PRIMA PAGINA – L’insostenibile ambiguità di Bibi fra Usa e Hamas (che aiuta Trump)
Montaggio di Gianluca Pascutti
Se si votasse oggi, negli Stati Uniti vincerebbe a mani basse Donald Trump, perché la popolarità di Joe Biden è in caduta libera, soprattutto a causa di Bibi Netanyahu. È sotto gli occhi di tutti, americani compresi, che il premier israeliano non tenga minimamente conto dei consigli del presidente Usa, sul fronte del conflitto contro Hamas a Gaza. Perché eliminare fisicamente Hamas dalla Striscia comporta migliaia e migliaia di vittime civili, tra cui tantissimi bambini, persino chi è ricoverato negli ospedali, bombardati da Tel Aviv perché ritenuti coperture di basi di Hamas. In un commento velenoso, Trump ha fatto presente che Israele dovrebbe rivedere un minimo la comunicazione sull’operazione militare a Gaza, perché il nemico – Hamas – sta vincendo la guerra della propaganda. Il punto è esattamente questo: ogni giorno che passa e che Tel Aviv fa strage di civili perché deve eliminare Hamas e distruggere le sue presunte basi, l’opinione pubblica mondiale (e quindi pure americana) condanna Israele, sempre più isolata.
Pertanto, il conflitto a Gaza, che rischia di allargarsi, con il coinvolgimento degli altri Paesi nemici di Israele, come il Libano di Hezbollah, la Siria di Assad (per non parlare dell’Iran), è ormai un problema politico interno degli States. In vista della campagna elettorale per le presidenziali 2024 – sempre se Trump non venisse condannato prima – i dem sanno benissimo che il presidente uscente è spacciato: Biden, a fronte di una percentuale di americani che simpatizza per la causa palestinese e non per Israele più che raddoppiata in un decennio, passando dal 12 al 26 per cento, perderebbe anche tutti i voti degli elettori musulmani. Come in uno Stato chiave quale è il Michigan, dove c’è la più grande concentrazione di arabi americani nella nazione e oltre 310mila residenti sono di origine mediorientale o nordafricana. Molti nella comunità si stanno coalizzando contro la campagna di rielezione di Biden a meno che non chieda un cessate il fuoco a Gaza.
Bibi non ascolta Biden e tira dritto contro Hamas
Ma il problema è che se anche il presidente Usa chiedesse un cessate il fuoco – e non lo fa – Netanyahu non gli darebbe retta. Anzi, le posizioni del premier israeliano, sempre meno popolare nello Stato ebraico, sono molto pericolose: ha scomodato la guerra santa – proprio come Hamas -, citando la Bibbia per giustificare l’attacco a Gaza (in una sorta di scenario che manda in sollucchero i fallaciani). E lo ha fatto dopo che con il suo governo (il più a destra nella storia di Israele) ha avallato se non fomentato le aggressioni dei coloni ai danni dei palestinesi e la continua espansione dei territori occupati. In questo scenario l’attacco del 7 ottobre da parte dei miliziani di Hamas è la diretta conseguenza di due gravi errori politici da parte di Bibi. Il primo, non aver tenuto a freno gli estremisti nel suo governo; il secondo, ben più pesante, aver ignorato o sottovalutato l’ascesa di Hamas a Gaza. Oggi che anche tutti i palestinesi di Cisgiordania sono con Hamas e che se Hamas si candiderebbe a Ramallah vincerebbe come ha vinto a Gaza, Netanyahu è inchiodato alle sue responsabilità. Come se non bastasse, il premier israeliano intende mantenere il controllo sulla Striscia al termine del conflitto, in netto contrasto con la posizione dell’amministrazione Usa, della maggior parte dei Paesi europei e del mondo arabo, che hanno indicato che l’Autorità nazionale palestinese debba essere coinvolta nel post guerra. Ancora, Bibi ha rifiutato qualsiasi accordo sugli ostaggi, nonostante decine di parenti degli israeliani nelle mani di Hamas siano andati sotto casa del premier a chiederne il rilascio. E poi ci sono quelle dichiarazioni del 2019: “I finanziamenti del Qatar ad Hamas fanno parte di una strategia per mantenere i palestinesi divisi”. Insomma, Netanyahu vuole andare fino in fondo sperando di ottenere una vittoria militare tale che lo salvi di andare a fondo definitivamente. Ma la situazione è insostenibile. Per dirla con Trump: “La principale minaccia globale è il riscaldamento nucleare, a causa delle follie di un guerrafondaio”. Chi è? Biden, of course.
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