Cultura & Spettacolo

Bernardo Casertano in scena e quella viva stupidità angelica

di Nicola Santini -

Bernardo Casertano


Dal 24 febbraio sarà al Centrale Preneste Teatro per le Nuove Generazioni di Roma con lo spettacolo “Dino”. Bernardo Casertano, artista con una lunga gavetta alle spalle, che di recente abbiamo visto nella fiction di Rai1 “Purché finisca bene” e che prossimamente vedremo anche nelle nuove puntate della serie di Canale5 “Luce dei miei occhi” si racconta a L’Identità.
Bernardo, stai per debuttare Roma per poi proseguire in tournée con lo spettacolo “Dino”, scritto e diretto da te. Di cosa si tratta?
“Dino” è il primo tassello di una trilogia sul tema della condizione umana iniziata sette anni fa, proseguita con “Caligola-assolo.1”,che trae spunto dal “Caligola” di Camus e conclusasi quest’anno con “Charta” ispirata al “Pinocchio” nella trasposizione di Carmelo Bene e “Affabulazione” di P.P. Pasolini.“Dino” è un monologo scritto, diretto ed interpretato da me. Trae spunto da “Il re del plagio” di Jan Fabre. Il lavoro nasce da un quesito: Cos’è perfetto? Cosa non lo è? E chi lo decide? Su questo presupposto si basa la vicenda anche se sembra più una ‘danza’ di un angelo, lontano però da ogni cliché sugli angeli. È uno spettacolo che porto in giro da diversi anni sia in Italia che all’estero – all’International Theatre Forum “Alter Ego” a Sofia ha ricevuto la menzione speciale come miglior spettacolo straniero.
Dino vuole essere un uomo e tutto ciò che ne comporta: irrazionalità e stupidità…
Dino è un angelo, benché distante dall’idea che l’angelico incarna nell’immaginario collettivo, ha in quanto tale il suo più grande ‘difetto’, se così si può definire, ovvero l’eternità. Poter essere transitorio, come l’umana specie, è il suo più grande desiderio. Soltanto in questo si traduce il suo essere perfetto, infatti il difetto è il suo abito informale che indossa benissimo. È una creatura sterile che incarna l’origine di ogni prima volta, vuole essere un uomo irrazionale, stupido, che se la fa nei pantaloni. Vuole un corpo che abbia vita e vuole fallire come solo gli uomini riescono. Non so se ci riuscirà.
Qual è il viaggio che speri che lo spettatore possa intraprendere?
Ogni volta che inizio un lavoro parto da un quesito a cui, in genere, non do mai una risposta perché non ce l’ho. Per cui la mia più grande ambizione è sempre sperare di creare domande negli spettatori. Fare in modo che dopo aver visto lo spettacolo ci si possa porre dei quesiti che prima ignoravamo. Questo è quello che spero anche per me quando sono spettatore.
Il teatro è catartico, questo spettacolo come può guidare alla riflessione lo spettatore?
Non so il modo in cui possa guidare ad una riflessione, anche perché in genere le mie di riflessioni, quando lavoro, poi ne generano altre diverse. Un concetto, però, che mi piace portare alla luce, non solo con questo ma anche con altri spettacoli, è la natura fuggevole dell’arte. Amo il teatro perché crea un momento vivibile che una volta passato lascia solo la sensazione di ciò che è stato. Così come la natura umana. Questo manca a Dino.
Passando alla televisione, sei stato co-protagonista della fiction andata in onda su Rai1 “Purché finisca bene – Una scomoda eredità”. Un bilancio?
È stata un’esperienza molto bella. Essere diretto da Fabrizio Costa mi piace sempre molto e mi insegna tanto. Abbiamo girato a Carloforte, un’isola bellissima, ma molto piccola, di conseguenza questo ha creato tanto clamore, ma anche disagio per gli abitanti, perché a volte il set bloccava strade o spiagge. Un giorno che non lavoravo avevo deciso di andare in una spiaggia lontana, molto bella, era ottobre per cui c’era poca gente, ma era ancora molto caldo. Arrivato all’entrata della spiaggia un vigile mi blocca spiegandomi che stavano girando un film per cui l’accesso era vietato e si scusava tanto per il disagio dicendomi in maniera colorita che questi del cinema avevano rotto le p…, io ho sorriso rimarcando la sua affermazione e sono andato via.
Prossimamente ti vedremo anche su Canale5 nella seconda stagione della fiction “Luce dei miei occhi” con Anna Valle: Ci regaleresti qualche anticipazione?
Sì, in primavera sarò nelle nuove puntate, al fianco di Anna Valle e Giuseppe Zeno, anche qui con la regia di Fabrizio Costa. Per ora non posso dire altro.

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