Politica

Battaglia navale

di Domenico Pecile -

MATTEO PIANTEDOSI


Alla fine si è trovata una soluzione che non è una soluzione in una guerra del tutti contro tutti dove, a parte gli immigrati, non ci sono né vinti né vincitori. Si tratta allora soltanto dell’ennesimo, triste capitolo di quella che con superficialità e miopia continua ad essere chiamata emergenza immigrati, quando invece le falle di una politica europea che ancora non ha trovato una soluzione vera a un problema strutturale partoriscono, appunto, vicende come quella delle navi di Catania. Il Governo, dopo quelle che eufemisticamente sono state definite le gaffes del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, è costretto a cantare vittoria. Dopo “la pacchia è finita” di Salvini, ieri è stata la volta del senatore forzista, Maurizio Gasparri, secondo cui la “politica della fermezza paga”, perché “se è vero che alcune persone sono sbarcate per disposizioni sanitarie è pur vero che l’Ocean Viking è stato indotto a navigare verso la Francia e i francesi devono capire che non ci sono soltanto i porti italiani”. Gasparri sottolinea inoltre che Fontex fa notare che le partenze sono legate alla presenza di navi Ong nel Mediterraneo”. Ma sono molti gli osservatori sostengono che il Governo sia stato costretto a far scendere tutti i passeggeri grazie al pressing dell’Ue. La linea dura del governo era stata anticipata dalla stessa Meloni che aveva definito “bizzarra” la scelta dell’autorità sanitaria di far sbarcare “tutti i migranti dichiarandoli fragili sulla base di possibili rischi psicologici”. Poi, l’affondo che ha incendiato il dibattito politico: “A bordo di queste navi non ci sono naufraghi, ma migranti”, frase che il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, ha definito “indecente”, è che è stata stigmatizzata, dalle opposizioni, dalle associazioni umanitarie e anche dalla Cei.
L’obiettivo politico di breve termine della Meloni diventa triplice. Primo: non può eccedere nel braccio di ferro con l’Ue perché sullo scacchiere della trattativa c’è sì l’emergenza immigrati ma anche patate bollenti come il Pnrr e la richiesta di scostamento di bilancio. Secondo: ha lanciato un messaggio per fare sapere a chi è intenzionato a salire sui barconi che in Italia il vento è cambiato è che l’accoglienza sarà subalterna alla fermezza. Terzo: ha bisogno di rassicurare la coalizione ricompattandola sugli obiettivi elettorali della fermezza. “Siamo soltanto all’inizio del lavoro – ha mandato a dire – e c’è ancora molto da fare dopo decenni di propaganda immigrazionista”. Una politica, fa sapere alle opposizioni, che a suo avviso è figlia “dell’interesse nazionale contro cui rema un’intera parte d’Italia. La Sinistra sembra felice di vedere l’Italia attaccata e possibilmente umiliata, ma noi invece lavoriamo per un’Italia rispettata a livello internazionale”.
Insomma, nessun passo indietro, ma gli obiettivi del duo Meloni-Salvini pullulano di ostacoli. Tra l’altro, il viaggio dell’Ocean Viking verso la Francia rischia di inasprire i rapporti politici e diplomatici tra Macron e la Meloni. La quale ha sì incassato l’elogio di Joardan Bardella, fedelissimo della Le Pen, ma ora dovrà fare i conti con le autorità transalpine che hanno bollato come “irresponsabile” la decisione italiana e il suo comportamento, che è stato giudicato “contrario al diritto del mare e allo spirito di solidarietà europea”.


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