Esteri

Biden niet

di Ernesto Ferrante -


“Non vedo la necessità di avere negoziati con Biden in Indonesia”. In maniera lapidaria, Putin svuota di significato al G20 e rende vana l’attesa dell’atteso incontro con l’omologo americano. “Non è il momento di parlare di negoziati diretti con Biden, dobbiamo ancora vedere come la Russia parteciperà al G20”, ha detto nel corso di una conferenza stampa ad Astana, in Kazakhistan, a margine del summit della Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia (Cica).

Per il leader del Cremlino “la Federazione russa si è sempre dimostrata aperta ai negoziati se Kiev è matura per affrontarli”. Il naufragio delle speranze di pace, avrebbe un unico colpevole: “una volta che abbiamo ritirato le nostre truppe dalla regione di Kiev, gli ucraini si sono ritirati dal tavolo dei negoziati”.
A una domanda sulla possibilità che l’Ucraina possa esistere come Stato, Putin ha risposto che “l’obiettivo della Russia non è, ovviamente, quello di distruggerla”. “La Russia sta agendo in modo corretto e puntuale”, ha aggiunto.

Parlando dei raid come rappresaglia per l’attacco contro il ponte che collega la penisola di Crimea con la Federazione russa, ha dichiarato di ritenere che “in questo momento ci sia bisogno di attacchi massicci in Ucraina”. Precisazioni sono state fornite anche sulla mobilitazione parziale: “Finirà presto. Verrà completata entro due settimane”, sottolineando che “222mila riservisti sono stati mobilitati su 300mila” e “tutti i mobilitati devono essere formati”.

Parole di elogio e di gratitudine sono state spese per gli Emirati Arabi Uniti, che “si sono offerti di svolgere un ruolo di mediazione tra la Russia e l’Ucraina”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato definito “un mediatore importante” con il quale si è parlato “di come far arrivare il grano ai Paesi più poveri” nell’ambito dell’accordo raggiunto a luglio a Istanbul. Vladimir Putin ha anche riconosciuto l’azione di Erdogan nello “scambio di prigionieri”.

Il leader turco confermato che Ankara lavorerà insieme alla Russia per fare della Turchia un hub per la ridistribuzione del gas russo verso Paesi terzi. L’obiettivo è creare un “centro di distribuzione internazionale” del gas, sottolineando che il territorio più favorevole sarebbe la regione della Tracia orientale, sulle rive del Mar Nero. Questa regione è già raggiunta dal TurkStream, che per Mosca, al momento, è il gasdotto “più affidabile” per l’export.

Al grano si è fatto riferimento anche parlando dell’attacco al ponte Kerch. “Molto probabilmente, ha rivelato lo “zar”, gli esplosivi sono stati inviati via mare, ma non è stato stabilito con certezza se sono stati sfruttati i corridoi per i cerali”. Quasi scontata la ritorsione annunciata: “Se questa ipotesi venisse confermata, metteremo fine agli accordi sulla esportazione del grano”.

Da brividi il messaggio indirizzato alla Nato. “Una catastrofe globale”. E’ quello che avverrà, secondo il presidente russo, se si arriverà ad “uno scontro diretto tra gli alleati della Nato e la Federazione russa”, definito “un passo molto pericoloso che porterà a una catastrofe globale”. Poi un avvertimento finale: “Spero che siano abbastanza intelligenti da non farlo”.


Torna alle notizie in home