Attualità

Battaglia federale

di Ivano Tolettini -

ROBERTO CALDEROLI MINISTRO


È il chiodo fisso di Luca Zaia e non poteva certo non ripeterlo durante le prime audizioni al Senato sull’autonomia differenziata. Che preferirebbe fosse chiamata federalismo. Prendendo come riferimento uno stato autenticamente federale come la Germania, con l’obiettivo di una vera unità e maggiore omogeneità tra aree dell’Italia: tra un Nord ricco e un Sud che arranca. “Si continua a ripetere che ci sono aree del Paese a due velocità – afferma esordendo in commissione Affari costituzionale – e non è colpa dell’autonomia perché ancora non è stata applicata. Trovo immorale che oggi ci siano zone d’Italia dove i cittadini devono fare le valige per potersi curare o devono vivere senza servizi”. Ecco che per il governatore del Veneto l’autonomia è una sfida comune, perché è “la vera rivoluzione che può dare risposte ai cittadini, soprattutto ai giovani di cui si parla sempre poco”. Egli pone in relazione la “fuga dei cervelli” con la scelta come “destinazioni i paesi squisitamente federali, segnati dalla modernità, dal senso di responsabilità e da minori distanze tra potere decisionale e cittadino”. Egli ribadisce che è un progetto studiato, sostenuto e su cui il Veneto si è impegnato avendo come unico faro la Costituzione. Zaia cita anche l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e l’attuale Sergio Mattarella, che era alla Corte Costituzionale quando il Veneto la consultò per avere il via libero al referendum consultivo che portò alle urne il 57% dei veneti, 2,3 milioni di ogni colore politico: il 98% rispose affermativamente, dopo la sentenza della Consulta contro l’impugnazione dell’allora governo Renzi.

POLEMICHE E ANALISI

Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla bozza di lavoro per i parlamentari uscita dall’Ufficio tecnico del Senato assai critica con il disegno di legge voluto dal ministro competente Roberto Calderoli, quest’ultimo è stato presente per tutta la durata delle audizioni. “Sono soddisfatto per le analisi che ho sentito ed ho ascoltato con grande rispetto tutti i punti di vista – osserva – Chi conosce la materia e ne approfondisce i contenuti nel merito, non può negare il valore e l’importanza di questa riforma per il Paese. Si tratta di una sfida di responsabilità e trasparenza nell’interesse dei cittadini”. L’obiettivo del responsabile del dicastero per gli Affari regionali e le Autonomie nel governo Meloni, è di garantire un’Italia “efficiente e senza più sperequazioni come accade adesso”. Il ministro era contento dopo la prima giornata conclusasi nel pomeriggio perché da più parti “sono arrivate testimonianze positive, per i molteplici spunti di riflessione, anche se non sono mancate obiezioni che sono parse sostanzialmente ideologiche e non corroborate da solidi contenuti”. Dall’entourage del ministro si afferma che da più fonti è arrivato un “pieno e convinto sostegno alla riforma da parte delle istituzioni pubbliche”

CRITICHE

Il capogruppo Pd in commissione Andrea Giorgis, dopo l’audizione del governatore veneto Luca Zaia sottolinea che “perfino dalle sue parole si può trarre l’invito a una maggiore cautela nell’ipotizzare, come fa il disegno di legge Calderoli, ulteriori forme di differenziazione e
autonomia in base all’art.116 costituzione”. Il ragionamento “può sembrare provocatorio, ma se, come ha riconosciuto lo stesso Zaia, vi sono oggi significative differenze nell`attuazione del Servizio Sanitario – continua Giorgis – che si traducono in disuguaglianze tra i cittadini nell’accesso alle cure, obbligando molti a fare le valige per potersi curare, forse, prima di approvare il disegno di legge Calderoli e aumentare le disuguaglianze ed i costi anche in altre materie, sarebbe opportuno capire come riorganizzare un efficiente e universale servizio sanitario pubblico”. Secondo il Pd nel Veneto, come rivendica Zaia, “le strutture ospedaliere pubbliche sono in grado di erogare servizi di qualità e di soddisfare quasi l’intera domanda e la cardiochirurgia non è stata appaltata ad alcun operatore privato”. Il problema per l’esponente del Pd è che siano possibili anche situazioni diverse e che il Servizio sanitario “si sia progressivamente impoverito ed affidato ad operatori privati”.

GIMBE E PERICOLI

“Tenendo conto della grave crisi di sostenibilità del Servizio sanitario, delle inaccettabili diseguaglianze regionali e dell’impatto delle maggiori autonomie, la Fondazione Gimbe propone di rimuovere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere il trasferimento delle funzioni da parte dello Stato, perché la loro attuazione finirà per assestare il colpo di grazia alla sanità pubblica”, attacca il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, durante l’audizione sulle proposte di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata. “I dati – prosegue – confermano che nonostante la definizione dei Livelli essenziali di assistenza risalgano al 2001, il loro monitoraggio e l’utilizzo da parte dello Stato di strumenti quali i piani di rientro e i commissariamenti, persistono inaccettabili diseguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali, in particolare un gap strutturale Nord-Sud”.

LEP

Tuttavia, nel corso dell’audizione iniziata alle 11 e conclusasi nel tardo pomeriggio, durante la quale gli esperti si alternavano con una relazione di 10 minuti, rispondendo poi alle domande dei senatori, anche da studiosi ed esperti di orientamento opposto sono arrivate conferme della bontà del ddl Calderoli. Il docente di diritto costituzionale Alfonso Celotto sottolinea con “favore la mappatura dei Lep, che finalmente è in corso dopo oltre 20 anni, quale modo per attuare pienamente e seriamente il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione”. Infine, Andrea Del Monaco, anche lui guardando da posizioni critiche al regionalismo disegnato da Calderoli “ammette che non esiste all’interno del testo legislativo sull’autonomia alcun riferimento alla possibilità di trattenimento del gettito fiscale da parte dei territori”, tale da aumentare le differenze Nord-Sud.

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