Esteri

Bielorussia, Lukashenko condanna a 10 anni il Nobel per la pace Ales Bialiatski

di Martina Melli -


Il premio Nobel per la Pace 2022, Ales Bialiatski, è stato condannato a 10 anni di prigione da un tribunale bielorusso per “contrabbando e finanziamento di azioni che violano gravemente l’ordine pubblico”.
Lo ha riferito il gruppo per i diritti umani Viasna, da lui fondato nel 1996. Secondo i sostenitori di Bialiatski, il regime autoritario del leader bielorusso Alexander Lukashenko da tempo fa il possibile per metterlo a tacere.
In seguito alle contestatissime elezioni del 2020, è stato arrestato nel 2021 a seguito delle massicce proteste di piazza, e in quell’occasione, è stato accusato di contrabbando di denaro in Bielorussia per finanziare attività dell’opposizione.
I manifestanti sono stati aggrediti dalla polizia e i critici di Lukashenko arrestati e incarcerati durante le manifestazioni.
Bialiatski è finito in tribunale insieme ai due compagni di campagna, Valentin Stefanovich e Vladimir Labkovich.
Stefanovich è stato condannato a nove anni di carcere, mentre Labkovich ne ha ricevuti sette; tutti e tre si sono dichiarati non colpevoli.
La moglie di Bialiatski, Natalya Pinchuk, che ha definito il verdetto crudele, ha rilasciato diverse dichiarazioni sul processo del marito: “Ovviamente si è trattato di un processo contro i difensori dei diritti umani, per il loro lavoro sui diritti umani”. Anche la leader dell’opposizione in esilio in Bielorussia, Svetlana Tikhanovskaya, si è espressa in merito, definendo la condanna “semplicemente spaventosa”. Secondo il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, le accuse erano una “farsa”, e il trio è stato punito “semplicemente per la loro lotta di anni per i diritti, la dignità e la libertà del popolo bielorusso”.
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha definito il verdetto “un’altra decisione scandalosa del tribunale bielorusso negli ultimi tempi”, e, in un post su Facebook, ha chiesto il rilascio dell’attivista. I commenti di Morawiecki segnano l’ultima condanna della Polonia alla magistratura bielorussa.
La Polonia, infatti, il mese scorso, dopo il processo e l’incarcerazione del giornalista bielorusso-polacco Andrzej Poczobut, ha espulso l’addetto alla difesa bielorusso.
Secondo Viasna, attualmente ci sono 1.458 prigionieri politici in Bielorussia.
Le autorità, tuttavia, sostengono che non ce ne sia neanche uno. Nel discorso di premiazione a Bialiatski, Berit Reiss-Anderson, capo del comitato norvegese per il Nobel, ha affermato pubblicamente come il Governo bielorusso abbia “cercato per anni di metterlo a tacere”.
“È stato molestato, è stato arrestato e imprigionato, ed è stato privato del lavoro”, ha detto.
Nella motivazione per il premio, Bialiatski è stato definito “uno degli iniziatori del movimento per la democrazia emerso a metà degli anni ’80 in Bielorussia; colui che ha dedicato la sua intera vita a promuovere la democrazia e lo sviluppo pacifico del suo Paese”.
Nel 1996 Bialiatski ha fondato Viasna in risposta alla brutale repressione delle proteste di piazza di quell’anno da parte di Lukashenko, che all’epoca era presidente della Bielorussia dal 1994.
Nel 2011 è stato incarcerato per tre anni, dopo essere stato condannato per accuse di evasione fiscale, da lui respinte.
Lukashenko, stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin, è oggi considerato l’ultimo dittatore d’Europa. Sempre più dipendente da Mosca per il sostegno economico, politico e militare, ha ospitato le forze russe e ha permesso loro di usare la Bielorussia come terreno di sosta per la sua invasione dell’Ucraina. È stato anche sanzionato per il suo ruolo nell’invasione, così come per l’oppressione politica in patria.
Il mese scorso ha detto che, in caso di provocazione, è pronto a entrare in guerra a fianco della Russia.


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