Esteri

Biden non ha rivali tra i dem, farà il bis?

di Adolfo Spezzaferro -


A rovinare la festa di Donald Trump non è stato solo Ron DeSantis, il governatore della Florida, confermato dalle elezioni di midterm e lanciatissimo verso le primarie per le presidenziali del 2024, ma sono stati gli elettori. In quella che è stata la seconda più alta affluenza alle urne negli ultimi 50 anni, inferiore soltanto al dato del 2018, anche gli elettori repubblicani non hanno votato in massa per i trumpiani. Anzi. Al contempo, il presidente Joe Biden ha dimostrato di tenere, con un sostanziale pareggio strappato dai democratici, che hanno arginato quella valanga repubblicana tanto temuta.

I trumpiani non sfondano i dem tengono

Anzi, l’effetto Trump sta scemando. Dalle urne delle midterm sono arrivati chiari segnali, di bocciatura da parte dell’elettorato nei confronti degli eccessi, come le teorie della cospirazione, dei brogli elettorali, così come gli insulti e gli attacchi dell’ex presidente. The Don avrà pure imposto i suoi candidati al Gop ma non ha convinto gli elettori a votarli. Alla fine, anche se è molto probabile che la Camera, ora a maggioranza dem, passi sotto il controllo dei repubblicani, lo scarto sarà minimo. Il Senato, invece, dove i democratici hanno strappato la Pennsylvania ai rivali, è appeso al risultato di tre stati: Nevada, Georgia e Arizona. Se i democratici riescono a tenere quest’ultima, dove sono in vantaggio e il Nevada, dove invece sono sfavoriti, non ci sarà bisogno di aspettare il ballottaggio in Georgia, inevitabile perché nessuno ha superato il 50%, previsto per dicembre. Ma un dato è già evidente: nei collegi in bilico si sta dimostrando chiave la figura del candidato. Stanno andando bene i conservatori classici e meno bene i candidati più trumpiani, quelli che si sono rifiutati di riconoscere la vittoria di Biden nel 2020. Una sorta di rivincita del Gop vecchio stampo.

Per Biden i prossimi due anni saranno comunque duri

I prossimi due anni per il presidente Usa saranno comunque difficili. Con il solo controllo della Camera i repubblicani possono comunque fare le inchieste parlamentari, creare problemi non di poco conto a Biden. Basti pensare alla vicenda che lega Hunter, il figlio del presidente, al finanziamento di armi biologiche sviluppate in Ucraina. Così come potrebbe montare l’indagine su reati legati a frode fiscale e falsa dichiarazione durante l’acquisto di una pistola sempre da parte di Hunter. Insomma, se verranno bloccate tutte le inchieste su Trump, ne partiranno altrettante verso il presidente dem. Da sempre è così. Lo stesso vale per i provvedimenti: la Camera non li farà passare. Insomma, al di là della tenuta dei dem e di Biden, per la sua amministrazione verranno comunque giorni difficili. Anche perché al Senato, pure se alla fine il presidente dovesse mantenere la risicatissima maggioranza, dovrà comunque dipendere dal voto di ogni singolo esponente dem.
Per il presidente dem in questa nuova fase si prospettano due scenari paralleli. Da una parte dovrà cercare con più convinzione un accordo con il settore moderato dei repubblicani (rinforzato dalla sconfitta dei trumpiani) sulle priorità del Paese: inflazione, energia, climate change, aiuti economici e militari all’Ucraina. Dall’altra potrà uscire allo scoperto, ricandidandosi per il 2024. Anche perché i dem allo stato attuale non hanno un candidato per un eventuale dopo Biden.

Il problema però non è soltanto politico e in termini di seggi, ma di due visioni opposte che spaccano in due l’America e che finché non ci sarà una netta affermazione di uno schieramento sull’altro non sarà risolto. Le battaglie sui diritti civili – dall’aborto fino alla marijuana legalizzata – mostrano due Americhe contrapposte. E per i restanti suoi due anni alla Casa Bianca Biden non potrà certo venirne a capo.


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