Esteri

Big Bang Putin

Il guru della Silicon Valley parla di coscienza e futuro “Ecco come la fisica dimostra che lo Zar sta sbagliando”

di Ivano Tolettini -


“Putin e i suoi strateghi stanno drammaticamente sbagliando. Se studiassero le evoluzioni della teoria quantistica capirebbero che guardano alla realtà nel contesto della fisica classica, che predilige la sopravvivenza del più forte e la competizione, mentre con la fisica quantistica, dove tutto è interconnesso, se facciamo del male a un altro lo facciamo a noi stessi. La fisica quantistica è coerente con la cooperazione”.

Gli occhi del fisico vicentino Federico Faggin sono vivacissimi mentre è alle prese con la mappa del la teoria della coscienza. Scienziato imprenditore e inventore dei primi microprocessori, da oltre mezzo secolo è una delle teste più fini della californiana Silicon Valley. Egli ripete che “la fisica quantistica non descrive la realtà esteriore come la maggior parte degli scienziati ritiene, ma quella interiore, e solo così potrà diventare comprensibile ai più”. E lo ha messo nero su bianco in un libro, “Irriducibile”, edito da Mondadori, che in poche settimane è arrivato alla seconda ristampa. Egli si pone l’ambizioso obiettivo di una nuova interpretazione della realtà fisica mediante lo studio della coscienza. Faggin a 81 anni gira l’Italia spiegando al pubblico che la sua teoria modificherà il metodo scientifico e l’interpretazione della fisica.

“Il simbolo non può sostituire l’esperienza vissuta. Cartesio ha ragione quando scrive che la ragione non è nulla senza l’immaginazione, perché la razionalità non basta. Dimostro che la nostra conoscenza fino quando resta a livello simbolico non può essere completa. Dobbiamo comprendere che nell’essere umano c’è una dimensione irriducibile che è la nostra coscienza”.

La sua ricerca della verità ha un’accelerazione nel dicembre 1990, durante le vacanze natalizie.
Fu un’esperienza straordinaria mai provata prima, un risveglio alla mia prima vera natura con un’energia fortissima sprigionarsi dal mio petto che non durò più di un minuto, ma che mi cambiò per sempre.

Perché?
Fino ad allora avevo vissuto in modo meccanicistico. Facendo il fisico impari le cose e vedi che la fisica funziona, quindi abbandoni ad esempio la religione e certi aspetti come la spiritualità. Poiché sei spinto verso la carriera, sei portato a privilegiare la dimensione esteriore. La tua interiorità è messa da parte e arrivi alla conclusione di molti scienziati che tutto quello che esiste è la materia. Così quando moriamo la coscienza, che dicono è una proprietà del cervello, se ne va con il disfarsi del cervello.

Invece?
Non è così, e nell’Irriducibile analizzo questo cambiamento che parte dal mio obiettivo di far derivare la fisica da principi cognitivi anziché materialistici. Ho compiuto l’ultima parte di questo viaggio intellettuale iniziato oltre 30 anni fa, arrivando a una teoria della coscienza nel 2020 con il prof. Mauro D’Ariano, un fisico quantistico dell’università di Pavia

Ma non può apparire una teoria filosofica?
No, perché abbiamo trovato l’anello di congiunzione tra l’informazione quantistica e l’esperienza cosciente Si scopre così che la fisica quantistica quando parla di informazione quantistica si riferisce a una esperienza.
Ma i fisici pensano che la quantistica descriva la dimensione del reale.
Noi dimostriamo che la fenomenologia della informazione quantistica è identica alla fenomenologia della nostra esperienza cosciente. La caratteristica dell’informazione quantistica è che non è copiabile, riproducibile. E’ privata come lo è la nostra esperienza, mentre l’informazione dei computer si può copiare, la possiamo conoscere tutti. Questo è il ponte con la spiritualità. La coscienza non finisce quindi necessariamente con la morte del corpo.
Lei parla di coscienza e di libero arbitrio e scrive che l’evoluzione dell’universo non è più opera di un orologiaio cieco bensì di enti coscienti.
In fondo Leibniz chiamava questi enti coscienti Monadi. Ma io sono arrivato alla stessa conclusione non attraverso i libri di filosofia, ma attraverso le mie esperienze di coscienza.

È partito da una intuizione?
Le cose nuove che si scoprono non sono quasi mai ragionamenti, ma partono da una intuizione, poi lo scienziato costruisce il ragionamento. Vede, gli assiomi e i postulati che accettiamo della realtà sono intuizioni di fatto che non possiamo mai dimostrare che sono veri. Li dobbiamo prendere come veri e da lì realizziamo una costruzione logica.

