quindi, è sì la trattativa e lo stop alle armi, ma è anche una condizione mentale: “Dobbiamo uscire dalla logica che la guerra non si può vincere” dice Cremaschi “Io sono del partito ‘fermiamoci e trattiamo’”. L’appuntamento per la pace è rimandato a sabato, ma già da oggi Unione Popolare e le organizzazioni pacifiste scenderanno nelle piazze italiane per flash mob contro la guerra. Un messaggio che vuole arrivare in alto, al governo e all’Europa.


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