Esteri

Biden alza il tiro: “Pronti a uso forza se Pechino invade Taiwan”

Il presidente Usa getta benzina sul fuoco. La replica della Cina: “Non sottovalutare la nostra determinazione”

di Adolfo Spezzaferro -


Il presidente Usa Joe Biden è pronto a usare la forza militare se la Cina dovesse invadere Taiwan. Una presa di posizione che alza la tensione visto che Pechino non fa mistero di voler annettere l’isola. Biden peraltro ha parlato durante la sua prima visita in Giappone da presidente, eliminando qualsiasi dubbio sull’intenzione degli Usa di frapporsi e opporsi all’annessione di Taiwan. Come è noto, il regime cinese considera l’isola territorio appartenente all’unica Cina, nonostante questo comporti tensioni (per adesso) diplomatiche con Washington, alleata di Taipei.
Dal canto suo, Biden non ci gira intorno. A un giornalista che durante una conferenza stampa congiunta con il premier giapponese Kishida gli ha chiesto se gli Stati Uniti difenderebbero Taiwan in caso di attacco, il presidente ha risposto: “Sì”. “Questo è l’impegno che abbiamo preso”, ha detto. In sostanza, Washington, pur essendo d’accordo con la politica dell’unica Cina, non permetterà che Pechino prenda l’isola con la forza. Immediata la replica del ministero degli Esteri cinese, secondo cui gli Usa non dovrebbero difendere l’indipendenza dell’isola né “sottovalutare la determinazione di Pechino”.
Non a caso poi Biden ha parlato in Giappone, che avrebbe un ruolo fondamentale in caso di aggressione a Taiwan, ossia essere la base logistica delle operazioni militari Usa. In caso di escalation, dunque, anche Tokyo verrebbe considerata ostile da Pechino. E questa non è certo una novità. Tornando alle affermazioni di Biden, che di fatto sono un superamento della politica dell’”ambiguità strategica” di Washington, sono un vero e proprio avvertimento a Pechino. Secondo il presidente Usa, la Cina “scherza con il fuoco” ogni volta che fa volare i suoi aerei militari nello spazio aereo dell’isola. Biden ha sottolineato che se la Cina prendesse Taiwan con la forza, “sarebbe un’altra azione simile a ciò che è accaduto in Ucraina e avrebbe un peso ancora maggiore”.
Washington finora ha armato l’alleato Taiwan, senza mai però riconoscerne la sovranità. La presa di posizione di Biden innesca di fatto una escalation. Non a caso Pechino commenta che la strategia Usa sull’Indo-Pacifico sulla formazione delle “piccole cricche in nome della libertà e dell’apertura” ha il solo scopo di contenere la Cina ed è destinata a fallire. Parole che ricordano quelle di Mosca rispetto alla posizione di Nato, Ue e Usa nei confronti della Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi avverte che sarebbe una “strada sbagliata” trasformare l’Indo-Pacific Economic Framework (Ipef) in “uno strumento politico per gli Usa per salvaguardare la propria egemonia economica regionale ed escludere deliberatamente Paesi specifici. A tal proposito, Biden ha un minimo aggiustato il tiro, chiarendo che Taiwan non entrerà nell’Ipef. Una mossa per controbilanciare quanto affermato sulla difesa militare dell’isola in caso di invasione cinese.
Allo stato attuale, dunque, tutto dipende da Taiwan, che finora non ha dichiarato la sua indipendenza. Farlo scatenerebbe la reazione militare di Pechino e a quanto pare quella degli Stati Uniti (sebbene Washington abbia chiarito che nonostante le parole di Biden la posizione Usa nei confronti del nodo sull’unica Cina non è cambiata).
Come è noto, ciascuna delle due Cine rivendica da anni il ruolo di vera erede del grande impero millenario che per secoli ha dominato l’Asia. Taiwan è da anni al centro di una controversia internazionale sul suo riconoscimento di stato sovrano. Come è altrettanto noto, Taipei è la capitale mondiale dei semiconduttori. Pertanto, se Pechino dovesse invadere l’isola e riuscire a mantenerne il controllo, diverrebbe la prima potenza tecnologica al mondo.


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