Come funziona la coscienza?
Anch’essa ha degli organi. Immaginiamo un sistema quantistico che ha la capacità di percepire un’informazione classica e convertirla in esperienza che il fisico la chiama informazione quantistica. Ma l’informazione non è l’esperienza, cosi come la descrizione di un’esperienza non è l’esperienza stessa. Molti fanno confusione e pensano che la teoria sia la realtà. La realtà è l’esperienza.

L’intelligenza senza coscienza è una vera intelligenza?
No, no, no, l’intelligenza dev’essere creativa. La vera intelligenza viene dalla comprensione delle informazioni che vengono da una esperienza. Ma è di più di un’esperienza perché all’interno di questo ente cosciente si creano nuove connessioni tra la sua esperienza.

Che cosa vuol dire avere prima la comprensione e dopo la descrizione?
Se descrivo il sapore della marmellata di ciliegie usando simboli e tu non l’hai mai mangiata, tu non la capirai mai anche se scrivo un libro perché non hai mai avuto l’esperienza. Ma se ti do un cucchiaino di marmellata di ciliegie, dopo dieci secondi capisci e apprezzi la mia descrizione. Dunque, prima di capire i simboli devi avere l’esperienza, ovvero il significato di quello che i simboli descrivono.

Altrimenti è un abito formale vuoto.
Esatto. Il computer apprende delle correlazioni meccaniche perché gliele fai vedere un sacco di volte, e può quindi estrarre automaticamente correlazioni simboliche esistenti nei dati, ma il computer non capisce niente, perché il sapere di avere capito è un’esperienza che richiede la coscienza.
Perciò il computer non potrà mai avere un’autocoscienza.
No, non ci potranno essere né l’autocoscienza né la coscienza in un computer digitale.

Ma non è un discorso da filosofo più che da fisico quale lei è?
Sì, c’è filosofia, ma soprattutto scienza. La nostra nuova teoria fa vedere che la fisica quantistica descrive l’interiorità che per la fisica classica non esisteva perché per la fisica esiste solo il mondo esteriore. Tutto quello che è quantistico, però, non si può vedere. Qui cambia il concetto di che cos’è reale, perché la cosa più reale che c’è è la nostra esperienza non l’esperimento esteriore. Ci vorranno decenni prima che venga assimilato e accettato dalla comunità scientifica. La fisica classica ha negato per secoli che esiste l’interiorità, perché la coscienza è stata ritenuta un epifenomeno, un fenomeno che non esiste, un’illusione, perché chi ti fa decidere una cosa – il libero arbitrio che non esiste per i fisici – è una decisione presa dai circuiti del cervello, dopo di che la tua coscienza è informata della decisione del cervello e tu credi di avere preso una decisione libera. Questo è quello che ci dicono gli scienziati cognitivi al 99%

Ma la coscienza dove la colloca?
La coscienza non è nel corpo umano, è il corpo umano che è all’interno di questa realtà più vasta quantistica che può comunicare con il corpo. La coscienza può essere creata ma non distrutta, perché si crea tramite altri enti coscienti. Un’idea molto importante, è che noi siamo una parte-tutto di Uno, esattamente come ogni cellula del nostro corpo è una parte-tutto del corpo. Perché lo dico? Perché ogni cellula ha il Dna dell’uovo fecondato che ha creato tutto il corpo, quindi ogni cellula ha dentro di sé la conoscenza potenziale del tutto, quindi è una parte-intero.

Mentre il computer, lei che ha inventato il microprocessore al silicio?
Il computer è fatto di parti separabili, e ogni parte è un interruttore che non conosce nulla del tutto. Chi dice che l’uomo è come un computer o un robot dice una grande castroneria. Perché l’organizzazione del corpo umano si interfaccia con la coscienza che è puramente quantistica.

Qual è lo scopo della nostra vita?
Lo scopo è conoscere noi stessi e nella conoscenza di sé noi conosciamo che siamo il tutto e anche un punto di vista del tutto su sé stesso, e quindi per conoscere noi stessi dobbiamo conoscere anche gli altri, perché gli altri sono anch’essi punti di vista del tutto sul tutto. Si tratta di una realtà olografica.

Se lei dovesse spiegare a un bambino questa teoria.
È più comprensibile a un bambino che a un adulto che ha studiato fisica, perché un bambino è più vicino alla sua esperienza, conosce il mondo attraverso la sua esperienza. La realtà non è costruita come ce la raccontano i fisici oggi, neanche per sogno, perché la realtà è una continua interazione tra il mondo simbolico e quello semantico in cicli che continuano: io trasferisco una parte del mio significato in simboli (perché tutto non riesco a farlo, visto che quella informazione non è copiabile) e poi traduco una parte dei simboli del mondo in una esperienza cosciente, cioè in significato.


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